CAGLIARI — Due foto a colori. Solenni e uniche. Un flash che accomuna sport, passione, nobiltà. Una sta sulla mensola del camino nella dimora di Chislehurst, Sud di Londra. Poco distante da altri cimeli, dalla storica maglia 25 ritirata dal Chelsea, alla 10 del Napoli lasciatagli da Diego Armando Maradona. L’altra, incorniciata al fianco dell’immagine che lo ritrae mentre incontra Papa Woytila, è nello studio della residenza di Puntaldia, costa orientale della Sardegna, a 30 chilometri da Olbia. Gianfranco Zola e la Regina Elisabetta sorridono. Sono ritratti a Villa Wolkonsky, ambasciata britannica a Roma. Novembre 2004 The queen nomina Magic box, come l’avevano battezzato i fan inglesi, Member of the British empire. Con l’ambasciatore Ivor Roberts alla cena di gala c’è anche Sua maestà. “Ne ho un ricordo indelebile. Mostrava un portamento sublime, capivi che padroneggiava tutti e tutto. Quando me la presentarono mi disse: “The great italian footballer!. Ero sulla luna, non mi aspettavo il riconoscimento, né la sua presenza”.
Zola: “La regina Elisabetta aveva un’eleganza inarrivabile”
Zola è alle prese con decine di chiamate dalla capitale inglese. La scomparsa della monarca è già storia senza confini. “Mi chiedono quale fosse la sua caratteristica principale. Nelle movenze era inarrivabile. Una signora splendida, mai banale, informata su qualsiasi argomento. Sussurrava, ti inchiodava con lo sguardo. Aveva un garbo unico”. Lady Franca conferma: “All’ambasciata, con i pochi amici che ci hanno potuto accompagnare, eravamo tutti tesi e in grande imbarazzo, la cerimonia è stata davvero solenne. Ma ricordo che tra una portata e l’altra la Regina prese il rossetto dalla borsetta e con nonchalance si diede una ravvivata. Noi – spiega la moglie dell’ex fantasista anche di Corrasi, Nuorese, Torres, Napoli, Parma e Cagliari – eravamo praticamente imbalsamati, con il terrore di fare anche la minima mossa sbagliata!”.
Zola Baronetto, è stato un simbolo del Chelsea e del fair-play
Baronetto, unico italiano, per le magie in Premier ma anche, come recita la pergamena dell’onorificenza, Per essere stato “Il giocatore straniero più duraturo nella storia del Chelsea, un eccellente ambasciatore del calcio e il modello ideale per i giovani fans”. E ancora: “La passione che Zola ha per il calcio è unita ai più alti standard di comportamento. Durante il periodo trascorso in Inghilterra, è stato un attivo sostenitore di iniziative di beneficenza, suscitando, ad esempio, ampia ammirazione quando dedicò il gol decisivo nella vittoria di Coppa inglese a un ragazzo malato terminale, che aveva visitato in ospedale”. Gianfranco riannoda i fili. “Mi sentivo sulla luna per la nomina. E su quel gol la Regina mi chiese un parere. Mi ascoltò con attenzione e con un riguardo indimenticabile”.
Zola mette a fuoco anche il carisma, il ruolo e la forza morale che The queen trasmetteva ai compagni di squadra. “Chiunque, inglesi e stranieri, sia stato con me nei sette anni che ho trascorso al Chelsea, capiva subito lo straordinario magnetismo che aveva con i sudditi. Se ne va, in un momento particolare, dopo il Covid e con la guerra in corso, una leader che godeva di un rispetto speciale. Dalle parole di Terry, Wise e Lampard si coglieva una devozione particolare“.
Zola e la regina, una serata indimenticabile
A fiutare nel quaderno dei ricordi, Gianfranco Zola mette a fuoco anche una serata di beneficienza a Windsor: “C’era il principe Carlo, adesso sul trono della Gran Bretagna, che ci chiese con competenza informazioni sul campionato. Ma la Regina alla fine non prese parte all’evento. Un dettaglio? Mi cadde per terra una forchetta, prima che un valletto la raccogliesse passai alcuni minuti in preda al terrore!”. Dagli anni favolosi nella capitale inglese al presente. “Quando nei giorni scorsi l’ho vista in tv nell’accogliere a Balmoral, e non nella residenza della capitale, la primo ministro Liz Truss, ho capito che la sua salute stesse cedendo“.
Zola: “Un enorme privilegio aver incontrato la regina”
Un filo verde che si apre dalle foto della cerimonia di diciotto anni fa. Ma non solo. In cassaforte, nella villa di dimora Zola a Londra, c’è anche la medaglia brunita dal fiocchetto rosso fiamma consegnata da Elisabetta II e sir Roberts all’allora capitano del Cagliari. Che chiosa: “Un momento della mia carriera indimenticabile. Come il senso di responsabilità mostrato ai grandi del mondo dalla Regina”. Infine, il messaggio su twitter: “Riposa in pace, sua Maestà. Averla incontrata a Roma – scrive Zola in inglese – è stato uno dei più grandi privilegi della mia vita”.