“Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?” A Elon Musk la Commissione europea potrebbe rivolgere la stessa apostrofe di Cicerone contro il congiurante Catilina in merito al sistematico taglio dei moderatori su X, l’ex Twitter, ormai dimezzati nell’arco di dodici mesi: “Fino a quando abuserai della nostra pazienza?” E qualcuno potrebbe rivolgere la stessa domanda a Bruxelles: “Fino a quando lascerete che il patron di Tesla abusi della vostra pazienza?” O a Musk stesso, dato che la sua politica sta provocando un calo degli utenti sulla piattaforma.
Perché quello che emerge dal terzo rapporto sulla trasparenza prodotto a fine ottobre dalla piattaforma social, acquistata dal ideatore di Tesla e SpaceX nel 2022, è che il taglio del numero dei moderatori è un processo ormai continuo e irreversibile. A novembre 2023, quando il Digital services act (Dsa), il regolamento europeo sui servizi digitali, impone alle prime grandi piattaforme di dichiarare il numero di persone impiegate per la moderazione dei contenuti, X comunica uno staff di 2.510 persone, di cui il 90% mastica inglese. Sei mesi dopo, ad aprile 2024, si passa a 1.726. L’ultimo rapporto, basato sui dati fino al 30 settembre, indica in tutto 1.275 moderatori.
Il dimezzamento dei moderatori
In circa un anno, X ha di fatto dimezzato le persone assunte per controllare i contenuti scritti “nelle lingue più parlate nell’Unione europea”. L’inglese passa dai 2.294 professionisti di novembre 2023 ai 1.117 di ottobre 2024. I 12 moderatori in lingua araba, che passano dai 12 del primo report ai 27 del secondo, spariscono nel terzo. In Europa, dati Eurobarometro, l’arabo è parlato da circa l’1% della cittadinanza, ossia da 4,5 milioni di persone. Così i due moderatori della lingua ebraica. Il tedesco oscilla: prima ha 59 persone che lo masticano, poi 81, infine 71. Il francese ci guadagna: da 52 a 74.
Nell’ultimo rapporto prodotto per il Dsa, X specifica anche che alcune persone parlano più lingue. Consentendo così di coprire la moderazione di più idiomi. Dei due moderatori in italiano, solo uno è il madrelingua. Greco, lituano, polacco e croato sono coperti da moderatori di altre nazionalità. Così porteghese e spagnolo, che hanno rispettivamente 22 e 41 moderatori dedicati, ma solo 5 e 15 madrelingua. In totale, sono 216 i moderatori che coprono altre lingue. E non sono aggiuntivi, ma, specifica il report, sono ricompresi nei 1.117 effettivi. La maggior parte ha meno di un anno di anzianità professionale: 422. Quasi due terzi non superano i tre anni di lavoro in azienda.
Il calo degli utenti
La politica di Musk sulla piattaforma sta facendo fuggire gli utenti. In un anno, gli iscritti mensili alla piattaforma nei 27 Stati dell’Unione europea sono passati da una media di 126,1 milioni ai 103,8 dell’ultimo rapporto. In Spagna si passa dagli oltre 22 milioni di novembre 2023 ai 16 milioni di ottobre 2024, in Italia da 9 a 8 milioni, in Francia da 22,9 a 20, in Polonia da 13,9 a 9 milioni. Pochi i mercati in controtendenza. Tra questi la Germania, dove X guadagna circa 600mila utenti, da 16,3 a 16,9 milioni. E la Finlandia: da 2,1 a 2,3 milioni.
La qualità dell’ambiente della piattaforma, a giudicare dalle segnalazioni di contenuti illegali, è peggiorata. Nel primo rapporto, che comprendeva il periodo tra il 28 agosto e il 20 ottobre 2023, X assomma circa 71mila alert di contenuti illeciti. Sono, grosso modo, 35mila al mese. Nel report successivo, che prende in esame cinque mesi, il numero sale a 238mila complessivi (circa 47mila in un mese). Infine nell’ultimo, che invece copre un arco che va dall’inizio di aprile al 30 settembre 2024, le segnalazioni si attestano oltre quota 277mila, con una media quindi 46mila in un mese. Se però confrontiamo il numero di segnalazioni con quello degli utenti, l’impatto è maggiore. Se nel primo report l’incidenza delle denunce di illecito era dello 0,27%, nel secondo passa alla 0,43%. E nel terzo è dello 0,44%.
La situazione non è sfuggita alla Commissione europea, che alla fine del 2023 ha aperto una indagine su X per una potenziale violazione del Digital services act proprio in materia di moderazione. È stata la prima delle grandi piattaforme regolate dal Dsa a finire sotto la lente di Bruxelles, per il modo in cui gestisce le segnalazioni di contenuti, il numero di moderatori e le lingue coperte, le modalità di certificazione dei profili. A luglio un primo verdetto: X ha violato il Dsa. La piattaforma può difendersi. E dovrà essere convincente, per esimersi da di dover pagare una multa che può arrivare al 6% del proprio fatturato totale. C’è in corso un secondo filone di indagine su fake news e contenuti illeciti, che ancora deve giungere al termine.
Anche la pubblicità soffre
Dopo l’saluto di Thierry Breton, ex commissario francese al Mercato interno, che ha rinunciato alla poltrona in aperta opposizione con la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, Musk perde uno dei suoi più acerrimi oppositori in Europa. E la vicinanza al candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump, potrebbe favorirlo ai tavoli negoziali sul digitale tra Washington e Bruxelles, qualora l’ex tycoon vincesse le elezioni. Al tempo stesso, la Commissione non intende cedere di un millimetro sulle sue nuove regole. E questi primi verdetti sono la prova del nove per dimostrare che fa sul serio. Tanto che a Bloomberg fonti della Commissione hanno rivelato che si discute se sanzionare X o Musk stesso. In quel caso, la multa sarebbe calcolata anche sui fatturati di altre sue aziende, come Tesla o SpaceX.