Il 5 aprile erano noti dieci casi di epatite dall’origine ignota, con annesse infiammazioni al fegato, che hanno colpito dei bambini sotto i dieci anni nel Regno Unito. L’8 aprile erano saliti a 74, superando il centinaio in questi giorni, arrivando a 130 casi, concentrati soprattutto in Scozia e Inghilterra, mentre almeno otto bambini avrebbero ricevuto un trapianto di fegato. Intanto secondo l’Ansa in Italia sarebbero stati segnalati già 11 casi sospetti. Un bambino di tre anni di Prato è stato ricoverato all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ma non necessiterebbe di trapianto del fegato. Il resto dei casi sono stati registrati anche in Israele, gli USA, Danimarca, l’Irlanda, Spagna e Olanda.
Adenovirus o Coronavirus?
Come riporta l’Oms nel suo comunicato, gli epatovirus comunemente collegati alla malattia (A, B, C, D, E) «sono stati esclusi dopo i test di laboratorio» e le segnalazioni sarebbero in aumento.
Di questi 10 casi – continua il comunicato -, nove hanno manifestato sintomi nel marzo 2022, mentre un caso ha manifestato sintomi nel gennaio 2022. I sintomi includevano ittero, diarrea, vomito e dolore addominale. Tutti i 10 casi sono stati rilevati durante il ricovero in ospedale.
Ci sono alcuni sospetti riguardo una forma di adenovirus, in circolazione assieme a SARS-CoV-2, ma non è stato accertato al momento alcun collegamento causale, come spiega il professor Enrico Bucci su Il Foglio:
Il legame con un’infezione da adenovirus – e particolarmente da adenovirus 41, noto per causare disturbi gastrointestinali nei bambini – è nulla più che un’ipotesi di lavoro, basandosi solo sull’avvenuta identificazione in molti dei casi osservati, in un periodo tuttavia di elevata circolazione adenovirale.
Per adesso abbiamo evidenze solo negli adulti di un collegamento tra nuovo Coronavirus e forme epatiche, come riportato in numerosi casi dalla letteratura scientifica. Troviamo evidenze anche dati autoptici. Non di meno, pensare che i casi che hanno colpito questi bambini siano da attribuire alla Covid-19 sarebbe al momento del tutto azzardato.
Come spiega il medico e divulgatore scientifico Federico Caobelli solo nel Regno Unito «quasi il 90% dei bambini ha anticorpi anti Covid, per cui è difficile stabilire un rapporto di causa ed effetto». Parliamo di anticorpi sviluppati per contagio in un ampio numero di bambini che non sono stati colpiti da questa forma di epatite. Mentre sappiamo che quelli che l’hanno contratta sicuramente non potevano essere vaccinati contro la Covid-19.
Colpa dei vaccini adenovirali?
Eppure, nonostante le evidenze dicano tutt’altro c’è comunque chi ha ipotizzato che possa trattarsi dei vaccini adenovirali. Le indagini sono ancora in corso e non c’è nulla di misterioso, come ricorda l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco:
Di virus in grado di causare epatite virale ne conosciamo tanti. E alla lista se ne possono aggiungere di nuovi. Si tratta, dunque, di una forma di epatite da causa da accertare. Lo so, definirla misteriosa attira più attenzione. Ma la verità scientifica non ha bisogno di attenzione mediatica. Ha bisogno di lavoro metodico e meno pressioni si fanno più è probabile che i risultati siano attendibili.
L’unica cosa certa è che i vaccini adenovirali non c’entrano, sia perché i bimbi non erano vaccinati, sia perché quei vaccini sono stati prodotti con adenovirus non umani incapaci di riprodursi autonomamente.
È del tutto esclusa l’ipotesi di un nesso con l’immunizzazione anti Covid considerando che nessuno dei bambini coinvolti è stato vaccinato – riporta Quotidiano Sanità – Il 77% dei casi è risultato positivo all’adenovirus ma si stanno comunque studiando altri possibili fattori, come un’altra infezione (incluso COVID-19) o una causa ambientale.
Sul tema si è espresso recentemente anche Roberto Burioni su Twitter:
La Sanità del Regno Unito considera quindi «l’ipotesi infettiva la più probabile, dato il quadro epidemiologico e le caratteristiche cliniche dei casi». Mentre la circolare del Ministero della Sanità italiano diffusa oggi, 23 aprile, smentisce un possibile legame con il vaccino anti Covid-19, e spiega che positività per Covid-19 o Adenovirus è stata riportata solo in due casi sospetti: «Il ruolo degli Adenovirus in queste forme ipotizzato in UK, non è però confermato», si legge.
Colpa delle restrizioni dovute alla pandemia?
C’è anche chi si spinge oltre, ipotizzando che questa forma di epatite sia una conseguenza delle restrizioni dovute alla Pandemia, come la professoressa Susan Hopkins, consulente medico dell’Agenzia sanitaria britannica (UKHSA), la quale ha spiegato alla Bbc, che «il 77% dei casi di epatite infantile attualmente oggetto di indagine è risultato positivo per una qualche forma di adenovirus». Questo potrebbe avere avuto una mutazione, oppure le restrizioni dovute alla pandemia potrebbero aver maggiormente esposto i bimbi, portando a una «risposta immunitaria “più vigorosa”».
Le speculazioni circa un eventuale effetto della mancata esposizione dei bambini a comuni patogeni – continua Bucci -, a causa delle misure non farmacologiche per prevenire l’infezione da SARS-CoV-2, sono in questo momento prive di qualsiasi fondamento fattuale.
Foto di copertina: TINO ROMANO/ANSA | Un reparto di terapia intensiva pediatrica in una recente immagine d’archivio.
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Scritto da Juanne Pili perwww.open.online il 2022-04-23 11:30:57 ,