La seconda vita delle Province. Ecco le proposte dei partiti, uniti per farle rinascere

La seconda vita delle Province. Ecco le proposte dei partiti, uniti per farle rinascere

La seconda vita delle Province. Ecco le proposte dei partiti, uniti per farle rinascere



La richiesta unanime dei partiti: tornare all’elezione diretta

Passata l’onda dell’anticasta e dell’antipolitica, adesso le Province diventano quasi il simbolo della politica che torna a riprendersi i suoi spazi decisionali. Ad aprire le danze era stato a novembre il ministro Roberto Calderoli: «Credo che sia necessario ricreare il soggetto Provincia, che debba essere eletto nel suo presidente e nel consiglio con una elezione diretta». Detto, fatto.Tutti i Ddl presentati (uno da Fdi, a prima firma Marco Silvestroni, uno dalla Lega, a prima firma Massimilano Romeo, uno da Forza Italia, a prima firma Licia Ronzulli, e tre presentati dai dem firmati da Bruno Astorre , Dario Parrini e Valeria Valente ) – sostanzialmente propongono il ritorno all’elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri, con alcune differenze.

Sindaci dei Comuni oltre i 15mila abitanti, la Lega vuole cambiare

Quello della Lega, ad esempio, prevede anche una modifica per l’elezione del sindaco dei Comuni con cittadinanza superiore a 15mila abitanti, stabilendo che sarebbe proclamato eletto «il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi, a condizione che abbia conseguito almeno il 40 % dei voti validi. Qualora due candidati abbiano entrambi conseguito un risultato pari o superiore al 40 % dei voti validi, è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto sindaco il candidato collegato con la lista o con il gruppo di liste per l’elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto sindaco il candidato più anziano di età».

Nel Ddl Ronzulli nero su bianco le funzioni degli enti

Quello “azzurro” (sottoscritto anche dal leader Silvio Berlusconi) va oltre: prevede anche una delega al governo per determinare le caratteristiche delle Province, un’altra delega per determinare le competenze delle prefetture e il riordino delle funzioni fondamentali degli enti intermedi, dalla gestione integrata degli interventi di difesa del suolo alla costruzione, classificazione, gestione e la manutenzione delle strade e la programmazione, dall’organizzazione e la gestione dei servizi scolastici, compresa l’edilizia scolastica, relativi all’istruzione secondaria di secondo grado alla programmazione e gestione dei servizi per il lavoro.

Valente (Pd): «Non si possono lasciare le Province nel limbo»

Quanto ai tre disegni di legge del Pd, dal gruppo dem è stato spiegato che si tratta di proposte a titolo personale, che «vanno da un’ipotesi di ritorno radicale a prima della legge Derlrio all’ipotesi di trovare un punto di equilibrio dando la possibilità a sindaci e presidenti di nominare una giunta di quattro persone». «Dobbiamo prendere atto che le Province stanno vivendo una condizione anomala sul piano istituzionale e giuridico per l’impossibilità di completare la riforma», spiega al Sole 24 Ore la senatrice dem Valeria Valente. «A questa situazione va data risposta. Non è pensabile lasciare la governance delle Province in una sorta di ’sospensione’, di limbo, tenendo conto che esse Proseguono ad occuparsi di materie circoscritte ma importanti sul piano dell’amministrazione locale. Questo è lo spirito dell’intervento che, dunque, va fatto nell’interesse dei cittadini, della qualità dei servizi che si devono garantire loro. Assicurando allo stesso tempo a l’ente provincia, una legittimazione democratica forte attraverso l’elezione diretta dei rispettivi organi di governo».

La convergenza di tutte le forze politiche

Al di là dei dettagli, però, è la sostanza che conta: la convergenza di tutte le forze politiche oggi presenti in Parlamento sulla necessità di tornare all’antico. Persino i Cinque Stelle di Giuseppe Conte. «Ci siederemo al tavolo con spirito costruttivo per ripensare le Province, ma non vogliamo che siano un poltronificio», si è limitato a sottolineare l’ex premier. Non a caso la relatrice in Affari costituzionali, la senatrice leghista Daysi Pirovano, ha potuto rilevare che i Ddl non presentano differenze insormontabile. Come a dire: arrivare a un testo condiviso è tutto fuorché una missione impossibile. Ha di che gioire il presidente dell’Upi, Michele de Pascale: «I disegni di legge in commissione dimostrano che finalmente è riconosciuta e condivisa l’urgenza di intervenire per ricostruire una nuova Provincia pienamente operativa e in grado di assicurare ai territori una crescita economica e sociale equa e omogenea». Avanti, indietro.



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