Proseguono a circolare due video del 2020 sull’isolamento del virus e le intubazioni dei pazienti
Nel corso della pandemia Covid-19 abbiamo avuto modo di conoscere diversi personaggi. Uno di questi è Stefano Scoglio, diventato famoso per il ridicolo test dei tamponi con il kiwi e per le sue teorie infondate sul virus. Non solo, abbiamo riscontrato che attraverso i propri canali suggeriva l’acquisto di prodotti, a lui strettamente collegati, che seguivano le sue narrazioni. A seguito del suo decesso, sono tornati a circolare alcuni suoi interventi video che veicolano false notizie sul virus e sulla pandemia Covid-19.
Per chi ha fretta
- Stefano Scoglio negava l’esistenza del Sars-Cov-2 e della Pandemia Covid-19, proponendo l’acquisto dei suoi prodotti.
- Nel video viene descritta una forma di “isolamento dei virus” che non corrisponde a quella reale.
- Il virus venne appartato e le prove esistono da inizio 2020.
- Scoglio ripropone la falsa narrazione delle intubazioni killer, già trattata in diversi casi dal 2020 ad oggi.
Analisi
Il video sottoposto a verifica viene oggi condiviso per ricordare Stefano Scoglio, scomparso a inizio novembre 2024, diffondendo ulteriormente informazioni prive di fondamento.
La clip condivisa venne pubblicata dalla pagina Facebook Solo il caos potrà salvarci il 13 dicembre 2020, ottenendo oltre 16 mila condivisioni.
Si tratta del primo video, mentre la pagina condivide un secondo spezzone ottenendo oltre 23 mila condivisioni.
La bufala del «virus mai appartato»
L’intervento di Scoglio, come riportato nei video, risale al 20 novembre 2020. Sostenere in tale data che il virus non sia mai stato appartato risulta essere una grosso bufala. In un articolo del 21 ottobre 2020 ci eravamo occupati delle dichiarazioni di Scoglio a riguardo, il quale basava la narrazione decontestualizzando delle pubblicazioni dei CDC americani.
Il virus venne realmente appartato, anche in Italia presso lo Spallanzani a febbraio mentre altri ceppi vennero stati isolati a marzo presso il San Raffaele di Milano. L’isolamento non venne fatto attraverso il procedimento descritto nel video da Stefano Scoglio, il quale descrive piuttosto il procedimento del test PCR che viene effettuato una volta conosciuto il virus da individuare. Per dimostrarlo basta osservare un’Immagine mostrata durante la conferenza reputazione del 02/02/2020 dalla Dott.ssa Maria Capobianchi, direttrice del laboratorio di Virologia dello Spallanzani, riguardo all’isolamento del Sars-Cov-2:
Secondo Stefano Scoglio, il presunto “isolamento” veniva fatto «centrifugando» dei campioni faringei di un paziente, ottenendo degli acidi nucleici dai quali avrebbero forzatamente individuato il virus. Il sito del San Raffaele spiega cosa significa isolare il virus:
Isolare un virus, come suggerisce la parola, indica la capacità di “separarlo” dall’organismo da cui proviene. L’obiettivo è ottenerne grandi quantità in coltura e poterlo studiare in laboratorio. L’isolamento viene effettuato a partire da un campione – ad esempio di sangue o saliva – prelevato da un paziente infetto. Attraverso una complessa e delicata procedura i ricercatori riescono a eliminare il materiale inutile contenuto nel campione, come le cellule del paziente o eventuali batteri, e a inoculare il virus in colture cellulari ad hoc, dove il virus può replicarsi (i virus infatti – a differenza dei batteri – necessitano delle cellule per riprodursi). L’isolamento del virus può essere più o meno facile a seconda della capacità infettiva del patogeno.
Quanto basta per dimostrare che le affermazioni di Stefano Scoglio non trovano fondamento. Ricordiamo che lo stesso personaggio, promuovendo i propri prodotti a fronte di un guadagno personale, sosteneva che il Sars-Cov-2 non esistesse e che i test PCR fossero inutili proprio in mancanza di un virus da cercare.
La bufala dei pazienti uccisi con l’intubazione
Nel secondo video, Stefano Scoglio parla delle intubazioni e ripropone la narrazione dei pazienti a cui veniva «sparato» finanziamento nei polmoni facendoli «scoppiare» o «bruciare». Una tale teoria infondata venne diffusa nel 2020 e nel 2021 da diversi personaggi. In merito alla polmonite e la trombosi, i pazienti venivano trattati con i metodi già noti in passato e presenti nelle linee guida internazionali, le quali includevano anche l’uso di eparina a basso peso molecolare. Riproponiamo, dopo un articolo del 29 aprile 2020, le dichiarazioni del Dott. Corrado Lodigiani, Responsabile del Centro Trombosi e Malattie Emorragiche del Gruppo Humanitas:
La correlazione tra malattie di tipo infiammatorie, come per esempio le polmoniti e la trombosi in generale (soprattutto venosa), è nota da decenni; si pensi che un paziente con una qualunque polmonite batterica o virale, quindi non necessariamente da SARS-CoV-2, viene abitualmente sottoposto a profilassi tromboembolica con eparina a basso peso molecolare, in quanto esiste una forte raccomandazione in tutte le linee guida internazionali, allo scopo di ridurre o eliminare il rischio di insorgenza di tromboembolismo venoso, ovvero trombosi venosa profonda. Si tratta della formazione di trombi nel sangue delle nostre vene che in alcuni casi possono provocare l’embolia polmonare, un evento potenzialmente fatale. La profilassi tromboembolica si effettua in genere mediante l’utilizzo di eparina a basso peso molecolare e tale raccomandazione è il frutto di uno studio scientifico pubblicato nel lontano 1999.
Nel comunicato del Gruppo Humanitas troviamo alcune dichiarazioni del Prof. Maurizio Cecconi in merito alle terapie intensive e la trombosi:
Nel nostro Ospedale oltre il 75% dei pazienti ricoverati con COVID-19 nei reparti dedicati e il 100% di coloro che sono ricoverati in Terapia Intensiva viene sottoposto a tromboprofilassi, come risulta da uno studio da noi pubblicato proprio oggi. I pazienti con malattie infettive o settiche gravi presentano uno stato di potente infiammazione che attivando il sistema della coagulazione induce uno stato di ipercoagulabilità e li espone quindi a un alto rischio di trombosi. Ciononostante non ci sono evidenze scientifiche che indichino la trombosi come causa unica di accesso in Terapia intensiva.
Conclusioni
Le dichiarazioni di Stefano Scoglio, il quale negava l’esistenza del virus e della Pandemia proponendo la vendita dei suoi prodotti, non sono supportate dai fatti. Gli interventi video, pubblicati nel 2020 e riproposti addirittura nel 2024, diffondono ulteriormente narrazioni prive di fondamento.
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Scritto da David Puente perwww.open.online il 2024-12-30 11:00:00 ,