La Superlega dei dodici ricchi è durata appena 48 ore. Le sei squadre inglesi si ritirano, silenzio dei club italiani. Al Barça decidono i soci. Piqué: “Oggi più che mai il calcio è dei tifosi”

La Superlega dei dodici ricchi è durata appena 48 ore. Le sei squadre inglesi si ritirano, silenzio dei club italiani. Al Barça decidono i soci. Piqué: “Oggi più che mai il calcio è dei tifosi”

La Superlega dei dodici ricchi è durata appena 48 ore. Le sei squadre inglesi si ritirano, silenzio dei club italiani. Al Barça decidono i soci. Piqué: “Oggi più che mai il calcio è dei tifosi”



Si sfascia il fronte dei 12 top club europei fondatori della Superlega. Dopo il Manchester City, anche Arsenal, Manchester United, Liverpool e Tottenham hanno ufficializzato il proprio ritiro dalla nuova lega creata dall’élite del calcio europeo. I club inglesi che, con l’eccezione al momento del Chelsea per il quale si attende solo l’ufficialità, stanno tutte abbandonando il progetto hanno diffuso comunicati separati di scuse nei confronti dei propri tifosi. Quella che sembra essere la conclusione di un progetto ufficializzato appena 48 ore fa, arriva al termine di una giornata nella quale il governo britannico di Boris Johnson aveva annunciato di essere pronto a prendere qualsiasi provvedimento per impedire la creazione della nuova competizione, contribuendo a destabilizzare le certezze dei club aderenti, con gli ultras che erano scesi in strada a manifestare contro i propri club.

“Il Liverpool Football Club può confermare che il nostro coinvolgimento nei piani proposti per formare una Super League europea è stato interrotto – si legge in una nota dei Reds – Negli ultimi giorni, il club ha ricevuto rappresentazioni da vari stakeholder chiave, sia interni che esterni, e vorremmo ringraziarli per il loro prezioso contributo“. I vertici dei Gunners si scusano con i propri tifosi ammettendo: “Abbiamo commesso un errore e ce ne scusiamo”. Così come gli Spurs: “Possiamo confermare che abbiamo formalmente avviato le procedure per ritirarci dal gruppo di sviluppo delle proposte per una Super League europea”, con il presidente Daniel Levy che ha voluto aggiungere che “ci rammarichiamo per l’ansia e il turbamento causati dalla proposta della Superlega. Abbiamo ritenuto importante che il nostro club partecipasse allo sviluppo di una possibile nuova struttura che cercasse di garantire meglio il fair play finanziario e la sostenibilità finanziaria, fornendo al contempo un supporto significativamente maggiore per la piramide calcistica più ampia. Crediamo che non dovremmo mai stare fermi e che lo sport debba rivedere costantemente le competizioni e la governance per garantire che il gioco che tutti amiamo continui ad evolversi ed entusiasmare i fan di tutto il mondo. Vorremmo ringraziare tutti quei sostenitori che hanno presentato le loro opinioni ponderate”. Anche il Manchester United ha spiegato di aver “ascoltato attentamente la reazione dei nostri fan, del governo del Regno Unito e di altri stakeholder chiave. Rimaniamo impegnati a lavorare con gli altri della comunità calcistica per trovare soluzioni sostenibili alle sfide a lungo termine che il gioco deve affrontare”.

L’attacco alla decisione dell’élite del calcio europeo di costituire un torneo riservato che avrebbe garantito alle società partecipanti introiti da centinaia di milioni di euro era iniziato già nella tarda mattinata di martedì, quando il premier britannico, Boris Johnson, aveva annunciato di essere pronto a prendere qualsiasi provvedimento per impedire la creazione della nuova lega. Così, mentre i tifosi del Liverpool tappezzavano i cancelli di Anfield con striscioni in cui si ordinava alla proprietà di fare un passo indietro e davanti a Stamford Bridge oltre 500 supporters del Chelsea manifestavano contro il nuovo torneo, in serata sono iniziate le prime defezioni da parte dei club, con il Manchester City prima società a ufficializzare l’addio.

Secondo quanto scrive Mundo Deportivo, la Uefa ha svolto un ruolo fondamentale in questa decisione. Non a causa delle minacce, ma perché ha offerto una notevole somma di denaro ai big six per lasciare la Super League. Questa offerta, però, non è arrivata ai club spagnoli, che dal più alto organo europeo sono visti come il principale nemico, guidati dall’ideologo Florentino Pérez.

