È la stessa squadra di La stranezza, il film che girava intorno a Pirandello e i cui incassi, tre anni fa, furono una grande sorpresa. L’abbaglio non è un sequel tecnicamente, ma lo è spiritualmente: è la ripetizione di una cosa che ha funzionato. Con un’altra trama. È anche questo un film di “identità nazionale”, sempre prodotto da Tramp Limited (società di Ficarra e Picone), sempre con Roberto Andò a dirigere e Andò, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso a scrivere. Sempre di ambientazione siciliana, con Ficarra e Picone a occuparsi della linea leggera e Toni Servillo a caricarsi quella seria e grave. Soprattutto, è la stessa idea di film: raccontare personaggi e figure importanti con un espediente (quasi) di fantasia, lavorando sulla cultura scolastica (i Mille, l’unità d’Italia) per tirare fuori qualcosa di estremamente tradizionale in una veste più o meno moderna. Il tutto, ovviamente, con un budget molto più grande.
È la storia di un pezzo della équipe, quello che si svolge in Sicilia: delle battaglie per liberare l’isola, dell’adesione dei paesini e delle difficoltà incontrate sia per l’ingerenza di quella che sarebbe poi diventata la mafia, sia per la resistenza dell’esercito borbonico. La seguiamo dal punto di vista del colonnello Orsini, impegnato a salvare i suoi uomini, e da quello di Domenico e Rosario, due cialtroni arruolati tra i Mille per ragioni diverse, ma così vigliacchi da dileguarsi subito, al primo sbarco. Fuggiti, cercano riparo sull’isola da cui erano andati via per lavoro, ma finiscono di nuovo nell’esercito di Garibaldi nel momento più decisivo.
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di Gabriele Niola www.wired.it 2025-01-16 11:20:00 ,