Le dimissioni di Prandelli da allenatore della Fiorentina

Le dimissioni di Prandelli da allenatore della Fiorentina



AGI – “Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più”: con queste parole, estratte da una lettera pubblicata sul sito della Fiorentina, Cesare Prandelli ha  annunciato le dimissioni da tecnico della prima squadra, un vero e proprio fulmine a ciel sereno per chi è appassionato di calcio. Il 63enne ex ct della Nazionale, della Fiorentina, Atalanta, Valencia, Galatasaray e di tante altre squadra fra cui la Roma che lasciò per stare accanto a sua moglie, allora gravemente malata, sembra proprio voler chiudere con il mondo del calcio.

 “Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne”, ha spiegato, “sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono“.

Prandelli è un gentiluomo, e non è una novità. Un professionista serio. E infatti, lasciando si preoccupa subito di dare spiegazioni, per quello che ritiene opportuno, soprattutto a chi sostiene il calcio: i tifosi e la città di Firenze, l’ultima che lo ha accolto. “La mia decisione è dettata dalla responsabilità enorme che prima di tutto ho per i calciatori e per la società, ma non ultimo per il rispetto che devo ai tifosi della Fiorentina”, scrive il tecnico lombardo nella lettera.

E quella lettera è sinonimo di rispetto. In un mondo frenetico e incentrato sul business quale è quello del pallone, tra atletismo esasperato e quotazioni in borsa, all’improvviso sbuca l’umanità di un allenatore che semplicemente, per motivi suoi, rispettabilissimi, decide che basta: in questo calcio non si riconosce più.  

E’ la riflessione di una persona che con garbo si congeda raccontando anche particolari di sè dietro ai quali ognuno può leggere quel che vuole ma che invece, possono essere davvero lo spunto per una riflessione: perché un allenatore come Prandelli, giunto ad essere anche Ct della Nazionale, dice di non riconoscersi più in questo mondo? Forse nel calcio di oggi non c’è spazio per i rapporti umani? A chi ci lavora vengono chiesti solo risultati immediati e senza questi si finisce nel tritacarne?

La decisione di Prandelli ha colto tutti di sorpresa, anche se nell’ambiente viola, si dice che qualche segnale di inquietudine fosse stato già colto. All’ultima conferenza stampa dopo la partita persa contro il Milan per 3 a 2, non si era presentato accusando un malessere. Non ci interessa indagare in proposito quanto piuttosto, riflettere sul quell’ “enorme dispiacere” con cui la società viola ha accolto le sue dimissioni. Segno che la società ha compreso ed è venuta incontro al suo allenatore gentiluomo, capendo le ragioni che “vanno oltre il calcio giocato” e “augurandogli di ritrovare al più presto la serenità e le energie necessarie per ottenere le migliori fortune per il suo futuro umano e professionale”.

E la Fiorentina, in queste ore cerca il suo sostituto. Le voci girano tutte intorno a un ritorno di Beppe Iachini, di cui Prandelli aveva preso il posto a novembre, ma non ci sono ancora elementi ufficiali. 

L’ex ct nella sua lettera sottolinea che è la seconda volta che lascia la Fiorentina. La prima volta non per sua volontà, la seconda perché come scrive “nella vita di ciascuno, oltre che alle cose belle, si accumulano scorie, veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme. In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. Ho intrapreso questa nuova esperienza con gioia e amore, trascinato anche dall’entusiasmo della nuova proprietà. Ed è probabilmente il troppo amore per la città, per il ricordo dei bei momenti di sport che ci ho vissuto che sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa non era esattamente al suo posto dentro di me”. 

 A 63 anni, un allenatore così può dare ancora tanto al calcio italiano, anche se ora, non ci si riconosce più. E’ uno sfogo che non può lasciare indifferenti e sicuramente i tifosi italiani si augurano che possa ancora cambiare idea. 

 



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