Spietati, feroci e ricchissimi. Un clan capace di colpire i propri nemici senza pietà, usando micidiali armi da guerra. Un gruppo che però ha anche reinvestito i capitali illeciti, arrivando ad allungare i propri tentacoli su attività pulite, persino nel Nord Italia. E’ il ritratto dei Vitale, il gruppo criminale del Centro Storico di Castellammare di Stabia, venuto fuori dall’inchiesta che all’alba di ieri mattina ha portato all’arresto di 4 persone. In cella sono finiti Luigi e Pasquale Vitale, mentre per Maurizio e Fortunato Vitale sono scattati gli arresti domiciliari. Effetti dell’ordinanza cautelare firmata dal gip, Giuseppe Sepe su richiesta della Dda di Napoli (pm Giuseppe Cimmarotta e procuratore Giovanni Melillo). Gli indagati rispondono dell’accusa, in concorso, di detenzione di un’arma da guerra (un Zastava, un fucile d’assalto calibro 7,62 di produzione serba). Reato aggravato dalle finalità mafiose per aver agevolato le attività del clan D’Alessandro, di cui i Vitale sono ritenuti una costola operativa nel settore del traffico degli stupefacenti. A far scoprire quell’arma è stato il killer pentito, Pasquale Rapicano che agli inizi della sua collaborazione ha svelato ai pm il covo usato dai Vitale per occultare il proprio arsenale oltre alle dosi di stupefacenti. Il fucile è stato scoperto a marzo del 2021 dai carabinieri nel sottotetto di un edificio di via De Turris. L’arma è stata inviata ai Ris di Roma e dalle indagini è venuto fuori che le impronte digitali erano dei quattro sospettati destinatari del provvedimento eseguito ieri dai carabinieri. Dall’indagine, però, emergono anche altri dettagli sulle attività della dinastia criminale, sulla ferocia del gruppo e sui contatti diretti con la cupola della camorra di Scanzano. Dettagli svelati, in particolare dai due nuovi pentiti della camorra stabiese: gli ex killer dei D’Alessandro Catello e Pasquale Rapicano. «Gino Vitale è intraprendente, se deve andare a Scanzano con un mitra per far valere le sue ragioni lo fa. I Vitale si occupano principalmente di droga. Gino e Vito sono le menti del gruppo», il passaggio di un verbale reso a gennaio del 2021 da Catello Rapicano ai magistrati dell’Antimafia. Sono gli stessi pentiti a inquadrare i Vitale negli organigrammi del clan D’Alessandro. Mentre sulla capacità del gruppo di commettere delitti, nel provvedimento cautelare si fa più volte riferimento a un raid di fuoco commesso proprio dai Vitale il 10 settembre del 2017 nel centro antico. L’obiettivo del gruppo dei “mariuoli” – questo il soprannome dei Vitale – era quello di colpire Vincenzo Di Palma, detto “palummiello”, ritenuto il titolare di una piazza di spaccio che faceva concorrenza al gruppo vicino ai D’Alessandro. Nel corso del raid rimasero ferite altre due persone, mentre Di Palma riuscì a scampare all’agguato. Un episodio che si somma ai racconti sui presunti affari illeciti della cosca e sui business milionari gestiti – secondo l’Antimafia – dalla dinastia della droga di Castellammare di Stabia.
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di Ciro Formisano
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2022-02-10 06:20:13 ,