Mentre imperversa l’annoso dibattito (e che Nanni Moretti ci perdoni) legato alla presenza delle donne in tv o in campo per La partita del cuore, numeri, percentuali, quote che ancora sono chiamate rosa come se bastasse un colore per tradurre una discriminazione, Rai Documentari produce un prodotto piccolo piccolo in senso letterale, della durata di tre minuti, per entrare sul tema a gamba elegantemente tesa. “La prima donna che”, pillole come minuscole perline di una collana lunga fino a luglio, che quotidianamente nel pomeriggio di Rai Uno vengono sfilate per raccontare un mondo che da un certo punto in poi si è accorto che sì, saranno state anche più della metà, ma erano chiuse nell’angolo.
Donne di coraggio e resistenza, persone incredibili che non hanno fatto la rivoluzione, ma che la rivoluzione l’hanno vissuta in prima persona, storie pubbliche o private di chi ha osato l’insano gesto di occupare l’universo maschile, come guidare una macchina di Formula Uno, guardare in un telescopio, aprire un’impresa, sfidare il mondo a testa alta. Franca Viola è una svergognata. Rapita e stuprata per giorni, quando viene liberata anziché sposare il suo carnefice per riabilitare il buon nome di famiglia, compie un gesto assurdo mai tentato prima: si rifiuta, lo denuncia e prende in mano la sua vita. «Perché io non sono proprietà di nessuno».
E ancora. Nel 1954 la Rai consta di 4540 dipendenti. Praticamente tutti maschi. Le donne non possono accedere a molti concorsi, nessuno tecnico. Non c’è una donna ai vertici, non ci sono donne in ruoli decisionali. Ma Elda Lanza studia con Jean Paul Sartre, diventa giornalista e riesce ad arrivare in studio, come prima conduttrice della storia. Così senza dover annunciare in abito da sera le trasmissioni altrui né sgambettare con le piume in testa si prende il suo spazio e occupa un posto che non si sapeva neppure come chiamare.
Insomma, come una specie di versione ridottissima de “Le ragazze”, vanno in onda per i pochi che riusciranno a intercettarle alle 16,40 le storie sull’immane piacere della prima volta, un cosiddetto racconto corale con repertorio prezioso, di una figura che non c’era. Con Angela Giussani e il suo Diabolik, Lina Merlin senatrice, Francesca Serio, attivista contro la mafia; Bianca Maria Piccinino al Tg.
E mentre il tempo passa, e noi siamo ancora qui a contare con le dita sulla punta del naso quante sono le figure femminili nei programmi per capire che la strada è ancora lunghetta, diamo uno sguardo indietro per ricominciare da lì. Tanto dura poco, in tutti i sensi.