Sempre in Inghilterra, si registrano anche le dimissioni del vicepresidente del Manchester United, Ed Woodward, uno dei principali artefici dell’entrata dei Red Devils nel gruppo dei fondatori della Superleague. E dalla Spagna, i media iberici scrivono che anche l’Atletico Madrid sta per lasciare la neonata competizione. A prendere posizione sono anche i calciatori del Liverpool: il capitano Jordan Henderson, che oggi aveva chiesto un incontro con tutti i leader delle altre squadre di Premier League, ha twittato che l’intera squadra ha deciso di opporsi alla Superlega. “Non ci piace e non vogliamo che accada. Questa è la nostra posizione collettiva. Il nostro impegno per questo club di calcio e per i suoi tifosi è assoluto e incondizionato”, ha scritto.

Spagna, Media: “Atletico pronto a ritirarsi”. Barcellona, la clausola Laporta
Anche la partecipazione delle big spagnole è tutt’altro che scontata. Secondo quanto riportano i media iberici, l’Atletico Madrid sta valutando di ritirarsi dal contestato progetto della Superlega europea.

Ma anche la presenza del Barcellona non è scontata. Secondo quanto riporta la Tv3, infatti, i soci potrebbero impedire al club di entrare come fondatore della competizione della Superlega nel corso della prossima assemblea dei delegati. Una possibilità già esplicitata dal presidente blaugrana, Joan Laporta, che ha voluto inserire questa precisa clausola al momento della firma del documento istitutivo del torneo, in modo che i catalani abbiano l’ultima parola. Ma a far capire il clima che si respira nello spogliatoio del Barcellona è il capitano, Gerard Piqué, che su Twitter scrive: “Il calcio appartiene ai tifosi, oggi più che mai”.

Le opzioni sul tavolo di Downing Street
Un’azione incrociata, tra sport e politica, per fermare l’addio alle competizioni Uefa di sei club della Premier League. Con Boris Johnson a guidare la reazione. Il premier ha formalizzato un impegno a nome del governo britannico in una riunione ad hoc con i vertici del calcio d’Oltremanica e con i rappresentanti del tifo organizzato che si è tenuta a Downing Street: nessuna misura è “fuori dal tavolo” per bloccare la nuova competizione alla quale avrebbero partecipato Manchester United, Manchester City, Arsenal, Tottenham, Chelsea e Liverpool. Mentre i media inglesi riferiscono anche di un incontro urgente in programma tra i capitani di tutte le squadre della Serie A inglese. Il primo ministro – si legge in una nota – ha confermato il suo “irremovibile sostegno” ai tifosi e che “il governo non resterà a guardare che un pugno di proprietari crei un negozio chiuso” agli altri club. È stato inoltre “chiaro sul fatto che nessuna misura è esclusa, comprese le opzioni legislative per assicurare che questa proposta sia fermata”.

Tra le varie opzioni che il governo britannico ha minacciato di mettere in campo per fermare i club ‘ribelli’ che intendevano aderire alla Superlega c’era lo stop ai visti per i giocatori stranieri e la revoca del servizio di polizia durante le partite. Un’altra mossa, come emerso lunedì, potrebbe essere quella del ricorso alle leggi sulla concorrenza in vigore nel Regno Unito, con un’applicazione ad hoc al progetto della Superlega, che non prevede retrocessioni e promozioni e quindi esclude la libera concorrenza. “Lavoreremo sia per valutare quali opzioni sono disponibili per il governo e parleremo direttamente, come ha fatto il premier stamattina, con la Premier League, la Football Association e altri per valutare possibili azioni collettive”, ha spiegato un portavoce di Downing Street, che poi ha chiarito come Johnson non è tifoso di nessuna squadra in particolare. “Qui non si tratta di quale è la squadra per la quale fai il tifo”, ha detto sottolineando che non bisogna essere dei “super tifosi” di calcio per comprendere l’importanza dell’argomento.

In ballo, nella battaglia contro la Superlega, c’è la necessità di garantire tali legami e di difendere il modello di “una competizione sportiva autentica”, ha aggiunto. All’incontro di Downing Street hanno partecipato fra l’altro rappresentanti di tre dei sei grandi club inglesi coinvolti nel progetto scissionista – Manchester United, Liverpool e Tottenham – su cui il governo sta esercitando pressioni. Anche il tifo organizzato delle sei squadre si è peraltro espresso finora, a stragrande maggioranza, contro la Superlega: ultimo l’influente Arsenal Supporters Trust (Ast), i cui dirigenti hanno partecipato a loro volta alle consultazioni con il premier Tory e con il ministro della Cultura e dello Sport, Oliver Dowden, e che in una nota hanno dichiarato piena sintonia con le parole del premier. L’Ast ha annunciato inoltre un incontro successivo con il leader dell’opposizione laburista britannica, Keir Starmer, pure contrario al progetto Superlega in un panorama largamente bipartisan nel Regno e ha concluso: “Il sostegno di tutti i partiti (alle iniziative contro la Superlega) è davvero benvenuto, dimostra come il nostro Paese sia unito contro l’avidità dei club”.





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