L’ondata di calore con temperature record che ha colpito l’Europa la scorsa estate, purtroppo, non è stata casuale. Ovvero, non si è trattato di un fenomeno isolato, ma piuttosto di qualcosa a cui dovremo probabilmente abituarci. A mostrarlo sono i dati di molti studi, fra cui quello condotto da Matthew Patterson, ricercatore presso il dipartimento di fisica dell’Università di Oxford (Regno Unito). Non solo: secondo il recente studio, pubblicato su Geographical Research Letters, le temperature massime registrate nei giorni più caldi dell’anno stanno aumentando ad una velocità doppia rispetto alle temperature medie estive, almeno per quanto riguarda il nord-ovest dell’Europa.
Lo studio
Patterson ha analizzato i dati sulle temperature massime giornaliere relativi al periodo compreso fra il 1960 e il 2021, forniti dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts. Ne è emerso che in Inghilterra e in Galles le temperature estive medie sono aumentate di circa 0,26°C in dieci anni, mentre, nello stesso arco di tempo, le temperature registrate ogni anno nel giorno estivo più caldo in assoluto sono aumentate di circa 0,58°C. In altre parole, i giorni più caldi si sono riscaldati a un ritmo doppio rispetto ai giorni estivi medi, almeno nei Paesi dell’Europa nord-occidentale. Lo stesso trend, infatti, non è stato osservato in egual misura in tutto l’emisfero settentrionale, e i Paesi per i quali la differenza di andamento è maggiormente evidente sono appunto Inghilterra, Galles e il nord della Francia. La ragione non è ancora chiara, ma una delle ipotesi sarebbe legata al fatto che i picchi di temperatura in questa parte dell’Europa siano dovuti alle correnti calde in arrivo dalla Spagna e dal Nord Africa. Il fatto che queste regioni si stiano riscaldando più rapidamente rispetto all’Europa nord-occidentale potrebbe spiegare il perché di questi picchi di calore “fuori scala”, per così dire, rispetto al riscaldamento medio. Tuttavia, sottolinea Patterson, saranno necessari ulteriori studi per verificare questa ipotesi, che comunque spiegherebbe solo in parte la differenza nei trend osservati per le temperature medie e per quelle massime.
Le conseguenze
Ma il punto centrale, si legge ancora nell’articolo, è che le simulazioni effettuate con i modelli climatici attuali non riescono a cogliere questa differenza di andamento, il che potrebbe portarci a sottostimare l’impatto degli eventi estremi: “Comprendere il tasso di riscaldamento dei giorni più caldi sarà importante se vogliamo migliorare la simulazione degli eventi estremi da parte dei modelli climatici e fare previsioni accurate sull’intensità futura di tali eventi”, spiega Patterson. “Se i nostri modelli sottostimano l’aumento delle temperature estreme nei prossimi decenni, sottostimeremo gli impatti che questo avrà”. Come sappiamo, le ondate di calore hanno infatti enormi conseguenze sulla salute pubblica e anche su molti altri aspetti della nostra società, fra cui quello economico. “Questi risultati – conclude il ricercatore – sottolineano il fatto che il Regno Unito e i Paesi vicini stanno già sperimentando gli effetti del cambiamento climatico e che l’ondata di calore dello scorso anno non è stata un caso. I politici devono urgentemente adattare le infrastrutture e i sistemi sanitari per far fronte all’impatto delle temperature più elevate”.
Leggi tutto su www.wired.it
di Sara Carmignani www.wired.it 2023-05-18 14:56:13 ,