E’ sceso dall’auto blu a pochi passi dall’ingresso delle Terme Vesuviane. Ha voluto passeggiare lungo Rampa Nunziante per raccogliere l’abbraccio della gente. «Aiutaci presidente», ripetono le voci che si rincorrono nel caos di flash e selfie che avvolge Giuseppe Conte, l’ex premier e oggi presidente del Movimento 5 Stelle. Torre Annunziata, dopotutto, è il regno del reddito di cittadinanza. Qui con il bonus “campano” migliaia di famiglie. Ma è anche una città che ha disperato bisogno di respirare politica vera dopo essere stata soffocata per decenni dal cappio di amministratori incapaci o addirittura accusati di collusioni con la camorra. E proprio i rapporti politca-camorra e gli intrecci che hanno portato allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, sono stati i temi portanti dell’incontro organizzato dai 5 Stelle. Conte parla di una città da ricostruire, di una storia nuova da scrivere «raccogliendo la penna caduta con la morte di Giancarlo Siani», il giornalista de “Il Mattino” ammazzato dalla camorra nel 1985. L’avvocato non si spinge in fondo ai fascicoli delle inchieste che hanno gettato una palata di fango sul volto dell’ex amministrazione comunale: «si tratta di persone indagate alle quali vanno garantiti tutti i diritti» altrimenti, «dite che siamo giustizialisti», sottolinea. Ma poi chiarisce che se Torre Annunziata non ha più un’amministrazione è perché la camorra aveva davvero puntato «ai fondi del Pnrr», i soldi che dovevano rappresentare l’ultimo treno di riscatto per Fortapàsc. Poi si lancia in un antipasto di campagna elettorale, presentando il«patto per la legalità», parlando di investimenti per scuola e cultura, di interventi per strappare dalle braccia della camorra i futuri assassini ed affiliati. Ma «non a chiacchiere», dice, «con investimenti forti e concreti». Poi sottolinea gli interventi del Movimento nella lotta alle mafie: dalla legge spazza-corrotti fino alla nuova riforma dell’ergastolo ostativo. «Ci siamo sconfitti su questo tema e se non passa la legge sull’ergastolo ostativo si rischia di indebolire pesantemente la lotta alle mafie». Dimentica, però, di parlare dei boss col reddito di cittadinanza (a Torre Annunziata lo percepivano i familiari di un nipote del boss Valentino Gionta, a Napoli i parenti proprio dei killer di Siani). Ma poi sottolinea la necessità di recidere i legami anche tra camorristi e imprenditori, il primo passo verso l’infiltrazione dei Comuni. «Le persone qui non devono essere lasciate sole, la parte sana di questa città ha bisogno di segnali forti. Dobbiamo costruire una squadra con tutte le madri che non vogliono abbandonare i propri figli alla camorra. Vogliamo costruire una squadra con i giovani che vogliono restare su questo territorio. Con gli imprenditori puliti», sottolinea ancora l’ex premier. Ma Conte sa che 30 anni di camorra non si spazzano via con una conferenza stampa. «Sarà un percorso lungo, vi chiediamo di aiutarci». Un appello lanciato a una città che però sinora si è dimostrata sorda al richiamo della legalità, della giustizia.
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di Ciro Formisano
www.metropolisweb.it
2022-05-14 06:00:27 ,