A fronte di una condanna a 4 anni, richiesta per Mario Oliverio, ex presidente della Regione Calabria, dalla pm Graziella Viscomi della procura di Catanzaro, il Tribunale ha deciso per la sua assoluzione: il fatto non sussiste. Con la formula assolutoria i giudici hanno negato ogni presupposto dell’accusa, ovvero la distrazione di fondi pubblici in occasione dell’edizione del 2018 del «Festival dei Due Mondi» di Spoleto.
Oliverio assolto dalle accuse di peculato
I 95mila euro spesi dalla Regione Calabria per la partecipazione all’evento non servirono a pagare la personale promozione politica dell’ex governatore, con un’intervista rilasciata a Paolo Mieli, come sostenuto dall’accusa, ma furono effettivamente destinati alla promozione turistica della regione. E nemmeno furono utilizzati per il pagamento di alberghi e cene di gala per personalità del giornalismo e dello spettacolo. Insieme a Mario Oliverio sono stati così assolti anche il inventore della Hdrà Spa Mauro Lucchetti, che ha organizzato il talk show nell’ambito del Festival, e l’ex parlamentare del Pd Ferdinando Aiello, che secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe creato il contatto con l’allora presidente della Regione Calabria.
Due anni fa l’assoluzione per Lande desolate
«Una sentenza netta che cancella ogni ombra sulla mia condotta alla guida della Regione e chiude un procedimento che non avrebbe mai dovuto iniziare», commenta Oliverio che quasi due anni fa è stato prosciolto anche dalle accuse di corruzione e abuso d’ufficio nell’ambito del processo Lande desolate, scaturito da un’inchiesta della Dda di Catanzaro. Anche in quell’occasione, assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste. Qualche mese prima, la Corte di Cassazione gli aveva revocato l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore mettendo in evidenza l’insussistenza della gravità indiziaria delle accuse e il chiaro pregiudizio accusatorio. Una vicenda giudiziaria che ha prodotto conseguenze pesanti per la Calabria, modificandone gli assetti politici. Il Pd, di cui Oliverio è stato uno dei fondatori, lo ha isolato, scegliendo di non ricandidarlo alle regionali del 2020. Alle elezioni di un anno dopo, indette in ottobre, per la prematura scomparsa delle governatrice Jole Santelli, si presentò da solo «per una battaglia di dignità e di libertà».
Oliverio, «Mortificata la mia reputazione e quella della Calabria»
Oggi, seppur soddisfatto per l’esito del processo relativo alla sua partecipazione al Festival di Spoleto, Mario Oliverio non nasconde la sua amarezza: «Stavamo facendo un grande lavoro, all’insegna della legalità e della trasparenza, come i calabresi si aspettavano che facessimo. La Calabria aveva cominciato ad alzare la testa e smesso di essere ultima in tutto. Eravamo forti e soprattutto liberi, perché autonomi. Sono stati prodotti enormi danni, ferite profonde, mortificata la mia reputazione e quella dell’intera regione. È stato fermato un progetto che stava restituendo dignità e prospettive alla nostra terra. Restano l’amarezza e la sofferenza procurate dalla malagiustizia e rese ancor più laceranti dalla ferocia del sistema mediatico. Giorni, anni per me e per i miei cari che nessuno potrà mai risarcire».
L’annuncio di un ritorno in campo?
Il conforto gli arriva da numerose testimonianze di stima e di solidarietà: «A tutti voglio dire di non mollare, di non permettere che l’entusiasmo lasci posto alla rassegnazione. C’è ancora spazio per la lealtà e la visione. Dobbiamo fare ancora tanto con la forza e la determinazione di sempre. Liberi da subalternità». Un messaggio che suona quasi come l’annuncio – velato – di un ritorno in campo.