La storia di Luna Reyes, la volontaria costretta a lasciare i social per il troppo odio

La storia di Luna Reyes, la volontaria costretta a lasciare i social per il troppo odio

La storia di Luna Reyes, la volontaria costretta a lasciare i social per il troppo odio



È stata costretta a chiudere i profili social. Presi di mira dagli haters, molti dei quali sostenitori del partito spagnolo di estrema destra Vox, con insulti o commenti squallidi. La sola colpa di Luna Reyes, tirocinante e volontaria della Croce Rossa a Ceuta, è stata quella di mostrare compassione a un migrante senegalese arrivato nell’enclave spagnola in nord Africa negli scorsi giorni. Le immagini che la ritraggono mentre ricambia l’abbraccio dell’uomo hanno fatto il giro del mondo, un semplice abbraccio a una persona che tra mille difficoltà era giunta su una spiaggia spagnola, ma era accerchiata da militari e polizia pronti a respingerlo in mare. 

«Vedeva che stavano ributtando in acqua gli altri e voleva uccidersi. L’ho cercato di calmare, continuava a piangere…gli ho dato dell’acqua» ha spiegato Luna alla televisione Rtve. L’uomo si è attaccato a lei «come fosse un salvagente» e la ragazza ha ricambiato un gesto di umanità mentre cercava di rassicurarlo, anche perché era arrivato a nuoto insieme a un amico, che versava in gravi condizioni.

«Era disperato, pensava stesse morendo. Mi ha cominciato a parlare in francese facendo gesti con le dita, da quello che ho capito penso abbia perso molti amici nel percorso». Probabilmente non è bastato l’aiuto di Luna che, dopo il soccorso immediato sulla spiaggia, non sa che fine abbia fatto il migrante e teme sia tra le 6.000 persone già respinte dalle forze di polizia spagnole sugli 8.000 arrivati sulle coste di Ceuta, tra cui centinaia di minori. Per la ragazza, bisognerebbe «ascoltarli, confortarli, dargli da mangiare o da bere. Come avrebbero dovuto fare anche altri, non fare dei corridoi con i manganelli e respingerli. Sono persone che lasciano il loro paese per qualche serio motivo, non per piacere». Idee chiare, che mette in pratica nonostante la giovane età.

Insieme agli insulti, sono arrivati anche i messaggi di solidarietà verso Luna, protagonista di qualcosa che «è molto più di una foto. È un simbolo di speranza e solidarietà» per usare le parole della vicepremier Yolanda Diaz. Un simbolo anche della crisi migratoria in atto.

La ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, ha confermato: «Non accetteremo nessun ricatto». Sì, perché il flusso di persone arrivato nell’enclave nordafricana è stato permesso dal Marocco dopo alcune tensioni diplomatiche con Madrid. Il paese iberico ha scatenato le ire di quello africano dando ospitalità a Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario in lotta con Rabat e accusato di gravi crimini. Di fatto, per l’ennesima volta, la migrazione è stata usata come arma politica, non pensando alle conseguenze per migliaia di vite umane in cerca di migliori condizioni di vita. Per fortuna in questo mondo ci sono ancora persone come Luna.



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