Ci sono voluti circa quattro mesi di lavoro per completare il progetto, per altro con la presenza di uno spettro in orbita variabile chiamato “smarrimento”. Perché bisognava individuare “la giusta quota per non rischiare la banalizzazione oppure la noia”. Temporelli ha rilevato persino l’evoluzione della versione a pagamento di ChatGPT in questo ultimo anno. “Un po’ le facevo leggere un testo, un po’ lei rispondeva davvero a mie domande e prompt. E poi a volte mi ha persino stupido per essere riuscita a mantenere lo stesso tono di voce del suo personaggio. Io sono convinto davvero che questa sia una forma di intelligenza diversa dalla nostra magari ancora non autocosciente ma che dobbiamo rispettare in quanto tale. Non è una macchina strumentale statica, ha una sua vitalità, si muove, evolve”.
Evoluzione che gradatamente si è manifestata con la capacità dell’AI di interpretare il testo in base alla cronologia e quindi sapendo giocare anche sui toni. “A volte partiva con elucubrazioni inaspettate che in qualche caso abbiamo tenuto perché mi sono servite per fare altre domande. Ma in ogni caso ho sempre verificato tutto con fonti autorevoli”.
Ogni episodio ha richiesto più o meno tre ore per la realizzazione del canovaccio e altrettante, a volte di più, per la realizzazione audio. Per altro Temporelli ha impiegato una strategia di racconto basata sul dialogo con Ada e sul commento fuori campo. In questo modo è riuscito a imprimere al podcast un buon dinamismo capace di stimolare la riflessione.
“Mi ha agevolato la bravissima Cecilia Belluzzo, che da sempre è stata anche la curatrice di F***ing Genius. È lei che mi dice: no Max, questo non funziona, la scelta migliore questo. Ma per partire è stato fondamentale anche l’apporto di Rossana de Michele, che è la ceo di Storielibere. In realtà all’inizio ero indeciso tra farne un libro o un podcast. Ma sono contento così, i feedback sono stati molto positivi”, sottolinea Temporelli.
In fondo l’obiettivo fin dall’inizio è stato quello di accendere i riflettori su una tecnologia “che è un po’ liquida, viva by definition”. Una IA riceve dati, li elabora e li trasforma in qualcosa. “L’elaborazione avviene attraverso regole che vengono anche auto-apprese. Mi sembra affascinante e quindi merita profondità intellettuale. E la storia di questo percorso evolutivo è altrettanto intrigante perché i contributi sono arrivati da intellettuali, scienziati e ricercatori profondamente diversi”, conclude l’autore del podcast.
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di Dario d’Elia www.wired.it 2024-10-25 15:58:00 ,