Una delle notizie più grandi del 2024 nel settore dell’energia è una notizia che molti non avranno letto o ascoltato: ovvero l’acquisizione della società chimica tedesca Covestro da parte della compagnia petrolifera emiratina Abu Dhabi National Oil Company, o Adnoc. Dal valore di quasi 13 miliardi di dollari, si tratta della più grande operazione del genere tra un’azienda mediorientale e una europea. Ma non è questo a rendere rilevante la notizia oltre la cerchia degli specialisti: l’affare tra Adnoc e Covestro è importante perché incarna una tendenza generale.
L’era del petrolio, il combustibile fossile dominante nel XX secolo e rilevantissimo ancora adesso, non sta finendo. Sta cambiando, però: per effetto della transizione energetica, l’umanità utilizzerà sempre di più il petrolio per costruire materiali, anziché per generare energia bruciandolo. Si tratta, in un certo senso, di un ritorno al passato, visto che in origine il greggio serviva innanzitutto a impermeabilizzare gli scafi delle navi e solo in seguito venne sfruttato come combustibile (il cherosene). In futuro, allora, per effetto dell’elettrificazione della vivacità, diminuirà l’utilizzo del petrolio come carburante ma ne aumenterà l’impiego come materia prima per i prodotti chimici. La transizione ecologica ha bisogno dei derivati petroliferi, come la plastica per le pale eoliche, per i pannelli solari e per le automobili elettriche.
Dall’era del petrolio all’era della petrolchimica
Nel rapporto Oil 2024 l’Agenzia internazionale dell’energia ha scritto che siamo nell’“era della crescita della domanda trainata dalla petrolchimica”. I prodotti petrolchimici sono già ovunque, la lista è lunghissima: negli imballaggi, negli elettrodomestici, nei vestiti, negli smartphone, nelle vernici, nei dispositivi medicali… “Inoltre”, puntualizzava l’Agenzia, “alcuni importanti settori manifatturieri in crescita, tra cui le tecnologie per l’energia pulita come i veicoli elettrici e i pannelli solari, sono ad alta intensità di polimeri”, vale a dire le catene di monomeri che formano le plastiche.
Nel medio-lungo termine, insomma, saranno i derivati petrolchimici a trainare la domanda di greggio e le raffinerie dovranno organizzarsi per gestire la minore richiesta di benzina. Questo cambiamento strutturale è sullo sfondo dell’acquisizione di Covestro da Adnoc: la società ritiene che nei prossimi decenni ci sarà un vasto mercato per le plastiche che permetterà di compensare il rimpicciolimento di quello del trasporto stradale.
Grazie alla chimica le Big Oil potranno assicurarsi contro il “picco del petrolio” e contemporaneamente allinearsi alla transizione energetica senza sacrificare il loro business primario, continuando a estrarre valore dai barili riempiti di idrocarburi. Alcuni gruppi petroliferi sono già molto attivi in questo comparto, come Eni o Shell; a fine novembre l’americana ExxonMobil ha detto di voler triplicare la sua capacità di riciclo avanzato delle plastiche in Texas. Le compagnie mediorientali sembravano più reticenti a compiere il passo, ma si sono decise: prima che Adnoc comprasse Covestro, nel 2023 il colosso saudita Aramco aveva acquistato una quota dell’azienda cinese Rongsheng Petrochemical e più recentemente ha investito in uno stabilimento in Cina.
Il peso della Cina
La Cina è la maggiore consumatrice di prodotti petrolchimici al mondo, rappresentando da sola quasi la metà della loro domanda complessivo. Senza contare, del resto – lo riporta l’Agenzia internazionale dell’energia nell’ultimo World Energy Outlook –, che solo l’industria petrolchimica cinese utilizza più greggio di tutto il Giappone.