L’origine della parola è illuminante: precariato discende dal latino prex, ovvero la preghiera. Sarebbe a dire che il precario è, né più né meno, colui che si trova costretto a pregare, a supplicare, a chiedere in ginocchio qualcosa che gli venga concesso come una grazia. Lavorare, per esempio. Ho sempre avuto l’impressione che in questa immagine della preghiera sia concentrato il senso psicologico di chi vive appeso, fragile, del tutto esposto all’arbitrio di un’entità superiore a cui rivolgersi senza la minima garanzia di parità, ma sempre con deferenza.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-07-14 01:26:58 ,www.repubblica.it