Il ministero dell’Economia ha proposto di «sospendere fino al 30 giugno le attività e i procedimenti di irrogazione» delle multe nei confronti di chi aveva l’obbligo di vaccinarsi contro il Covid
Il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso uno stop — almeno fino al 30 giugno — alle multe per chi non ha adempiuto all’obbligo di vaccinarsi contro il Covid-19.
La sospensione di concretizza con una proposta di emendamento al disegno di legge di conversione del decreto Aiuti ter, attualmente in esame alla Camera, inviata dal ministero dell’Economia e delle finanze al Dipartimento per i Rapporti con il Parlamento.
«La proposta», spiegano fonti del ministero, «sospende fino al 30 giugno 2023 le attività e i procedimenti di irrogazione della sanzione nei casi di inadempimento dell’obbligo vaccinale Covid-19».
L’obbligo — che riguardava tutti i cittadini over 50 e gli appartenenti ad alcune categorie — era stato deciso dal governo guidato da Mario Draghi.
Come anticipato qui da Monica Guerzoni,
la «liberalizzazione», parola chiave della strategia di Orazio Schillaci sul Covid, porterà presto a un liberi tutti. Il professore che ha preso il posto di Roberto Speranza al governo sembra aver fretta di segnare la nuova fase e invertire la rotta rispetto alla linea del governo Draghi. Salvo ripensamenti, le poche norme di contenimento del virus rimaste in piedi cadranno per mezzo di circolari o decreti.
Giorgia Meloni aveva delineato la sua visione su questo tema nel suo discorso di martedì alla Camera, dicendo che «l’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero Occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma, nonostante questo, è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello».
Come anticipato ancora da Monica Guerzoni, i punti della «controriforma» del ministro della Salute, Schillaci, saranno questi:
• La sospensione del bollettino giornaliero che per due anni e mezzo ha informato i cittadini sullo stato dell’epidemia, che «sarà reso noto con cadenza settimanale» ogni venerdì.
• I medici che sono stati sospesi dal lavoro perché si sono rifiutati di sottoporsi al vaccino saranno reintegrati in servizio prima della scadenza della sospensione, che Draghi e Speranza avevano fissato al 31 dicembre.
• Viene congelato fino al 30 giugno l’invio delle cartelle da 100 euro per gli over 50 che, prima del 15 giugno 2022, non hanno completato il ciclo vaccinale obbligatorio. • Resta da decidere cosa fare sulle mascherine: il 31 ottobre scade l’obbligo di indossarle, rimasto valido solo nelle strutture sanitarie e nelle residenze per anziani.
• L’ultima questione è la quarantena per i positivi. Attualmente, se il contagiato è asintomatico da almeno due giorni, l’isolamento può terminare dopo 5 giorni con un test negativo.
Nella giornata di ieri, come spiegato nella newsletter PrimaOra da Gianluca Mercuri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha però pronunciato parole che puntualizzano una posizione contraria all’ipotesi di un «liberi tutti» nei confronti della pandemia.
Ha detto il presidente della Repubblica: «Il periodo più drammatico è alle spalle, ma non possiamo ancora proclamare la vittoria sul Covid. La sanità pubblica ha il compito di mantenere alta la sicurezza soprattutto dei più fragili». Difficile non mettere in relazione le due sortite. Non che la presidente del Consiglio avesse escluso la possibilità di una nuova ondata di Covid, anzi. Ma la presa di distanza dalle «misure più restrittive dell’intero Occidente» assunte dai governi Conte 2 e Draghi — misure che invece rientravano pienamente negli standard medi occidentali, come spiega l’immunologo Abrignani —, nonché il mancato riferimento di Meloni al ruolo dei immunizzazioni, e le ipotesi di rivedere quelle misure — a cominciare dall’obbligo di indossare le mascherine negli ospedali e nelle Rsa —, sono tutti aspetti cui il capo dello Stato ha fatto riferimenti non certo casuali.
Oltre a quello alla «sicurezza dei più fragili, dei più anziani», c’è infatti il riferimento a quello che la comunità scientifica considera, con ottime ragioni, una delle più stupefacenti conquiste mediche dell’umanità, per la rapidità con cui è stata raggiunta e per la sua efficacia: come ha ricordato Mattarella, «se oggi possiamo, nella gran parte dei casi, affrontare il Covid come se si trattasse di un’influenza poco insidiosa, è perché ne è stata fortemente derubricata la pericolosità per effetto della grande adesione alla vaccinazione».
Dunque, quello di Meloni è un mezzo passo falso? Risposta in una parola: sì. Se negli ultimi anni la leader di Fratelli d’Italia ha moltiplicato i consensi anche perché ha potuto criticare le decisioni più complesse di chi governava, appena arrivata al governo avrebbe forse potuto sfumare i toni ed essere più ecumenica. Invece ha preferito tenere il punto, com’è nel suo carattere ma forse (non più) nel suo ruolo.
Punto per punto:
• La puntualizzazione di Mattarella
Così la definisce Marzio Breda. Di più: «Un avvertimento che suona particolarmente importante, dopo che Meloni ha annunciato un cambio di passo nell’affrontare la coda della pandemia». Che arrivi a pochi giorni dall’insediamento della premier, in un rapporto tra presidenti che sarà decisivo per gli equilibri politici e istituzionali, non è banale. Oltretutto, il nostro quirinalista segnala un altro aspetto toccato da Mattarella e omesso dalla premier nel suo primo discorso: «“La sanità pubblica va potenziata”, soprattutto nella propria vocazione a “proteggere tutti i cittadini senza esclusioni” e ciò dovrebbe indurci a “usare al meglio le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per accrescerne l’efficienza”». Difficile immaginare un’indicazione più politica di questa.
• Le «priorità scivolose» Così le definisce Massimo Franco, che al pronunciamento meloniano sul Covid aggiunge il tema dell’uso dei contanti (non «uno degli argomenti in cima ai pensieri dell’opinione pubblica»). Ma scivolosa è anzitutto l’annunciata Commissione d’inchiesta sul Covid, visto che «una delle emergenze più tragiche, in fatto di contagi, si è verificata in Regioni a guida del centrodestra come la Lombardia».
• La suscettibilità degli alleati Ecco, se Meloni fosse stata meno perentoria, non avrebbe fatto riemergere le divisioni con Lega e Forza Italia, che le misure restrittive le hanno votate, stando al governo con Draghi. Ha taciuto la Lega, che su quelle misure è stata bifronte, con Salvini a vellicare i no vax e i governatori a fronteggiare la pandemia. Ma non ha taciuto Forza Italia: «Se oggi il Covid non fa più paura, sebbene sia indispensabile mantenere ancora alto il livello di guardia, è grazie a quanti hanno creduto nella scienza aderendo alla campagna vaccinale», ha detto la capogruppo al Senato Licia Ronzulli; «La libertà riconquistata è merito dell’imponente campagna di vaccinazione condotta in uno spirito di unità nazionale», ha aggiunto il capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo.
Nota bene: Ronzulli — respinta da Meloni nonostante Berlusconi la volesse al governo — e Cattaneo sono i leader dell’area forzista che farà meno sconti alla premier, in contrapposizione ai «governisti» alla Tajani. Si vedono, insomma, le prime scintille.
Articolo in aggiornamento…
29 ottobre 2022 (modifica il 29 ottobre 2022 | 14:23)
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Redazione Online , 2022-10-29 11:41:35 ,