Sono diversi gli aspetti sottolineati dalla stampa internazionale nelle analisi sui summit con Nato, G7 e Ue che impegneranno Biden a Bruxelles: un segno che c’è molta carne al fuoco, dal rafforzamento della Nato nei Paesi confinanti con l’Ucraina alle forniture americane di gas all’Europa in alternativa a quelle russe, alle forniture di armi a Kiev.
Si distingue il Financial Times, che punta sulle dimissioni dell’inviato russo per il clima con cui appare una crepa nel cerchio più vicino a Putin. Da segnalare un sondaggio della Frankfurter Allgemeine Zeitung: un tedesco su tre è convinto che il conflitto ucraino causerà una guerra mondiale. Solo la stampa cinese, invece, mette in evidenza il voto congiunto di Russia e Cina ieri in Consiglio di sicurezza all’Onu.
Washington Post
Le agenzie di intelligence statunitensi vedono prove concrete di crimini di guerra da parte delle truppe russe in Ucraina, e la notizia, diffusa ieri dalla Casa Bianca, è l’apertura del Washington Post. Le accuse, scrive il giornale, riguardano soprattutto i bombardamenti aerei contro obiettivi civili, nuovamente denunciati ieri dal direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha confermato 64 attacchi russi contro strutture sanitarie, in cui sono morte 15 persone e altre 37 sono rimaste ferite 37. Sulla prima pagina del quotidiano è in rilievo anche l’arrivo oggi di Biden a Bruxelles per i summit di Nato e G7 e per il Consiglio europeo. Atteso l’annuncio di ulteriori sanzioni economiche contro Mosca e di misure per contrastarne l’aggiramento. Ma sul tavolo c’è anche un altro tema decisivo, il gas: il presidente Usa e i leader dell’Ue “dovrebbero annunciare un’importante iniziativa per dirigere le spedizioni di gas naturale liquefatto verso l’Europa, nel quadro di uno sforzo più ampio per aiutare a ridurre la dipendenza dell’Europa dall’energia russa”, scrive il Post. Un approfondimento è riservato alla notizia, rivelata ieri, che dall’inizio dell’invasione i vertici della Difesa russa hanno rifiutato di parlare telefonicamente con la controparte americana. Pessimo segnale perché “c’è un alto rischio di escalation senza il muro tagliafuoco del contatto diretto tra i più alti responsabili”, afferma l’ammiraglio James Stavridis, comandante supremo alleato presso la Nato dal 2009 al 2013. “Molti giovani volano su jet, manovrano navi da guerra e conducono operazioni di combattimento nella guerra ucraina. Non sono diplomatici esperti e le loro azioni nel fervore delle operazioni possono essere mal calcolate”, spiega Stavridis, che conclude: “Dobbiamo evitare uno scenario in cui la Nato e la Russia entrino in guerra come sonnambuli, perché i leader non possono alzare il telefono e spiegarsi a vicenda cosa sta succedendo”.
New York Times
I profili militari della missione di Biden in Europa vengono sottolineati dal New York Times nel suo titolo di apertura: “Gli alleati rafforzano le truppe vicino all’Ucraina con l’obiettivo di contenere la Russia”. Il giornale mette in risalto che “la Nato ha annunciato ieri un raddoppio della sua presenza militare vicino all’Ucraina e ha affermato che l’Alleanza aiuterebbe il Paese a prepararsi per possibili minacce chimiche, biologiche e persino nucleari da parte degli invasori russi, in quella che pareva un’espansione impensabile nella guerra in corso da un mese”. Secondo il Nyt, che cita fonti dell’amministrazione, “Biden vuole rafforzare gli alleati per la probabilità che il conflitto duri mesi o anni, richiedendo un impegno a lungo termine sulla confrontazione economico e militare” con la Russia. Sul quotidiano, un’analisi mette in luce come i commentatori più vicini all’estrema destra americana siano pronti a rilanciare, a volte facendole proprie, “le teorie del complotto e le falsità” diffuse da Mosca sulla guerra: ade esempio, quanto Putin ha parlato di “autodifesa”, Tucker Carlson l’ha subito ripetuto su Fox News, e quando ha parlato di “denazificare” l’Ucraina lo stesso hanno fatto Joe Oltmann e Lara Logan, altri due giornalisti noti come sostenitori di QAnon.
Wall Street Journal
A poche ore dal summit con Biden a Bruxelles, la Nato ha diffuso stime secondo cui le forze russe in Ucraina potrebbero aver perso sul campo fino al 15% degli effettivi, e i dati sono l’apertura del Wall Street Journal: l’Alleanza calcola che siano caduti tra 7.000 e 15.000 soldati russi e fino a 40.000 siano rimasti feriti, mentre l’esercito di Mosca potrebbe anche aver perso fino il 10% del suo equipaggiamento, “compromettendo la capacità di mantenere il suo ritmo operativo”. Tuttavia, il giornale segnala che secondo fonti militari americane “le perdite russe non sono così alte”. In ogni caso, è certo che le forze armate di Putin sono “bloccate da quelli che gli analisti definiscono una serie di passi falsi operativi” e dalla “difesa ucraina che si è mostrata molto più dura e resistente delle previsioni”. In questo quadro, secondo il Wsj, al vertice Nato gli Usa e gli alleati decideranno di inviare nuovi aiuti militari a Kiev, che sta per trovarsi a corto di armamenti. Il quotidiano, prendendo spunto dalle accuse rivolte ieri dal presidente ucraino Zelensky alla Renault perché continua a operare in Russia, fa un’analisi sulle “aziende francesi che rimangono mentre gli altri se ne vanno”. Un’altra analisi è dedicata agli effetti delle sanzioni, di cui Mosca “comincia a sentire il dolore”, sull’industria russa del petrolio, che secondo gli analisti avrà bisogno di anni per riprendersi: non è solo una questione economica, ma della “perdita di un’arma geopolitica, l’energia, che Mosca ha usato molto per fare pressione sui governi occidentali”.
Financial Times
Con una scelta originale, il Financial Times mette in le dimissioni dell’inviato russo per il clima, Anatoly Chubais, “il più stretto collaboratore di Putin a lasciare dall’inizio della guerra”, come sottolinea il titolo. Il quotidiano ha interpellato in proposito il portavoce del Cremlino, Peskov, il quale “ha confermato che Chubais si è dimesso ma non ne ha indicato le ragioni”. Ma per quanto resti “incerto” se il gesto sia da interpretare come “una protesta contro l’invasione dell’Ucraina”, segnala comunque una crepa nell’apparato dirigente che circonda Putin. Chubais, ricorda il giornale, fu ai tempi di Yeltsin “l’architetto delle privatizzazioni” che segnò la fine dell’economia sovietica, con risultati – l’emergere di un manipolo di oligarchi super ricchi – per i quali Chubais “è molto impopolare in Russia”. Sarebbe adesso fuggito all’Estero, secondo il giornale russo Kommersant a Istanbul. Sulla prima pagina di Ft si trova anche la notizia che l’Egitto, in sofferenza per le difficoltà create dalla guerra sui mercati del grano a del petrolio, ha chiesto aiuto al Fondo monetario internazionale.
The Times
I nuovi aiuti militari britannici all’Ucraina sono per il Times la notizia più importante sul fronte della guerra. Si tratta di 6.000 missili, tra i quali anche i Javelin e gli Nlaws, promessi dal premier Boris Johnson alla vigilia del vertice Nato con Biden, e che si aggiungono ai 4.000 anticarro già forniti a Kiev. La Gran Bretagna sta inoltre inviando missili antiaerei Starstreak, ed equipaggiamento individuale come giubbotti antiproiettile, elmetti e stivali da combattimento. Inoltre, il governo stanzierà altri 25 milioni di sterline per le forze armate ucraine e destinerà alla Bbc 4,1 milioni di sterline “per contrastare la campagna di disinformazione russa in Ucraina”. Il giornale apre però su un tema di politica interna, le previsioni economiche del governo secondo cui nel Regno Unito si registrerà quest’anno un calo del tenore di vita senza precedenti, il più grave da quando, nel 1956, sono cominciate queste statistiche. Le previsioni sono, peraltro, come sottolinea il giornale, una presa d’atto che i tagli delle accise sui carburanti e della tassa sui redditi annunciati dal ministro delle Finanze, Rishi Sunak, “non basteranno ad alleggerire il peso della guerra per i cittadini britannici”.
Le Monde
“L’impantanamento della Russia e i suoi rischi” è il tema del focus che Le Monde propone in apertura nel giorno in cui la guerra in Ucraina compie un mese. Nel suo editoriale, il giornale rileva che “l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, iniziata un mese fa, ha cambiato natura: l’operazione fulminea di Vladimir Putin si trasforma in una guerra di posizione accompagnata da una politica di terrore contro le popolazioni”. E in questo scenario, il quotidiano individua una parola chiave: “purificazione”. L’ha pronunciata Putin il 16 marzo, e secondo Le Monde bisogna rifletterci sopra “per avere piena consapevolezza del potenziale orrore di questa nuova fase dell’aggressione” russa contro l’Ucraina: “È questa ‘purificazione’ che sta costringendo un numero sempre crescente di membri della classe media e dell’élite intellettuale all’esilio, è questo che ha appena condannato l’oppositore Alexei Navalny ad altri nove anni di prigione aggiuntivi”, e che ora “comincia a imporsi in Ucraina nei territori sotto controllo russo”, con repressione, torture, deportazioni, come già visto nella “repubbliche fantoccio del Donbass”. La conclusione di Le Monde guarda al summit europeo con Biden: “A questa impresa di purificazione totalitaria è necessario continuare ad opporsi, aiutando gli ucraini e inasprendo ulteriormente le sanzioni, riducendo ulteriormente gli acquisti di energia russa, che finanziano la guerra”.
Le Figaro
“La guerra costringe Biden a tornare all’Europa”: così Le Figaro sottolinea nel titolo di apertura che l’arrivo a Bruxelles del presidente americano per partecipare ai vertici di Nato e G7 ma anche al Consiglio europeo sancisce “un’inversione strategica” nella politica estera degli Usa, rispetto al loro recente orientamento prioritario verso la regione Asia-Pacifico in chiave di competizione con la Cina. Washington, insomma, “riprende il suo ruolo di garante della sicurezza europea”, secondo il giornale francese, che nel suo editoriale scrive: “Un vertice straordinario discuterà oggi giovedì la ‘potenziale risposta’ della Nato in caso di ricorso alle armi nucleari da parte della Russia. Un ‘rischio’ che gli Stati Uniti “non potrebbero prendere più sul serio”, secondo il consigliere per la sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan”. Esattamente un mese dopo che Vladimir Putin ha dato l’ordine di invadere l’Ucraina, l’Europa dunque “si trova non solo a contemplare la possibilità di una guerra atomica, ma a mostrare il suo disordine, la sua paura viscerale e la sua cronica impreparazione nel cercare la ‘risposta giusta’”, nota il quotidiano, e conclude: “Speriamo che Joe Biden non abbia attraversato l’Atlantico solo per rassicurare i suoi alleati con alcune promesse rituali e pacche sulla spalla. Che gli piaccia o no, è come presidente di guerra che deve camminare sui carboni ardenti. Eccolo, il leader di un patto di difesa sull’orlo del conflitto aperto con la Russia – non per volontà, ma per un crescente rischio di contagio”.
El Pais
“Un mese dopo, l’Ucraina resiste” titola in apertura El Pais, marcando così che “la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina compie il primo mese con tutto il suo potenziale distruttivo, nel mezzo di una feroce controffensiva da parte delle forze ucraine, che resistono”. Il Paese però “paga un prezzo alto” con “più di 900 civili decessi, secondo le Nazioni Unite, una cifra che l’organizzazione stessa presume sia sottovalutata. Tre milioni e mezzo di profughi, sei milioni e mezzo di sfollati interni. Un continuo esodo di persone in fuga dagli attacchi. Ospedali bombardati. Scuole distrutte. Le città quasi rase al suolo”. Un editoriale è dedicato al vertice europeo che inizia oggi a Bruxelles e che “sarà della massima importanza”, sia per la presenza del presidente Joe Biden e “i suoi effetti simbolici e pratici sulle relazioni Usa-Ue, rivitalizzate dopo l’aggressione russa contro l’Ucraina”, sia “per le decisioni che devono essere prese su prezzi e forniture dell’energia, la doppia questione che suscita enorme preoccupazione e grandi difficoltà nelle nostre società”, scrive El Pais, secondo cui “i leader riuniti a Bruxelles non possono dimenticare che l’obiettivo prioritario deve essere quello di ridurre la bolletta per famiglie e imprese, e non mantenere a tutti i costi il meccanismo del profitto. Ma questo meccanismo è molto importante per i Paesi del Nord, quindi è urgente raggiungere un consenso solido. Se lo si ottiene, dovrebbe essere combinato con il risarcimento richiesto alle compagnie elettriche per i loro profitti piovuti dal cielo (200.000 milioni di euro, secondo Bruxelles). La sintesi di tutte queste variabili migliorerebbe notevolmente il quasi mercato interno energetico europeo”.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
Il dibattito parlamentare al Bundestag sull’aumento delle spese militari è l’apertura della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che riferisce delle condizioni poste al governo dal capogruppo della Cdu, Friedrich Merz, per l’approvazione del previsto fondo speciale da 100 miliardi di euro per la Bundeswehr: garanzie che le somme vadano esclusivamente alle forze armate tedesche, un piano di rientro dei 100 miliardi, raccolti attraverso prestiti, e l’innalzamento permanente al 2% del Pil della spesa per la difesa, se necessario con una modifica della Costituzione. In fascia alta anche il titolo sulla decisione di Putin di esigere il pagamento esclusivamente in rubli per le forniture del gas russo a 48 Paesi “ostili”. In risalto anche un sondaggio sulla preoccupazione altissima tra i tedeschi per l’invasione russa dell’Ucraina. Dalla rilevazione effettuata dall’istituto demoscopico Allensbach per conto della Faz risulta che solo il 19% è ottimista sui prossimi 12 mesi. Si tratta del livello più basso di sempre. Il record precedente era del 27% e risale al 1950 durante la guerra di Corea. Il sondaggio indica che tre tedeschi su quattro si sentono minacciati personalmente dalle azioni russe in Ucraina e che uno su tre considera una guerra mondiale uno scenario realistico.
China Daily
Il voto concorde di Russia e Cina ieri al Consiglio di sicurezza dell’Onu su una bozza di risoluzione sulla situazione umanitaria in Ucraina, che non è stata approvata, è in risalto sul China Daily. Altri 13 Paesi si sono astenuti, mentre la bozza di risoluzione, proposta da Mosca, per passare necessitava di almeno nove voti favorevoli. Il giornale riporta ampiamente le dichiarazioni di Zhang Jun, rappresentante permanente della Cina presso le Nazioni Unite: “Chiediamo che il Consiglio di sicurezza adempia alla sua responsabilità primaria per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale e svolga il suo ruolo nella questione umanitaria dell’Ucraina”, ha detto Zhang dopo il voto. “Come molti Stati membri, la Cina ha sempre chiesto di evitare il massimo numero di vittime civili e di fare ogni sforzo per garantire i bisogni umanitari di base”, ha aggiunto il diplomatico, e ha ribadito che Pechino insiste “sul fatto che la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i paesi dovrebbero essere rispettate, che gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite dovrebbero essere applicati, che le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i Paesi dovrebbero essere prese sul serio e che tutti gli sforzi favorevoli alla pacifica la risoluzione della crisi dovrebbero essere sostenuti”.
Quotidiano Del Popolo
La Cina va per la sua strada e gli Usa sono il vero responsabile della guerra in Ucraina: ecco in sintesi cosa dice la prima pagina del People’s daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese. Sotto il titolo “Istigatore della crisi in Ucraina: la Nato guidata dagli Stati Uniti rinnega la promessa “non un pollice verso Est” per comprimere all’estremo lo spazio della Russia”, il giornale ripubblica la prima puntata di una serie di servizi del Global Times su “come gli Stati Uniti, nel loro status di superpotenza, abbiano creato problemi nel mondo una crisi dopo l’altra”. Un breve passaggio basta a dare l’idea: “Agli occhi del presidente Vladimir Putin e delle élite politiche russe, l’Occidente ha rinnegato le promesse fatte prima della disintegrazione dell’Unione Sovietica. Invece, negli ultimi tre decenni, è stato continuamente schiacciato lo spazio strategico di sicurezza della Russia”. Il quotidiano riprende poi un’intervista rilasciata al settimanale tedesco Die Zeit da Zheng Yongnian, docente dell’Università cinese di Hong Kong (Shenzhen), che spiega come “nell’affrontare la crisi ucraina, la Cina non seguirà né l’Occidente né la Russia ma andrà per la sua strada”. L’interesse di Pechino è la fine di un conflitto che danneggia l’economia globale, e quindi anche quella cinese, ma “comprende le preoccupazioni della Russia per la sua sicurezza”, spiega Zheng. Il giornale, in un altro servizio, manifesta dubbi sulla possibilità che l’Ue trovi fonti di approvvigionamento di combustibili alternativi a gas e petrolio russu: “Poiché è lontana dal raggiungere l’autosufficienza energetica, ridurre la sua dipendenza dalla Russia sembra essere un obiettivo scoraggiante e quasi irraggiungibile”.
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Carmelo Rapisarda , 2022-03-24 09:23:15
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