Author: Maria Teresa Meli
Data : 2022-11-06 21:42:53
Dominio: www.corriere.it
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Nardella: il mio libro sui sindaci? Pd chiuso a livello nazionale, ma gli amministratori vincono
Dario Nardella, il suo libro —
La città universale. Dai sindaci un futuro per l’Italia e l’Europa
— è il segnale della sua candidatura a segretario del Pd?
«In realtà ci lavoro da un anno, è il frutto della mia esperienza da sindaco e di presidente dei sindaci europei».
Lei però immagina i sindaci come classe dirigente del domani.
«In un momento di crisi profonda della sinistra non si può ignorare il fatto che in Italia, come in molti altri Paesi europei, il centrosinistra vince nei territori e perde a livello nazionale. Gli amministratori pd vincono perché manifestano cura per le loro comunità, sperimentano forme innovative di welfare e sono in prima linea per la salvaguardia ambientale. Il Pd nazionale invece è sembrato chiuso e distante dai territori, spesso promotore di politiche ideologiche e non di risposte ai bisogni dei cittadini».
Che ruolo per i sindaci?
«Non credo in un partito dei sindaci: sarebbe autoreferenziale e corporativo. Credo in un movimento promosso dai sindaci in Italia e in Europa per un nuovo modo di fare politica. In Italia i sindaci democratici hanno tutte le carte per incidere sulle scelte del centrosinistra. E dobbiamo portare a bordo del nuovo Pd anche i tanti sindaci civici che sono riusciti a intercettare le forze sociali ed economiche esterne ai partiti. Il Pd deve spalancare le porte e far entrare aria nuova».
Quindi non si candida?
«Io non credo alle autocandidature. Mi candido invece a portare delle idee e dei valori per un nuovo Pd. Dove porterà questo percorso lo vedremo. Ora quello che serve è una scossa per uscire da questa condizione luttuosa che ci immobilizza».
Sabato eravate nella piazza della pace che ha contestato Letta e vezzeggiato Conte…
«Chiunque strumentalizzi quella piazza sbaglia. A Roma c’era tanta società civile e mondo del lavoro così come il popolo pd e tanti sindaci, oltre i dirigenti. Non andarci non sarebbe stato un atto di furbizia ma di miopia: la piazza ha fatto un grande passo avanti rispetto all’equidistanza tra Putin e l’Ucraina».
Non cambierete idea sul supporto all’Ucraina?
«No, restiamo coerenti. E a Conte suggerisco senza polemica che non si arriva alla pace disarmando l’Ucraina, ma con un’inedita iniziativa diplomatica».
Che rapporto immagina con il M5S?
«Credo che per la gente sia diventato ormai stucchevole questo dibattito sulle alleanze. Abbiamo tutti perso la sfida contro la destra. Ora ognuno farà le battaglie in cui crede all’opposizione. Noi concentriamoci sul lavoro, sull’agenda sociale, sull’innovazione, proponendo una visione alternativa alla destra. Poi il dialogo va mantenuto, ma non possiamo restare fermi attendendo il dialogo».
Questa classe dirigente si deve fare da parte?
«Il nuovo Pd deve passare da un rinnovamento profondo del gruppo dirigente. E perciò mi piacerebbe se in queste settimane, per non perdere altro tempo ricercato verso il congresso, gli amministratori locali dem si riunissero per parlare delle idee da portare al nuovo Pd, senza avallare scontri di ceto politico, che sono il vizio che ci ha indebolito. Il congresso non può essere una resa dei conti per il potere, dove chi vince prende tutto e chi perde se ne va».
Letizia Moratti si candida con il Terzo polo. Il Pd che fa?
«Se devo essere coerente con le idee del mio libro, non posso non pensare che anche in Lombardia i sindaci di centrosinistra si mettano a disposizione con la loro autorevolezza e credibilità, coinvolgendo un ampio schieramento di forze politiche e civiche democratiche».
6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 23:42)
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