La società italiana indagata da Luigi Comencini
Luigi Comencini è stato un regista molto prolifico che ha saputo cogliere i cambiamenti dell’Italia del secondo dopoguerra, sia nella dimensione sociale sia in quella individuale, con una filmografia differenziata per argomenti e registri narrativi.
Passando dal neorealismo rosa alla commedia all’italiana è stato in grado di coinvolgere il pubblico, coniugando gli aspetti più drammatici dell’esistenza a quelli più ironici.
Lo ricordiamo per Pane, amore e fantasia, con Vittorio De Sica, per Le avventure di Pinocchio ma anche per Marcellino pane e vino.
In pochi, però, conoscono la sua passione antropologica per la società in cui era immerso.
Con uno sguardo rivolto verso la prospettiva socio-culturale della collettività, nel corso del tempo, è riuscito a registrare una serie di importanti testimonianze documentarie.
Acuto osservatore, al tempo stesso curioso e mai giudicante, ha indagato tanto la realtà degli adulti quanto quella dei più piccoli.
L’infanzia ritrovata
Comencini ha osservato da vicino il mondo dei bambini riportando su pellicola in maniera super partes la loro visione della realtà genuina e scevra da secondi fini.
Bambini in città è il cortometraggio d’esordio del regista che sancisce il suo interesse verso la natura umana. Ci troviamo a Milano nel 1946, la Seconda Guerra Mondiale è appena finita, lasciando la città devastata dai bombardamenti, ma questo non impedisce ai bambini di divertirsi. I piccoli protagonisti del documentario trasformano con l’immaginazione le zone devastate in un teatro di gioco, manifestando tutto il loro entusiasmo di vivere ma soprattutto la loro abilità nell’adattarsi.
Più tardi Comencini si dedica alla serie di documentari composta da 6 puntate I bambini e noi, fotografando un panorama realistico e in presa diretta dell’infanzia italiana negli anni ’60 e ’70. L’occhio indagatore si sofferma su varie località del nostro Paese, dalle grandi città come Milano e Roma, passando per i piccoli paesi dell’Umbria e della Puglia, fino a Napoli e Torino, per restituirci le voci spontanee di un’Italia a metà tra progresso e tradizione.
La lente d’ingrandimento viene posta sugli strati sociali più bassi, mettendo a fuoco una realtà fatta di bambini lavoratori che aiutano a sostentare le proprie famiglie. Bambini che hanno ormai perso la fanciullezza e hanno lo sguardo rassegnato di chi già conosce le sofferenze della vita.
Alcuni spezzoni di questo documentario si ritrovano in Bambini nel tempo (di Maria Pia Ammirati, Roberto Faenza e Filippo Macelloni), un ensemble di filmati ripresi dalle Teche Rai che mostrano i più piccoli crescere all’interno di una società in continua evoluzione.
I bambini di prima “si divertivano con la fantasia” dice un bambino alla telecamera, non sapendo che invece molti dei suoi antenati da piccoli erano costretti a lavori di fatica per sopravvivere.
Cosa è l’amore?
L’amore in Italia del ’78 è, invece, una testimonianza che mira a sviscerare il modo in cui viene concepito l’amore tra i giovanissimi e gli adulti.
Sono appena state promulgate due leggi importanti, quella sul divorzio e quella sull’aborto, un periodo di grande mutamento che Comencini sceglie di raccontare con un’inchiesta molto intensa.
I protagonisti sono i vecchi e i giovani, i meridionali e i settentrionali, i ricchi e i poveri, che rispondono alle domande del regista senza nessuna remora, parlando degli aspetti più quotidiani e più contraddittori dell’amore.
Trentadue interviste che testimoniano la vita di coppia in quegli anni con i paradossi, le difficoltà e la subalternità della donna all’uomo.
I ragazzi parlano di amore come di un affetto libero ma importantissimo, molti adulti sposati, invece, descrivono un legame amoroso disfunzionale, in cui la figura della donna è solo un’appendice dell’uomo, una persona su cui esercitare potere.
Anche i temi dell’aborto e del femminismo sono molto dibattuti, dividendo in due l’Italia: i conservatori e i progressisti. In questi anni le lotte politiche e sociali sono molto sentite, in particolare modo i più giovani sono in fermento e si distaccano completamente dal modo di vivere dei propri genitori, sperimentando il divorzio, la scelta di non avere figli, di vivere liberamente un rapporto di coppia senza sposarsi o di vivere in una comune.
Lo sguardo analitico
Comencini, con il suo fare rilassato ma scrutatore, pone gli intervistati di fronte a questioni esistenziali che nemmeno loro si erano mai posti prima. Questa modalità di ricerca antropologica ci ricorda la prima opera documentaristica riguardo l’amore, Comizi d’amore (1965) di Pier Paolo Pasolini: un ritratto di volti, opinioni e costumi degli italiani, dagli intellettuali ai contadini e dal sud al nord, riguardo gli argomenti più delicati e le abitudini sessuali.
Mentre Pasolini mette in luce l’ignoranza e i moralismi che affliggono la sfera privata degli italiani, Comencini ne esalta la naturale propensione al dialogo e le differenze individuali.
La società italiana indagata da Luigi Comencini
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di Veronica Cirigliano
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2023-04-19 08:30:00 ,