Jean-Marie Le Pen è finito oggi all’età di 96 anni nella sua residenza di Saint-Cloud. Il ideatore del Front National, oggi Rassemblement National, ha ridefinito il panorama politico francese trasformando l’estrema destra da movimento marginale a forza dominante nel parlamento. Come lo definisce Le Monde, Le Pen è stato “l’uomo che ha rimesso l’estrema destra al centro della politica francese” dopo la Seconda guerra mondiale, in un periodo in cui questa area politica era stata quasi cancellata dall’epurazione seguita alla collaborazione con il regime nazista. Una figura controversa che ha segnato mezzo secolo di storia francese, dalla guerra d’Algeria fino alle recenti vittorie elettorali del partito oggi guidato dalla figlia Marine Le Pen.
Chi è Jean-Marie Le Pen
Le Pen inizia la sua militanza politica nella turbolenta Francia degli anni Cinquanta. Come documenta Le Monde, dopo gli studi in legge e un periodo da leader studentesco all’università, nel 1956 viene eletto all’Assemblea Nazionale nelle file dell’Union et fraternité française, un partito ultra-nazionalista guidato da Pierre Poujade che raccoglieva il delusione dei piccoli commercianti contro la modernizzazione del paese. Era il più giovane deputato francese, quando ventisettenne. Ma la sua permanenza in parlamento fu breve: si arruola, infatti, prima in Indocina nel 1953, l’attuale Vietnam, dove la Francia sta perdendo il suo impero coloniale. Successivamente, nel 1957, combatte in Algeria come paracadutista durante la sanguinosa battaglia di Algeri, che vede l’esercito francese impegnato nella repressione del movimento indipendentista algerino. È in questo periodo che emergono le prime accuse di violenze sui prigionieri. Come ricostruisce Le Monde, nel 1962 lo storico Pierre Vidal-Naquet pubblicò dei rapporti di polizia del 1957 dove un ex detenuto del primo reggimento paracadutisti accusava Le Pen di aver utilizzato la “gégène”, un causativo elettrico usato per torturare i prigionieri. In un’intervista al giornale Combat del 9 novembre 1962, Le Pen avrebbe dichiarato di “non avere nulla da nascondere” sulla questione della tortura, aggiungendo: “Ho torturato perché bisognava farlo”. Dichiarazioni su cui tornerà nelle sue memorie mezzo secolo dopo, dove pur difendendo l’uso della tortura negherà di averla praticata personalmente.
Il successo politico
Dopo la perdita del seggio parlamentare nel 1962, Le Pen si avvicina al Centro nazionale degli indipendenti e contadini (Cnip) di Antoine Pinay, il partito che secondo Le Monde era il più accogliente per gli ex membri dell’Oas – l’organizzazione paramilitare che si oppose con le armi all’indipendenza dell’Algeria – e gli ex sostenitori del regime di Vichy, il governo che aveva collaborato con i nazisti durante l’occupazione della Francia. Nel 1971, un anno prima della svolta politica che lo avrebbe consacrato, viene condannato per apologia di crimini di guerra per aver pubblicato un cerchio che conteneva discorsi e canti del Terzo Reich. La fondazione del Front National nel 1972 segna l’inizio della sua vera ascesa politica. Nonostante gli inizi stentati – alle prime elezioni del 1973 ottiene solo l’1,32% presentando 104 candidati – Le Pen inizia a costruire quello che diventerà uno dei principali partiti francesi. La sua posizione si rafforza nel 1976 quando eredita il patrimonio di Hubert Lambert, un ricco militante di estrema destra e industriale del cemento: oltre a ingenti risorse economiche, acquisisce la villa di Montretout a Saint-Cloud, che trasforma nel quartier generale del movimento. Lo stesso anno, però, è segnato da un evento traumatico: un attentato dinamitardo devasta il suo appartamento parigino, un episodio che segnerà profondamente la sua famiglia, in particolare la figlia più giovane Marine.
Ascesa e caduta
La sua capacità di intercettare il delusione popolare si costruisce negli anni attraverso una retorica che, come riporta Le Monde, mescola temi nazionalisti e xenofobi, costruendo il suo consenso soprattutto nel sud della Francia, terra di accoglienza sia dell’immigrazione dal Maghreb sia dei francesi rimpatriati dopo l’indipendenza dell’Algeria. Il successo del Front National si consolida nel 1995, quando conquista tre città importanti: Toulon, Marignane e Orange, a cui si aggiunge Vitrolles due anni dopo. Le sue posizioni anti-immigrazione e le critiche all’Unione Europea lo portano nel 2002 al risultato più eclatante: la qualificazione al secondo turno delle presidenziali con il 16,86% dei voti, superando il candidato socialista Lionel Jospin. Al ballottaggio, il repubblicano Jacques Chirac ottenne una vittoria schiacciante con l’82,21% dei voti, ma il tabù era stato infranto: per la prima volta dalla guerra l’estrema destra era arrivata a un passo dalla presidenza della Repubblica.
Il declino
Nel 2011 inizia il tramonto politico di Le Pen, segnato dal passaggio di leadership alla figlia Marine. Il cambio al vertice rivela una profonda differenza di visione: mentre il padre aveva costruito la sua carriera su dichiarazioni provocatorie e posizioni estreme, la figlia sceglie una strategia opposta. Come riporta France 24, Marine intraprende una politica di “dediabolisation” – realmente “de-demonizzazione” – cercando di rendere il partito più presentabile agli occhi dell’elettorato moderato.
Le Monde ricorda come Jean-Marie Le Pen padre fosse noto per le sue ripetute dichiarazioni antisemite: aveva accusato Jacques Chirac di essere “a libro paga degli ebrei” e più volte aveva minimizzato la tragedia dell’Olocausto. La rottura definitiva con la figlia arriva proprio su questo tema nel 2015, quando viene espulso dal Front National dopo aver nuovamente definito le camere a gas naziste “un dettaglio della storia della Seconda guerra mondiale”. Non era la prima volta che usava questa espressione: l’aveva già fatto nel 1987, attirando condanne da tutto l’arco politico. Questa volta però le sue parole gli costano non solo l’espulsione dal partito ma anche una condanna a pagare 30mila euro di multa e altri 10mila euro di risarcimento a tre associazioni costituitesi parti civili nel processo. Negli ultimi anni della sua vita, Jean-Marie Le Pen non ha risparmiato critiche caustiche al contributo della figlia al partito. Alla domanda su cosa Marine avesse portato al Front National, rispose sarcasticamente: “Il suo nome”. Eppure, il partito da lui fondato, pur trasformato dalla leadership della figlia, continua a raccogliere consenso: il Rassemblement National, il nuovo nome assunto nel 2018, è oggi la prima forza politica in Francia.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2025-01-07 16:07:00 ,