Nei giorni scorsi tre delle maggiori associazioni ambientaliste italiane aderenti all’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) – Fai, Legambiente e WWF Italia – hanno sottoscritto un documento con dodici proposte per far evolvere l’approccio alla tutela del paesaggio alla luce delle trasformazioni derivanti dalla transizione energetica verso le fonti rinnovabili, innescando un interessante dibattito.
Una presa di posizione decisa e unitaria a favore di un cambiamento sostenibile del paesaggio, che viene considerato finalmente come una questione culturale ed etica e non solo estetica, nella sua dinamica e complessa interdipendenza con gli equilibri ambientali, sociali ed economici.
Un grande passo in avanti che, pur senza nominarle, si inserisce nel solco tracciato dalle riforme costituzionali approvate a febbraio quando, per la prima volta nella storia repubblicana, sono stati modificati i principi fondamentali della Costituzione Italiana: nell’articolo 9 la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e l’interesse delle future generazioni assumono così la stessa “dignità costituzionale” della preesistente menzione alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Un’innovazione dirompente e ricca di implicazioni, promossa dall’ASviS fin dal 2016.
Nelle dodici proposte delle associazioni ambientaliste sul paesaggio si trovano diverse corrispondenze con il Decalogo presentato dall’Alleanza alla politica alla vigilia delle ultime elezioni, un appello che rappresenta il nucleo centrale delle proposte del Rapporto annuale sullo sviluppo sostenibile 2022, elaborato con il contributo delle oltre 320 organizzazioni della società civile aderenti alla nostra rete.
Siamo già quasi a un terzo del tempo previsto dalla decade d’azione per l’attuazione dall’Agenda 2030 e i 17 Obiettivi sembrano allontanarsi a causa delle crisi globali, i cui effetti sono sempre più evidenti in Italia e in Europa.
La transizione energetica è una delle grandi questioni su cui il Governo e il Parlamento da poco insediati sono chiamati a intervenire, utilizzando le risorse a disposizione per raggiungere impegni precisi. Come si legge nel documento, il percorso verso la decarbonizzazione prevede che entro il 2030 la produzione di energia fotovoltaica italiana venga quasi triplicata, passando dagli attuali 22 GW a 60 GW e quella di energia eolica più che raddoppiata, passando da 11,2 GW a 25 GW.
Anche se non fossero raggiunti in soli sette anni ma in un arco di tempo più lungo, questi numeri rivelano l’ampiezza delle modifiche al paesaggio cui dovremmo abituarci e, di conseguenza, indicano l’urgenza di condividere nuove regole e aggiornare le competenze e gli strumenti che abbiamo, adottando processi e metodologie in grado di governare la transizione nella direzione di quel modello di sviluppo realmente sostenibile che appare allo stesso tempo lontano, difficile da perseguire e vicino, dietro l’angolo, possibile da realizzare.
Essere consapevoli di queste contraddizioni e agire per affrontarle è il presupposto del cambiamento culturale che auspichiamo. Una trasformazione che ci coinvolge in profondità poiché riguarda il modo di collocarci nel paesaggio e, dunque, la nostra identità nello spazio e nel tempo, richiamandoci al dovere di considerare la natura in modo generativo e non distruttivo, in funzione della continuità della specie, dell’umanità che si evolve alla continua ricerca del proprio benessere, degli ecosistemi di cui siamo parte come individui, membri di comunità locali e nazionali, cittadini globali.
(*Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, Presidenti dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS)
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greenandblue@gedi.it (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-12 15:24:53 ,
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Il post dal titolo: L’evoluzione del paesaggio e la cultura della sostenibilità scitto da greenandblue@gedi.it (Redazione di Green and Blue) il 2022-12-12 15:24:53 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue