Ogni venerdì alle cinque, Adil Bouhdadi entra in un negozio come un normale cliente. Non importa che abbia fondato una startup tech che fattura milioni o che la sua azienda sia stata scelta da Y Combinator, uno dei più grandi incubatori al mondo. Quel che conta è sentire il battito del retail, respirarne i dettagli, parlare con i commessi, toccare la merce, capire come il software può fare davvero la differenza nella vita di chi il retail lo vive.
Autone è una startup innovativa specializzata nell’ottimizzazione dell’inventario per marchi e rivenditori. Nata in Italia tre anni fa dall’sensazione di Bouhdadi, che è francese ma ha vissuto tra Stati Uniti e Regno Unito, l’azienda utilizza tecnologie avanzate, tra cui l’intelligenza artificiale, per offrire soluzioni proattive per la gestione dell’inventario. Supportata da Y Combinator (l’incubatore americano di cui Sam Altman era presidente) e con sede a Milano, ha una presenza internazionale a Parigi, Londra e New York. “Proprio come la pubblicità di un vecchio profumo“, scherza Bouhdadi.
Creare una conversazione naturale con i dati
L’intelligenza artificiale è ovviamente la chiave del lavoro di questa piccola startup che tre anni fa aveva solo i suoi fondatori e oggi 50 persone divise nelle varie sedi. La filosofia è semplice: “Non serve un PhD per parlare con i tuoi dati”. Per Bouhdadi, il futuro dell’esperienza fruitore non passa da una interfaccia complicata, bensì da una conversazione naturale tra uomo e macchina. Costruendo sulle spalle dei nuovi giganti della GenAI (Autone utilizza sia le tecnologie di OpenAI che quelle di Anthropic, Amazon Aws e Mistral, ma ha realizzato il suo sistema in maniera da non dipendere da un singolo fornitore) l’azienda sfrutta un aspetto principale e spesso trascurato da chi pianifica lo sviluppo di una startup dal punto di vista solo teorico: le competenze.
Bouhdadi, con un passato nella casa di lusso britannica Alexander McQueen, conosce nel dettaglio le dinamiche e i problemi del settore retail. E come lui, anche molti dei suoi dipendenti. Se la missione è ottimizzare l’inventario dei clienti (finora circa 60 medie aziende) per scansare loro sovrapproduzione o carenza di stock, dietro c’è il desiderio di costruire una soluzione onnicomprensiva capace di democratizzare l’accesso alle tecnologie avanzate per il retail.
“Lavoriamo sui dati e con l’aiuto dell’AI – dice a Wired – possiamo aiutare i nostri clienti fornendo loro previsioni della domanda basate su dati anonimizzati dei clienti, sulle tendenze dei social media e sulle condizioni meteorologiche, tra le altre cose, per anticipare le tendenze“.
Un cambiamento culturale
Autone ha un approccio basato sull’idea di espansione organica, un settore del mercato retail alla volta, una capitale del commercio alla volta. “Il nostro focus – dice Bouhdadi – è sull’esperienza e produttività del cliente, con supporto personalizzato tramite il customer success team”. È un vero cambiamento culturale, quello che serve. Per questo Autone offre un ciclo di implementazione rapido, con un periodo di iper-assistenza di 90 giorni, durante il quale aiuta i clienti ad adattarsi alla nuova piattaforma: “Vogliamo che i nostri clienti diventino ‘supereroi’ della produttività, fornendo loro strumenti che rendano la loro vita lavorativa più gestibile e gratificante“.
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di Antonio Dini www.wired.it 2024-11-22 05:30:00 ,