Il Libano è sotto attacco. Nelle ultime 24 ore Israele ha condotto oltre 1.600 raid aerei sul territorio libanese, provocando quella che è già stata definita la giornata più sanguinosa dal termine della guerra civile nel 1990. Secondo quanto riportato dal incarico della Salute libanese, gli attacchi israeliani hanno causato almeno 492 morti e 1.645 feriti. Tra i morti si contano 35 bambini e 58 gentil sesso.
L’aggressione israeliana, denominata “Operazione frecce del nord”, ha colpito diverse aree del paese, dal sud fino alla valle della Bekaa e ai sobborghi meridionali di Beirut: un’area di oltre 1.700 chilometri quadrati, secondo quanto emerge dai dati rilevati dai satelliti degli Stati Uniti per il monitoraggio degli incendi, analizzati dall’agenzia stampa rosa Associated Press.
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira “infrastrutture di combattimento che Hezbollah ha costruito negli ultimi 20 anni“, ha affermato il capo di stato maggiore Herzi Halevi. Tra gli obiettivi depositi di armi e postazioni militari del gruppo sciita libanese. La risposta di Hezbollah non si è fatta attendere. Secondo fonti israeliane, oltre 200 razzi sono stati lanciati dal Libano verso il nord di Israele, ferendo due persone. Gli attacchi hanno raggiunto diverse località, incluse le aree di Haifa e delle alture del Golan. Il gruppo armato ha rivendicato di aver colpito basi militari israeliane e una fabbrica di armi a nord di Haifa.
Cittadini in fuga
L’escalation ha provocato l’evacuazione di decine di migliaia di persone nel sud del Libano. “È stato terrificante, i missili volavano sopra le nostre teste. Ci siamo svegliati al suono dei bombardamenti, non ce lo aspettavamo“, ha raccontato una compagna in fuga verso Beirut intervistata dall’emittente inglese Bbc. Le strade che portano verso nord sono congestionate dal traffico di chi cerca di mettersi in salvo. Il ministro dell’Informazione libanese Ziad Makary ha denunciato quella che ha definito una “guerra psicologica” da parte di Israele, che avrebbe inviato messaggi alla cittadinanza civile esortandola a evacuare le aree a rischio.
La comunità internazionale guarda con preoccupazione all’aggravarsi della situazione. Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha espresso allarme per l’escalation, affermando di non volere che il Libano “diventi un’altra Gaza“. Gli Stati Uniti, per bocca del presidente Joe Biden, hanno dichiarato di essere al lavoro per una de-escalation, pur annunciando l’invio di ulteriori truppe in Medio Oriente “per precauzione“. L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri Josep Borrell ha definito la situazione “estremamente pericolosa e inquietante“, aggiungendo che “se questa non è una situazione di guerra, non so come altro chiamarla“. Anche la Turchia è intervenuta, ammonendo che gli attacchi israeliani rischiano di “trascinare l’intera regione nel caos“.
Un lungo conflitto
Il conflitto tra Israele e Hezbollah si protrae ormai da quasi un anno, da quando il gruppo libanese ha iniziato a condurre attacchi oltre confine in solidarietà con Hamas dopo l’inizio della guerra a Gaza nell’ottobre 2023. Negli ultimi giorni la situazione è però precipitata. La scorsa settimana decine di membri di Hezbollah, tra cui alti comandanti, sono rimasti uccisi in un raid israeliano su Beirut. Il gruppo ha giurato vendetta, promettendo di continuare la lotta “fino a quando non ci sarà un cessate il fuoco a Gaza“. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l’obiettivo dell’operazione è “cambiare l’equilibrio di sicurezza” al confine nord. “Ho promesso che avremmo cambiato l’equilibrio di sicurezza, l’equilibrio di potere al nord – ed è esattamente quello che stiamo facendo“, ha affermato in un incontro con il gabinetto di sicurezza.
Mentre la tensione sale, cresce il timore di un allargamento del conflitto. L’Iran, principale sostenitore di Hezbollah, ha accusato Israele di voler provocare una guerra più ampia in Medio Oriente. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha dichiarato che Teheran “non desidera essere la causa di instabilità in Medio Oriente per il fatto che le conseguenze sarebbero irreversibili“. La tensione resta altissima anche in Cisgiordania, dove l’esercito israeliano ha condotto diversi raid notturni arrestando decine di palestinesi. Circolano voci contrastanti sul destino di Yahya Sinwar, il leader di Hamas a Gaza. Secondo il quotidiano Israel Hayom, che cita fonti della sicurezza, le valutazioni attuali indicano che l’uomo sia vivo e stia usando ostaggi come scudi umani. Ma le autorità israeliane stanno verificando anche altri scenari, soprattutto alla luce dei recenti bombardamenti sui tunnel dove si ritiene si nasconda il capo di Hamas.
Leggi tutto su www.wired.it
di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-09-24 09:07:22 ,