È l’ottobre del 2015 quando, in una conferenza al Mit di Boston, queste parole escono dalla bocca di Elon Musk, l’uomo che nel frattempo sta sconquassando l’ecosistema spaziale dopo aver dimostrato che il sacro Graal della riutilizzabilità dei razzi non è (più) una chimera.
Il patron dei Falcon 9, i vettori che di lì a poco andranno su e giù dallo spazio un centinaio di volte l’anno, sta parlando dello space elevator, un ascensore in grado di trasportare materiale e persone oltre l’atmosfera: “Estremamente complicato” – dice a chi lo sprona sull’argomento – “non penso sia realistico realizzarlo, ma se qualcuno potesse dimostrarmi che sbaglio, sarebbe fantastico”. E conta poco che quella tecnologia estremamente complicata sarebbe un concorrente capace, in un baleno, di rendere un’anticaglia gli avveniristici sistemi di lancio di SpaceX, così come qualsiasi altro razzo spaziale a propulsione chimica; conta che Musk ha ragione.
A quasi dieci anni da allora, la “funicolare celeste”, come nel 1960 la chiamò sulla Pravda l’ingegnere sovietico Yuri Artsutanov, rimane un’idea buona solo per i film di fantascienza.
O forse no.
“Oggi, siamo molto vicini a che la possibilità si concretizzi. Si tratta più che altro di trovare abbastanza fondi e qualcuno disposto ad avventurarsi nel progetto” assicura Stephen Cohen, docente di fisica al Vanier College e autore del recente Getting Physics: Nature’s Laws as a Guide to Life. Laureatosi (con master) in Ingegneria meccanica nel 2004 alla McGill University con una tesi sullo space elevator, nel 2022 un suo articolo sull’argomento si piazzò nella top ten annuale su Science America risvegliando l’interesse per una tecnologia non nuova, ma periodicamente rivoluzionata.
Unire il cielo ai satelliti
Con una buona dose di semplificazioni, un ascensore spaziale è un “cavo” teso fra la Terra e lo spazio, con il suo centro di massa in orbita geostazionaria, a un’altitudine di circa 36mila chilometri, dove un satellite contrappeso rimane relativamente fermo rispetto alla Terra. Il cavo, più correttamente indicato come ribbon o tether, costituisce una sorta di ferrovia verso le stelle, lungo la quale veicoli elettromagnetici (non propulsi a razzo) potrebbero trasportare carichi utili, mezzi e persone a diverse migliaia di chilometri l’ora.
Tutto, almeno secondo un concept design pubblicato dall’International Academy of Astronautics nel 2013, a un prezzo di circa 500 dollari per chilogrammo portato in orbita, contro gli attuali seimila del più economico dei razzi, proprio il Falcon 9. Vero, quando il nuovo sistema di lancio di SpaceX, Starship, il primo pienamente riutilizzabile della storia, dovesse funzionare, Musk prevede un costo al chilo sui 200 dollari. Per i sostenitori dell’ascensore spaziale, però, i vantaggi della funicolare celeste andrebbero ben oltre l’economicità.
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di Emilio Cozzi www.wired.it 2024-09-30 07:30:00 ,