La politica utile a ritrovare il Pd

La politica utile a ritrovare il Pd

La politica utile a ritrovare il Pd


Mezzogiorno, 3 aprile 2022 – 09:49

Commissariamento e identit

Se nel Pd di Puglia si aprir un nuovo corso, lo vedremo; ma intanto alcuni aspetti fanno pensare a un compito difficile e delicato, quello affidato a Francesco Boccia, neo-commissario di un partito da traghettare sul terreno della grande politica e delle strategie che vanno oltre i piccoli giochi delle alleanze elettorali. Non vi dubbio che il ruolo di Boccia sia finalizzato a scomporre tutti i vecchi equilibri interni dell’universo democratico pugliese; n gli mancano esperienza e mezzi di intervento in una situazione troppo alterata dai tempi dell’entusiasmo per Vendola, ultimo presidente di popolo e senza populismi.

Che cosa cambiato da allora? Di certo venuta meno la spinta etica, l’intelligenza degli avvenimenti e la voglia di sviluppo. Negli ultimi anni nel Pd ha finito col prevalere l’equazione fra un nome, o un capo, e i risultati, i successi elettorali, gli esiti numerici. Ma i contenuti delle politiche territoriali, e la loro stessa riconoscibilit, da tempo sono fuori dal dibattito, confusi in un peronismo permanente che poi, in diverse amministrazioni, finito in braccio al malaffare, alla criminalit negli appalti, alla fine del governo per lo sviluppo. Da qui sembra voler ripartire il difficile percorso del Pd pugliese, affidando il timone a una persona come Boccia, che non si mai sottratto al ragionamento e all’ascolto di punti di vista differenziati.


La rinascita del partito ci sar? Nessuno indovino, ma alcune condizioni necessarie – e non detto che siano sufficienti – impongono subito uno sforzo che non di routine. Boccia sta gi pensando al gruppo interno che scriver la grammatica utile ad aggiornare il profilo dei democratici e la loro organizzazione interna. Ma poi urge un vero e proprio spostamento dell’asse della vita di questo partito, dalla logica elettorale, alle grandi linee della politica. Bisogna parlare alla gente e mettere in campo proposte rivolte ai ceti produttivi pi sani, cominciando dalle donne e dai giovani, che devono essere trattenuti sulla loro terra, con prospettive concrete di valorizzazione e di lavoro, nel terziario avanzato e nell’industria locale. Inoltre, i giovani possono partecipare alla riscoperta della nostra agricoltura e al suo potenziale di inserimento nel mercato europeo e internazionale, soprattutto su scenari sempre pi condizionati dalla guerra. Qui si disegnano i confini del nostro sviluppo, lasciando finalmente il corto respiro delle poltrone e delle mire personali. Si pu fare? Certo che s, se all’innovazione dei programmi si aggregano nuovi dirigenti, capaci di mettersi in gioco e di prendersi qualche rischio.

3 aprile 2022 | 09:49

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