«Negli ultimi tempi era preoccupata — racconta — lui insisteva per farla abortire. Diceva che gli avrebbe fatto perdere la reputazione». Federica Cucchiara era la migliore amica di Ana Maria Lacramioara Di Piazza, la trentenne incinta uccisa il 22 novembre del 2019 con dieci coltellate dall’uomo con cui aveva una relazione. «Quando la corte di secondo grado ha cancellato l’ergastolo, trasformandolo in una condanna a 19 anni, ho provato dentro un dolore grande, come quando seppi della sua morte. Finché non ci sarà giustizia, Ana Maria non potrà riposare in pace».
La corte ha escluso le aggravanti legate alla premeditazione, ai motivi abietti e alla crudeltà. È scattato poi lo sconto di un terzo della pena, per l’ammissione al rito abbreviato, che era stato sempre rigettato dai precedenti giudici. Il collegio ha pure assolto Antonino Borgia dall’accusa di porto di coltello, in un’intercettazione in carcere lui dice che il coltello l’aveva trovato casualmente sul luogo del delitto. Che idea si è fatta di questa vicenda?
«Mi sembra tutto così assurdo e incomprensibile. C’è un video che ha ripreso gli ultimi momenti di vita di Ana Maria. Quell’uomo non ha avuto alcuna pietà: il primo colpo l’ha sferrato proprio al grembo, per colpire quella piccola creatura che era diventata la sua ossessione. Voleva a tutti i costi liberarsene, mentre lei voleva tenerlo il bambino. Altro che delitto d’impeto, come dice adesso questa sentenza. Aveva un piano ben preciso».
Ana Maria cosa le aveva confidato di lui?
«Non sapevo chi fosse, non mi aveva detto che era sposato. Nei primi tempi, anzi, mi sembrava una figura positiva: Ana Maria mi raccontava che all’inizio lui aveva tante attenzioni nei suoi confronti, aveva in qualche modo colmato quel grande vuoto che si era creato con la morte del padre».
Quand’era iniziata la loro relazione?
«Circa un anno e mezzo prima dell’omicidio».
Come seppe della morte della sua amica?
«Ana Maria era come una sorella per me, ci conoscevamo da quando avevo 13 anni, oggi ne ho 32. Il giorno prima della sua morte avevo saputo di essere incinta, quando mi dissero dell’omicidio rischiai di perdere il bambino per il dolore».
La madre di Ana Maria ha denunciato che su questa vicenda ci sono troppi silenzi: «Perché lei era romena», ha detto.
«Hanno detto anche di peggio, che lei era una prostituta. Invece, era solo una ragazza che lottava per la sua vita. A 4 anni l’avevano adottata in Italia. E qui era cresciuta. Poi, si era innamorata di un ragazzo tunisino, la loro unione è durata a lungo, hanno avuto anche un figlio che oggi ha 13 anni. Ana Maria era una donna piena di vita, solare, una madre coraggiosa che cercava lavoro».
Quando erano nate le discussioni con Borgia?
«L’avevo sentita due giorni prima del delitto, sapevo che doveva andare a fare una visita medica e che lui l’avrebbe accompagnata».
Invece, la portò a morire.
«La battaglia per darle giustizia dobbiamo farla per suo figlio: non vorrei che fra qualche anno si ritrovi per strada l’assassino della madre. Sarebbe un dolore troppo grande».
L’avvocato ha detto ai giudici che Borgia ha chiesto scusa alla famiglia di Ana Maria, dice di essere pentito.
«Non è possibile perdonare per tanta crudeltà».
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-10-09 22:01:00 ,palermo.repubblica.it