Il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha annunciato che non si ricandiderà alla guida del partito, spiegando comunque di non volersi dimettere subito per tutelare l’interesse del partito e garantire una continuità nelle fasi che prepareranno il congresso con cui verrà sostituito. Commentando i risultati delle politiche in cui il PD ha preso poco più del 19 %, ha detto: «assicurerò in spirito di servizio la guida del PD in vista di questo congresso, a cui non mi presenterò come candidato: penso che spetti alle nuove generazioni costruire il Partito Democratico del futuro»
«Io ero tornato lo scorso 14 marzo per tenere unito il PD e salvarlo dalla disgregazione, e per preparare una prossima legislatura in cui vincessero i valori progressisti. Il primo risultato è raggiunto, il PD è la prima forza di opposizione e lavorerà per costruire in prospettiva quello che non è stato possibile questa volta: i numeri dimostrano che l’unico modo era fare il “campo largo”, noi ci abbiamo provato ma non è stato possibile» ha detto Letta spiegando che nei prossimi giorni verranno accelerate le procedure che porteranno al prossimo congresso, che in teoria era previsto per marzo. Un congresso che secondo lui dovrà essere «di profonda riflessione su cos’è e cosa vuole essere il Partito Democratico».
Letta era stato eletto segretario dall’Assemblea Nazionale del partito, il suo più importante organo costitutivo, nel marzo del 2021. Dal febbraio del 2014 – dopo essere stato tre volte ministro, vicesegretario del PD sotto Pier Luigi Bersani e poi presidente del Consiglio per poco meno di un anno, tra il 2013 e il 2014 – non era più in politica: da quando cioè Matteo Renzi lo aveva sostituito alla presidenza del Consiglio con un’operazione che sarebbe diventata tra le più raccontate e note della storia politica italiana recente, spesso associata allo «stai sereno» che Renzi (all’epoca segretario del PD) disse a Letta poco prima di rimuoverlo.
Nel 2021 era tornato e aveva annunciato la sua candidatura alla segreteria sostenuto dai principali dirigenti del partito, da Dario Franceschini ad Andrea Orlando, e dopo le dimissioni del precedente segretario Nicola Zingaretti arrivate dopo settimane di critiche e tensioni. Era un momento di generale e riconosciuta crisi del partito, spaccato al tempo sull’opportunità di un’alleanza stabile con il Movimento 5 Stelle e coinvolto nei delicati equilibri di un governo con la Lega e Forza Italia.
Dopo i risultati delle politiche, l’ipotesi che Letta non si sarebbe ricandidato alla guida del PD era considerata come molto probabile. Da tempo circolano i nomi di chi potrebbe presentare la propria candidatura: il più citato è il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che sarebbe sostenuto da una rete di sindaci e amministratori locali. Si parla anche della sua vice Elly Schlein, del ministro del Lavoro Andrea Orlando e dell’ex ministro del Sud Peppe Provenzano.
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, 2022-09-26 11:06:58 ,
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