Ricordo un Natale di alcuni anni fa, quando mia madre decise che tutti i regali dovevano essere impacchettati nella carta dei giornali. Per evitare sprechi e acquisti inutili di nuova carta. L’idea funzionò molto bene, e anche la scena di un albero natalizio circondato da confezioni realizzate con le pagine dei quotidiani, faceva il suo effetto. Senza saperlo, mia madre avrebbe potuto girare uno spot contro lo spreco di carta, che in Italia è ancora altissimo.
Innanzitutto siamo dei divoratori di carta. Ne consumiamo 220 chili all’anno a testa (è come se una famiglia di 4 persone eliminasse 2 alberi all’anno), con un enorme dispendio di acqua (ne servono 400mila litri per produrre una tonnellata di carta). A fronte di una soglia così alta di consumo, è ancora molto bassa l’asticella della differenziata della carta, che pure non presenta problemi particolari, premessa per produrre altra carta attraverso il riciclo: in questo caso per una tonnellata bastano 1.800 litri di acqua.
In fondo, carta e cartone sono rifiuti semplici da smaltire, per i quali esistono più o meno ovunque dei cestini. Ma nonostante questo abbiamo ancora una raccolta differenziata di carta pari a 57,5 chilogrammi pro capite, con la solita differenza tra le regioni meridionali (41,8%) e settentrionali (64,2%): numeri che dovrebbero fare riflettere i consorzi, in questo caso il Comieco, sull’efficacia delle loro azioni. D’altra parte una verifica empirica sul deludente livello di raccolta differenziata di carta e cartone, la possiamo fare dando uno sguardo alle nostre strade e ai nostri marciapiedi. Sono ancora pieni di carte gettate a terra con incivile indifferenza.
Ma tornando ai consumi di carta, è importante capire per quali usi ne acquistiamo in dosi così massicce e se esistono delle alternative convincenti. Più della metà della carta, e del cartone, che vengono prodotti, servono all’imballaggio, destinato purtroppo ad aumentare con il boom delle vendite online. Abbiamo alternative? Certo. Dagli acquisti nei negozi che vendono prodotti sfusi alla richiesta che possiamo fare, da consumatori, al commerciante di turno: evitare di impacchettare inutilmente la merce acquistata. Il secondo livello di uso della carta consumata riguarda la scrittura e la stampa (32%). In tempi di pandemia, quando tutti stiamo lavorando spesso da casa, possiamo verificare meglio lo spreco di questo tipo di carta. Magari in ufficio, non pagando noi, facciamo meno caso ai fogli stampati a ripetizione. Per ridurli, è sufficiente usare cum grano salis le nostre stampanti, per esempio passando il foglio bianco due volte, per riempirlo su entrambe le facciate, oppure imparando a stampare le cose davvero indispensabili.
Terzo settore di consumo: la carta per l’igiene personale, che vale circa il 9% degli acquisti. E degli sprechi. Siamo circondati da fazzoletti, fazzolettini, salviette, carta da cucina e da pulizie domestiche: prodotti non sempre indispensabili. Qui il consiglio è di abituarsi alla semplicità di stili di vita casalinghi più sostenibili. Un semplice strofinaccio umido in cucina basta e avanza per una serie di pulizie, a partire dalle mani bagnate quando passiamo da un fornello a un lavandino. E’ inutile stare sempre a strappare e consumare carta, che poi non sappiamo neanche smaltire correttamente.