Al Wired Next Fest Trentino 2024 nel teatro Zandonai il generale e biologo Luciano Garofano ripercorre oltre 40 anni di storia delle scienze forensi italiane. L’ex comandante del RIS di Parma, biologo di formazione e consulente in numerosi casi di cronaca nera, traccia un quadro dell’evoluzione delle tecniche investigative, dall’ingresso della scienza negli Ottanta fino alle prospettive future. Il punto di partenza è un evento traumatico per l’intero paese: “Tutto è cambiato dopo l’omicidio Moro”. Sono celebri le immagini di quei concitati momenti che ritraggono la folla di giornalisti, polizia e semplici curiosi attorno alla scena del crimine inquinando le prove. “Dopo quel momento sono iniziate a comparire le tute, la consapevolezza di dover proteggere la scena del crimine”, racconta Garofano.
Ma è negli anni Ottanta che si verifica quella che il generale definisce la vera svolta: l’introduzione dell’analisi del Dna sulla scena del crimine. “Ci permette di individuare indizi invisibili”, spiega l’ex comandante. Un esempio concreto? Il duplice omicidio di Novi Ligure del 2001, dove “con il luminol è stata ricostruita la dinamica, le tracce delle scarpe sul pavimento da cui era stato lavato il sangue”. Non solo tracce fisiche, però. Le fonti di indagine si sono moltiplicate negli ultimi decenni. “La seconda rivoluzione è stata proprio quella dei dispositivi informatici grazie a cui possiamo raccogliere tantissime informazioni sulla posizione, le relazioni tra le persone”, sottolinea l’ex comandante del RIS.
Le nuove frontiere della criminologia
Ma quali sono le figure professionali coinvolte in queste indagini sempre più sofisticate? Garofano spiega che la professione del criminologo non esiste nel sistema giudiziario italiano. Ci sono però due percorsi di studi che si possono intraprendere per fare una professione del genere: quello psicologico, più incentrato sulla mente delle persone, e quello criminalistico, che si occupa dell’analisi dei reperti.
Tra le professioni emergenti, il generale cita il tossicologo forense, che si occupa di analizzare sostanze stupefacenti o tracce prelevate sulle vittime, e l’entomologo forense. Quest’ultima figura studia gli insetti presenti sui cadaveri, fornendo informazioni preziose: “Le colonizzazioni degli insetti ci dicono molto sulle fasi trasformative del corpo della vittima”, spiega Garofano. A volte sono informazioni più precise di quelle che ci può dare la medicina forense. Ma le frontiere della scienza si spingono ancora oltre. L’ex comandante del Ris parla di esame del microbiota per studiare le trasformazioni interne di un corpo dopo la morte e persino di odorologia, la scienza che studia gli odori del corpo umano. “Negli ultimi anni si è capito di dover avvicinare le scienze alla scena del crimine”. Inoltre, fa sapere l’ex comandante, nel futuro i prossimi campagna di studio della scienza criminologica riguarderanno sempre più “il mondo dell’invisibile”.
Dalla storia antica alle serie TV
L’intervista ha toccato anche temi meno tecnici, come il rapporto tra scienza forense e cultura popolare. L’ex comandante dell’Arma racconta un aneddoto curioso: “Una volta una troupe televisiva londinese mi venne a trovare al Ris di Parma e mi chiesero informazioni sull’omicidio di Giulio Cesare. Leggendo gli autori del passato, come Svetonio, mi entusiasmai scoprendo quanto si poteva ricostruire ancora di quella storia dopo millenni”.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-09-27 10:41:44 ,