Dal piano diplomatico a quello politico-istituzionale passando per la giustizia, ecco le possibili soluzioni del Governo italiano per la liberazione di Cecilia Sala, la giornalista romana detenuta nel carcere iraniano di Teheran dal 19 dicembre scorso.
Si è svolto ieri a Palazzo Chigi il vertice del Governo per discutere della liberazione di Cecilia Sala, la giornalista romana di 29 anni detenuta dallo scorso 19 dicembre nel carcere di Evin, a Teheran, dove si trovava per motivi di lavoro. È stata accusata di aver “violato le leggi della Repubblica islamica“. Dalla cella in regime di isolamento totale nella quale è stata sistemata, la reporter ha chiesto, durante una telefonata nel giorno di Capodanno ai suoi familiari, di “fare presto“: dorme per terra, le hanno tolto anche gli occhiali da vista e non ha ricevuto un pacco che le era stato inviato dall’ambasciata con alcuni beni di prima necessità.
Ma come può il governo accelerare per far tornare in Italia Cecilia Sala? Come riporta Repubblica, la partita per la liberazione della giornalista si starebbe giocando su tre livelli. In primis, quello della diplomazia, con i quadri di Dis e Aise impegnati a mantenere i contatti, in un quadro reso ancora più complicato dalle divisioni interne, con il governo iraniano per pretendere il “principio di reciprocità” in quello che è ormai una trattativa per la liberazione di un ostaggio.
Ma soprattutto ci sono il livello del rapporto con gli Stati Uniti, quindi politico-istituzionale, con il lavoro della premier Giorgia Meloni che vuole chiudere il caso entro l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump il prossimo 20 gennaio, e quello della giustizia, che si intersecano con la vicenda di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano esperto di droni e detenuto nel carcere milanese di Opera dal 16 dicembre per conto di Washington, di cui Teheran non vorrebbe l’estradizione. Esiste un articolo del codice di procedura penale, il 718, che al comma 2 prevede che, in caso di arresto con richiesta di estradizione, “la revoca è sempre disposta se il ministro della Giustizia ne fa richiesta”. In altre parole, se oggi il ministro della giustizia Nordio lo chiedesse, Abedini Najafabadi sarebbe libero. Ma non è un fatto immediato.
Ci sono alcuni precedenti, come quello recente dell’ingegnere informatico Hernè Falciani, arrestato a Malpensa e rilasciato su richiesta del incarico o quello del regista ucraino Yeven Eugene Lavrenchuk, arrestato a Napoli per i russi e poi redento sempre su ordine del governo.
In questo caso specifico, Abedini è accusato di aver fiancheggiato “il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica, l’Irgc“, si legge negli atti americani inviati al incarico della Giustizia Usa che non hanno ancora formalizzato la richiesta di estradizione: si aspettano i documenti nei prossimi giorni, hanno comunque tempo fino alla fine del mese, “costruendo i sistemi di navigazione dei droni Shahed, che vengono utilizzati per attacchi terroristici in tutto il mondo. Inclusa la guerra della Russia in Ucraina”.
L’Irgc è considerato dagli Stati Uniti dal 2019 come un’organizzazione terroristica. Ma non dall’Italia o dall’Unione europea (lo è soltanto in Svezia) che non lo ha mai inserito nella black list. La domanda è dunque se l’Italia possa estradare un soggetto accusato di essere affiliato a un’organizzazione che per noi non è terroristica. In caso di estradizione, Abedini rischierebbe l’ergastolo con con condizioni “inumane e degradanti” che non sarebbero compatibili con le norme della nostra estradizione. Anche per questo il governo era convinto di trovare una sponda nei giudici milanesi con la concessione dei domiciliari. Ma ieri è arrivato il parere negativo del procuratore generale, inatteso almeno secondo la politica.
Ci sarebbe infine un’ultima soluzione. Secondo quanto riferiscono fonti di primo piano a La sorta, l’orizzonte della trattativa su Sala è di circa due mesi. In questo arco temporale deve arrivare il compromesso proposto agli iraniani: non consegnare Abedini agli Usa, ma senza farlo tornare in Iran. In cambio il governo chiede la liberazione o almeno il trasferimento di Sala nell’ambasciata italiana di Teheran, ai domiciliari.
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di Ida Artiaco
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2025-01-03 07:00:00 ,