Author: Valerio Papadia
Data : 2024-11-04 12:22:00
Dominio: www.fanpage.it
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Sabato 9 novembre, in piazza Cavour, nel cuore di Napoli, è stata organizzata un’assemblea pubblica per dire basta alla dilagante violenza in città.
Santo Romano ed Emanuele Tufano
Troppe armi, soprattutto tra giovanissimi. Troppa violenza, soprattutto tra giovanissimi. E allora sabato 9 novembre, alle ore 10 in piazza Cavour a Napoli, un’assemblea pubblica è stata organizzata per dire basta, a pochi giorni di distanza dagli omicidi di Emanuele Tufano, 15enne ucciso a colpi di pistola nel cuore della città e di Santo Romano, 19 anni, ucciso anche lui a colpi di pistola all’ombra del Vesuvio, in provincia. L’iniziativa, denominata proprio “Liberiamo Napoli dalle violenze”, è stata organizzata da tante associazioni del territorio, cooperative, parrocchie, movimenti sociali e spazi culturali.
“La città metropolitana – si legge in una nota degli organizzatori – è fuori controllo. Decine e decine di ragazze e ragazzi hanno perso la vita in questi anni tra le strade della città: vite spezzate da guerre di camorra, da violenze urbane, dalla marginalità, da contesti che vanno liberati dall’ingiustizia, dalla prevaricazione e dalla sopraffazione. Armi, troppe armi. Pistole, esplosivi, armi di medio e piccolo taglio circolano tra le strade, le piazze, i vicoli e le scuole della nostra Napoli e feriscono, ammazzano, provocando dolore e morte. Armi e droghe, oltremisura facili da acquistare. Armi e droghe che finiscono nelle mani di giovani, adolescenti, bambini. Liberare Napoli dall’uso e dalla cultura delle armi è l’urgenza di questo tempo. Che necessita di una strategia politica e culturale che deve strutturarsi e radicarsi nei luoghi e nel tempo”.
“Crediamo nell’educazione come potere di relazione – si legge ancora – come possibilità di futuro, come opportunità per abbattere i muri di separazione che dividono Napoli in città diverse che convivono senza incontrarsi. Siamo consapevoli dei tanti progressi che la nostra città ha compiuto ma sentiamo l’esigenza insopprimibile di ribadire che non possiamo stare tranquilli fino a quando un bambino, un imberbe, un giovane ha meno possibilità di altri suoi coetanei perché nato in un contesto difficile che non offre alle famiglie gli strumenti per uscire dalle condizioni di marginalità, di povertà e di esclusione”.
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Valerio Papadia , 2024-11-04 12:22:00 ,