«Abbandonare l’Ucraina sarebbe una perdita per gli Stati Uniti, una perdita particolarmente evidente al loro principale concorrente, la Cina. Non è un caso che Pechino osservi silenziosamente e sostenga la Russia». Così afferma Ruslan Stefanov, program director presso il prestigioso think tank Center for the Study of Democracy, in un’intervista sui negoziati in corsa tra gli Stati Uniti, l’Ucraina e la Russia. Stefanov è co-direttore e co-autore di The Kremlin Handbook, un progetto congiunto tra il Center for the Study of Democracy e il Center for Strategic and International Studies (CSIS), focalizzato sull’impronta economica e sull’influenza della Russia in Europa.
Trump potrebbe davvero consegnare l’Ucraina nelle mani di Putin?
Gli europei sono rimasti scioccati non solo per non essere stati invitati ai negoziati, ma soprattutto per non aver ricevuto un piano d’azione chiaro dagli Stati Uniti. Anche il Cremlino è stato sorpreso nel ritrovarsi di nuovo al centro di un dialogo diretto con Washington, come ai tempi della Guerra Fredda. Il tono diretto della nuova gestione Trump rende la comunicazione politicamente complessa, ma l’impazienza degli Stati Uniti nei confronti delle divisioni europee e del loro complesso d’inferiorità persiste dal crollo del Muro di Berlino.
Il fatto che il presidente Macron abbia una linea diretta con Trump, che l’inviato speciale di Washington, il generale Keith Kellogg, noto per la sua posizione intransigente contro la Russia, sia presente a Kiev, e che nulla sia cambiato sul campo d’azione degli USA, dimostra che Washington tiene conto degli interessi dei suoi alleati europei. Gli Stati Uniti restano il principale garante della sicurezza dell’Europa e del mondo. Sono consapevoli che Cina e Russia vogliono smantellare l’ordine internazionale che hanno costruito e che qualsiasi cedimento in Ucraina avverrebbe a loro spese.
Putin cerca di ristabilire un equilibrio di potere, dimostrando che la minaccia militare e nucleare gli permette di decidere le sorti del mondo. Ma gli Stati Uniti sanno bene che il sogno di Putin sarebbe irrealizzabile senza il sostegno cinese.
Gli europei comprendono che il progetto di Putin sarebbe devastante per l’Europa, inclusa la Germania, a meno che non trovi un modo per adattarsi e cambiare. Come affermò Henry Kissinger: la Germania è grande per l’Europa, ma sovrabbondante piccola per il mondo. Lo ha ribadito con toni netti anche il vicepresidente americano Vance alla Conferenza di Monaco due settimane fa. Se la Germania fosse sola, fuori dall’UE, gli Stati Uniti e la Cina non le dedicherebbero nemmeno un quarto dell’attenzione che ricevono oggi. Per questo motivo, l’invasione russa dell’Ucraina ha obbligato persino i più scettici a unirsi a Bruxelles.