La sonorità è da Oscar, come il lavoro che c’è dietro: Glazer racconta di aver passato molto tempo a registrare suoni reali per strada, tra rumori e grida, per poi riproporli in un frastuono raggelante che funziona. Il protagonista non è un mostro, o meglio chiaramente lo è, ma non sembra: padre premuroso, marito presente che subisce l’autoritarismo di sua moglie (la Sandra Hüller di Toni Erdmann), amante dei cani e con un animo apparentemente sensibile. Indossa la divisa delle SS come una missione, viene addirittura promosso, sarà lui a coordinare la maxi operazione di eliminazione o costrizione al lavoro nei campi di centinaia di migliaia di ebrei ungheresi, su ordine di Himmler e Hitler. Sarà “felice come un bambino” per questa promozione, telefonerà commosso alla moglie, e durante una festa starà persino lì a pensare come poter “gassare” con un soffitto alto.
È volutamente disturbante, questo La zona d’interesse, ben diverso da film come Il figlio di Saul di Laszlo Nemes. Intanto perché qui l’orrore accade fuori, la prospettiva seguita è quella di chi questo orrore lo organizzava, supervisionava e perpetrava ogni giorno come fosse un “lavoro” qualsiasi. Glazer non restituisce il ritratto di un carnefice visionario esaltato, ma la crudezza di un uomo comune e medio(cre), un funzionario che cerca di adempiere agli ordini nel modo migliore possibile, e intanto pensa alla casa, al bene per i propri figli, alla sua carriera. Un contrasto perenne, talmente stridente da far venire conati di vomito. Verranno anche al protagonista, verso il finale che non spoilereremo, ma non saranno segno di senso di colpa. Anche il passaggio all’oggi è scioccante, la cinepresa entra ad Auschwitz e mostra le pulizie prima dell’ingresso dei visitatori. C’è chi spazza per terra accanto ai forni crematori, chi pulisce le vetrate che mostrano centinaia di valigie, scarpe, stampelle. E poi le foto di chi quel campo lo ha attraversato davvero, mentre fuori famiglie come quella di Höss gioivano delle nuove pellicce arrivate. Imbarazzo, dolore, schifo: se vi provoca sensazioni simili il nuovo film di Glazer, discutibile e per questo da vedere, ha colpito nel segno.
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di Claudia Catalli www.wired.it 2023-10-24 10:30:39 ,