La svolta sul cessate il fuoco tra Israele e Libano potrebbe arrivare con un voto del gabinetto di sicurezza israeliano. Un piano mediato dagli Stati Uniti dopo mesi di trattative segrete, punta a fermare gli scontri quotidiani tra l’esercito israeliano e il movimento sciita Hezbollah che da oltre un anno insanguinano il confine tra Israele e Libano.
Il cuore dell’accordo è la creazione di una fascia di sicurezza profonda circa 30 chilometri nel territorio libanese, dal confine fino al fiume Litani. Secondo le fonti diplomatiche citate dal New York Times, questa zona dovrà essere affatto smilitarizzata entro 60 giorni: Hezbollah dovrà ritirare tutti i suoi combattenti e le sue armi a nord del fiume, mentre Israele dovrà far rientrare i suoi soldati oltre il confine internazionale. Per la prima volta gli Stati Uniti assumeranno un ruolo diretto nel monitoraggio della tregua, guidando un comitato internazionale di supervisione.
Il piano per il cessate il fuoco
Il piano prevede una complessa architettura di sicurezza: nella zona cuscinetto potranno operare solo l’esercito regolare libanese – con una forza di almeno “5.000 soldati“, secondo fonti libanesi citate da Reuters – e i caschi blu della missione Onu in Libano (Unifil). Ma la vera novità è che gli Stati Uniti guideranno un comitato internazionale di supervisione per monitorare eventuali violazioni della tregua. Si tratta di un tentativo di superare i limiti dell’accordo del 2006, quando al termine dell’ultima grande guerra tra Israele e Hezbollah la sola presenza dei caschi blu non riuscì a impedire al movimento sciita di ricostruire il suo arsenale militare nel sud del Libano.
Il piano definisce anche precise zone di competenza: l’area a nord del fiume Litani sarà sotto il controllo libanese, mentre la fascia di 30 chilometri tra il fiume e il confine internazionale verrà pattugliata congiuntamente dall’esercito libanese e dalle forze Unifil. L’esercito israeliano dovrà rimanere all’interno dei propri confini, mantenendo solo capacità di osservazione a distanza.
Le questioni ancora aperte
L’accordo lascia sul tavolo diverse questioni tecniche e strategiche da definire. La prima riguarda i meccanismi di risposta in caso di violazioni: il piano deve ancora stabilire quali azioni saranno consentite alle parti e in quali circostanze, così come il reale potere del nuovo comitato internazionale guidato dagli americani. Gli Stati Uniti potranno imporre sanzioni? E soprattutto: quali saranno i criteri per definire una violazione della tregua?
Il nodo più complesso riguarda il futuro assetto del sud del Libano. L’esercito regolare dovrà dimostrare di poter effettivamente presidiare un’area che per quasi vent’anni è stata un feudo di Hezbollah. Il movimento sciita, pur ritirandosi militarmente, manterrà comunque una forte influenza politica attraverso la sua rete di servizi sociali e le amministrazioni locali che controlla. Il piano prevede il dispiegamento di nuove tecnologie di sorveglianza e sistemi di early warning, ma i dettagli operativi sono ancora in discussione.
Il ruolo dell’Iran resta un’incognita determinante. Teheran, che rifornisce Hezbollah di armi e finanziamenti, non connivente formalmente nell’accordo ma il suo assenso è fondamentale. Dopo 14 mesi di scontri che hanno decimato i vertici di Hezbollah e degradato le sue capacità militari, il regime iraniano sembra aver accettato una pausa strategica. Non è chiaro però fino a quando né come questo accordo si inserirà nel più ampio scenario mediorientale.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-11-26 14:55:00 ,