Tre gli assi della proposta programmatica che il Pd si accinge a proporre agli italiani: lavoro e welfare, sostenibilità sociale e ambientale, diritti della persona. Naturalmente nel solco dell’Agenda Draghi.
Per il resto il segretario dem Enrico Letta è concentrato nello sforzo si sopire i dissidi e di unire il più possibile il fronte dei Democratici e progressisti: sarà questo il nome della lista dem, che “ospiterà” gli ex scissionisti di Articolo Uno Roberto Speranza, Federico Fornaro e Cecilia Guerra oltre a Demos e ai socialisti di Enzo Maraio.
Arginare le destre sovraniste
L’obiettivo primario resta la sconfitta, o la non vittoria, delle destre sovraniste. Per questo a Carlo Calenda, che già indica Mario Draghi come futuro premier in caso di vittoria, il Nazareno fa sapere che «noi non siamo come la destra che litiga su Palazzo Chigi e sugli incarichi prima ancora di fare le liste: noi siamo impegnati e testa bassa a parlare agli italiani».
Quanto a Draghi, «nessuno certo può avere dubbi su ciò che pensano Letta e il Pd sul suo profilo e la sua caratura. Ma non è un tema in agenda ora». In agenda c’è invece il tema dell’alleanza, da decidere in fretta dopo la rottura – ormai irreversibile – con il M5s.
Attesa per la direzione
Il perimetro sarà illustrato da Letta martedì 26 luglio in direzione, che dovrà approvare anche il regolamento per le candidature: saranno incandidabili gli eurodeputati, e anche i consiglieri regionali salvo pochissime deroghe, e saranno esclusi gli uscenti non in regola con il pagamento delle quote e quelli che hanno superato i tre mandati consecutivi, come da statuto, salvo la deroga tradizionale per gli ex segretari del partito (leggasi Dario Franceschini) e pochissime altre.