“Dipingo quello che vedo, non quello che so”, così rispose William Turner ad un critico d’arte che lo accusava di aver dipinto una nave senza oblò. Pittore di splendidi tramonti, di burrasche, di naufragi e eruzioni vulcaniche, di quella natura che nelle opere del grande maestro inglese si fa, nel corso degli anni, sempre meno nitida e nebbiosa. Ma questa fu una scelta stilistica oppure Turner dipingeva una natura che mostrava i segni dei cambiamenti causati dall’uomo e della modernità?
Ad essere convinti che nelle foschie e le nebbie delle sue tele si possano rintracciare i segni dell’inquinamento atmosferico nei primi anni del diciannovesimo secolo sono ora un gruppo di scienziati. Ricercatori che si sono concentrati non solo sulle opere di Turner ma hanno preso in esame anche i dipinti en plein air di Claude Monet che ritrae lo stesso paesaggio diverse volte nel corso degli anni. Inoltre, Monet “nelle lettere inviate a sua moglie da Londra dimostra di essere ben consapevole dei cambiamenti ambientali che lo circondavano, lamentando addirittura l’assenza di nuove industrie che accendono la sua creatività”, scrivono i ricercatori. “Tutto è deceduto, niente treno, niente fumo o barca, niente per eccitare un po’ la verve”, confida Monet alla moglie rimasta in Francia.
Sulle tele la storia dell’inquinamento atmosferico
Sulle tele dei due grandi maestri del Romanticismo e dell’Impressionismo, uno inglese l’altro francese, sarebbero dunque impressi i segni dell’inquinamento. Quei cieli di Parigi e Londra, le città dove sono nati i due pittori, che arrivano sulle tele trasformati dalla rivoluzione industrale. L’originale studio è stato pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences e ha analizzato i cambiamenti di stili e colori in quasi 100 dipinti: 38 di Monet (dal 1864 al 1901) e 60 di Turner (dal 1796 al 1850). Giungendo alla conclusione che le opere dipinte dai maestri, tra i grandi che hanno utilizzato nel loro stile la luce e i suoi cambiamenti, permettono oggi di tracciare una sorta di storia dell’inquinamento atmosferico. Attraverso l’analisi dei loro paesaggi, spiegano, si può ricavare la quantità di smog presente nell’atmosfera quando sono stati realizzati i quadri. “Perché gli inquinanti possono alterare pesantemente l’aspetto dei paesaggi anche in modi visibili ad occhio nudo” si legge nello studio. Turner ad esempio, nato nell’era della vela nel 1775, morì nell’era del carbone nel 1851.
Foschia o smog
Gli scienziati del clima e dell’atmosfera hanno osservato che i cieli dipinti sia da Monet che Turner sono diventati nel corso degli anni sempre più nebbiosi. Non si tratterebbe però, secondo loro, soltanto di una scelta artistica ma, almeno in parte, quel cambio di stile sarebbe dovuto all’aumento dell’anidride solforosa nell’atmosfera, mostrando dopo il 1850, un cielo completamente diverso.
“Perché anche se l’impressionismo è spesso in contrasto con il realismo, secondo le nostre ricerche non c’è dubbio che anche le opere di Monet e Turner catturano una certa realtà” spiega il coautore dello studio Peter Huybers scienziato del clima e docente all’università di Harvard. Non è un caso che i ricercatori si siano concentrati proprio sui pittori noti per essere quelli più sensibili ai cambiamenti di luci e dell’ambiente. Ha tenuto a sottolineare Anna Lea Almright scienziata atmosferica e autrice principale dello studio: “È logico che siano anche sensibili non solo ai cambiamenti naturali, ma anche ai cambiamenti causati dall’uomo”.
Il modello matematico
Utilizzando un modello matematico hanno osservato quanto fossero nitidi i contorni degli oggetti rispetto allo sfondo e l’intensità della foschia nei quadri dipinti nel corso degli anni dai due pittori. E li hanno messi a confronto. “I ricercatori hanno così scoperto – si legge nello studio – che il 61 % dei cambiamenti di contrasto nei dipinti seguivano in gran parte l’aumento delle concentrazioni di anidride solforosa durante quel periodo di tempo”.
Dipinti a confronto
Così il cielo limpido ritratto in Apullia in “Search of Appullus” che Turner ha dipinto nel 1814 è stato messo a confronto con “Rain, Steam and Speed – The Great Western Railway”, dipinto 30 anni dopo, dove dominano i cieli nebbiosi. “Durante quel periodo le emissioni sono più che raddoppiate” spiegano gli autori dello studio. Stesso esempio di cielo si ritorva nei molti quadri che Monet dipinse sempre dal ponte di Charing Cross dove si nota quanto la visibilità del panorama e degli oggetti ritratti diminuisca.
Monet amante della modernità
Inoltre, nelle lettere che Claude Monet scrisse da Londra a sua moglie fornirebbero prove convincenti che era profondamente consapevole dei cambiamenti ambientali che lo circondavano. Lo storico dell’arte James Rubin professore emerito di storia dell’arte alla Stony Brook University, parte della State University di New York spiega. “Questi artisti erano certamente interessati e si trovavano in un periodo di cambiamento atmosferico”.
Entrambi, sia Turner che Monet, hanno tratto ispirazione dai cambiamenti ambientali circostanti, ma certamente da prospettive diverse. Riassume: Monet era pronto a celebrare la modernità, che per lui segnava il cambiamento. Turner, antimoderno, così descriveva il treno. “Chiunque pensi all’aspetto del treno può vedere che non è altro che una fornace su ruote”, sostiene lo studioso. Al contrario, Monet “che si crogiola negli effetti estetici della luce solare che rimbalza sulle nuvole nell’aria inquinata e celebra lo spettacolo del cambiamento moderno”.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2023-02-02 13:58:52 ,
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Il post dal titolo: La nebbia? È smog. Monet e Turner dipingevano l’inquinamento scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2023-02-02 13:58:52 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue