Quando abbiamo fondato Lanieri nella nostra testa c’era l’idea di vendere abbigliamento su misura solo online. A un certo punto ci siamo resi conto che questo non bastava se volevamo crescere e acquisire una quota di mercato maggiore: era necessario avere anche una presenza fisica. È nato così il nostro modello omnichannel, che noi definiamo “puro”: il cliente finale, infatti, non percepisce differenze tra l’acquisto online e l’acquisto in negozio. Al centro della nostra strategia c’è un lavoro costante affinchè i due canali siano perfettamente integrati e i clienti vivano indistintamente la stessa esperienza d’acquisto. Oggi con l’online raggiungiamo tutto il mondo, chi ha invece volgia di toccare con mano le nostre creazioni in Italia si può recare a Milano, Roma, Torino e Bologna, mentre all’estero ci trova al momento a Parigi, Bruxelles e Zurigo. Nei nostri piani c’è di aprire a breve una sede a New York.
Da dove nasce la scelta di affiancare all’online anche il negozio fisico?
È stata una scelta obbligata. Per due motivi tecnici: il primo legato al canale di vendita online e il secondo legato al prodotto. Per quanto riguarda il canale di vendita c’è una regola non scritta per cui un prodotto consumer, come l’abbigliamento, nel momento in cui va a superare i 150/200 euro provoca l’esplosione dei costi di marketing e un abbassamento del conversion rate, quindi della propensione del cliente all’acquisto sul canale online. Dall’altro lato c’è una constatazione pratica: il nostro è un prodotto su misura, l’acquisto richiede l’inserimento delle misure e il cliente in molti casi preferisce essere affiancato in questa operazione. Sono questi i due aspetti che ci hanno fatto realizzare che avere una presenza fisica fosse necessaria.
Clienti soddisfatti e ridotto time-to-market: qual è la ricetta di Lanieri?
Viviamo in un’era in cui il cliente si aspetta la consegna il giorno dopo. Noi iniziamo a produrre il capo nel momento in cui c’è l’ordine, il prodotto non esiste fisicamente. Al momento consegniamo l’abito in un arco di tempo che va dalle 3 alle 4 settimane, rispetto alle camicie abbiamo fatto notevoli progressi, riusciamo a farle avere ai clienti in una settimana circa. Ridurre il time-to-market per noi vuol dire rivoluzionare il processo di produzione, andando a individuare quali sono i punti morti del prodotto finito dove si possono comprimere i tempi, lavorando sulla catena di produzione in modo da agevolare e semplificare le attività dei nostri artigiani, puntando a non lavorare più con grandi lotti ma a pezzi singoli. In questo quadro l’ultimo tassello spetta alla logistica: è fondamentale avere dei partner di cui fidarsi anche perché agiscono per conto del brand che risponde sempre in prima persona al cliente finale. È quindi fondamentale che ci sia un rapporto di fiducia e la condivisione delle tecnologie per far sì che il cliente finale abbia il maggior valore possibile e possa affidarsi dell’azienda.
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