Author:
Data : 2023-01-04 09:11:54
Dominio: corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Leggi la notizia su: CorriereMezzogiorno.Corriere.it
LEGGI TUTTO
Mezzogiorno, 4 gennaio 2023 – 10:11
di Angelo Agrippa
«No, mi spiace. Si parla tanto dell’autonomia differenziata, ma bisogna capire prima di parlare». Sembra quasi una rinuncia ragionevole. I parlamentari di centrodestra della Campania vogliono tutti (o quasi) capire meglio. Nessuno che si senta preparato. Strano. Eppure, se devono testimoniare la loro spesso evanescente presenza, non sempre si astengono: anzi, intervengono su ogni questione. Non parliamo di quando hanno l’opportunità di esprimere solidarietà a qualcuno: in quei casi non si sprecano le parole. Ma sull’autonomia differenziata, niente. Il juke box delle dichiarazioni resta spento. Cosa succede? Più verosimilmente, non hanno alcun interesse a mostrarsi competenti sul progetto di riforma di Calderoli o solo in possesso di un’idea. Men che meno critica. Non sia mai: una volta rivelata potrebbe rovesciare i suoi effetti nefasti contro chi, sprovveduto, ha ritenuto di esibirla.
In questo tempo di pensiero agonizzante, e di profonde incertezze politiche, meglio aggrapparsi al seggio senza cadere nella trappola delle eresie, assicurandosi il più sostanzioso reddito di cittadinanza che sia stato mai confezionato: quello che spetta all’eletto per caso. L’autonomia differenziata è tema preponderante nel dibattito pubblico, ma è distante anni luce dalle comode convenienze dell’indifferente centrodestra campano. Buona parte di esso osserva indolente alla finestra quanto avviene, fingendo persino di sbadigliare, pur di sottolineare la propria estraneità. Meglio lasciar correre. Tanto ci pensano i colleghi del centrosinistra a far casino e a soffiare sulla propaganda. C’è chi dice che la riforma non si realizzerà mai e che ad agitarsi, al momento, sia solo la Lega in vista delle elezioni regionali al Nord. Dunque, perché affannarsi?
Sarà pure così. Intanto, il ministro Calderoli va in pellegrinaggio al Sud. Minaccia querele contro chi insinua che la sua sarà una legge che dividerà il Paese. Insomma, il dibattito c’è tutto. Il processo di riforma, invece, inciampa e rischia di far male. Ma i deputati e i senatori del Carroccio, di Fratelli d’Italia, di Forza Italia, del centrodestra campano, cosa ne pensano? «Bah… Boh… Beh…». È tutto un sospiro inquieto, con in cima una ciliegina di imbarazzo. L’arte del deglutire aria, senza liberare reflussi. Vero, alcuni di essi sono figli privilegiati dell’algoritmo elettorale: lanciati con tanto di paracadute a loro insaputa (ed a loro indubbio vantaggio) sui collegi della regione. Eletti dal territorio, ma affrancati da ogni vincolo di appartenenza ad esso; ed allora, perché mai dovrebbero sentirsi in dovere di rispondere?
I più audaci si arrampicano sulle pareti di vetro di ciò che hanno distrattamente ascoltato nelle sale ovattate del parlamento: «Non si può essere pregiudizialmente contro l’autonomia», sembrano minacciare sussiegosi. Per poi arrendersi subito dopo senza condizioni: «L’importante è che si definiscano i Livelli essenziali delle prestazioni». Quali? «Sì, beh». Ho visto un re. «Cosa?». E ad ogni richiesta di intervista si barricano dietro una nuvola di insipienza che si fa barriera ideologica, trincea del pensiero acqueo, ortodossia afasica: «Per ora non c’è ancora nulla all’ordine del giorno». Ma come, il ministro ha presentato la sua proposta al Governo! «Sì, beh». Infine c’è chi, pur di divincolarsi, tende complice la mano : «Vediamo come finirà, perché se vorranno penalizzare il Sud, ci opporremo. Ce lo siamo già detti noi parlamentari meridionali». Ma davvero? E quando? «Sì, beh».
4 gennaio 2023 | 10:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA