L’innovazione non è un pranzo di gala: serve sapersi porre le domande giuste, bisogna essere preparati in ogni dettaglio e non si deve avere paura di fallire per cambiare ciò che ci circonda. “L’intelligenza è un concetto sovrastimato e l’idea che ciascuno di noi venga al mondo con un certo QI misurabile in maniera univoca è superata”. Il genio, insomma, non esiste. Una provocazione che va dritta al punto: per rompere le regole bisogna studiare e lavorare sodo. Sapere è potere (Rizzoli, 191 pagine) è il saggio scritto a quattro mani da Davide Dattoli, innovatore simbolo della new economy italiana, e Claudio Uberto Cortoni, monaco eremita camaldolese e bibliotecario. All’apparenza una strana coppia, ma ad accomunare due esperienze di vita distanti è la consapevolezza che la strada verso il traguardo non è mai in discesa né priva di fatica.
Il saggio è un viaggio attraverso nove percorsi di formazione che hanno caratterizzato il passato dell’essere umano e che, ancora attualissimi, svelano le strategie per allenare il cervello all’apprendimento continuo: “Chi ha saputo reinventare il proprio campo si è prima impegnato a conoscerlo a fondo”, sottolineano gli autori che ripercorrono alcuni percorsi iconici dell’innovazione, da Isaac Newton a Elon Musk, per sottolineare l’importanza della dedizione e dell’autocritica per portare a termine percorsi dirompenti.
“Menzionare Newton e Musk potrebbe far pensare che mettere in dubbio certezze ormai acquisite appartenga esclusivamente a uomini eccezionali. Non è così. Quel continuo interrogarsi è parte della nostra cultura – si pensi a Socrate, uno dei primi intellettuali di cui abbiamo conoscenza, e al suo ‘so di non sapere’ – e della nostra natura di esseri umani”, si legge nel libro.
Una nuova idea di formazione
Solo farsi trovare preparati permetterà all’umanità di governare la tecnologia che sta cambiando il mondo a una velocità inedita, con i giovani sempre più incerti sul loro futuro e le vecchie generazioni che vedono crollare le certezze che avevano sempre considerato indiscutibili. La formazione, sottolineano Dattoli e Cortoni, è l’unica bussola capace di condurci attraverso le incertezze e costruire in sicurezza il proprio futuro senza aver paura di ChatGpt. “Al giorno d’oggi – ricorda Federico Faggin nella sua prefazione – l’accrescimento del sapere è così rapido che non è più possibile rimanere competenti con ciò che si è appreso a scuola da giovani. L’istruzione continua è una necessità per familiarizzarsi con saperi che ci permettono di mantenerci produttivi nell’ambito del nostro lavoro e di avere più tempo libero”.
Un nuovo approccio che, indicano gli autori, richiede “modelli di apprendimento molto diversi” e “proposte innovative” che devono basarsi sull’idea chiave del successo della Silicon Valley: “Il confronto”. Una nuova modalità di insegnamento che, per le istituzioni scolastiche, “ribalta la tradizionale idea di ecosistema chiuso, puntando a trasformare la scuola in un luogo aperto di continuous learning. Un modello che funziona particolarmente bene con le professioni legate al mondo del tech, dove la tradizionale università fatica a offrire le competenze giuste”.
Un percorso obbligato per chi si prepara ad affacciarsi sul mercato del lavoro: “Le aziende – concludono gli autori – sempre più chiederanno iniziativa, approccio critico, indipendenza. La figura del dirigente andrà a scomparire, perché inutile. Il lavoratore davvero qualificato non accetterà una gerarchia rigida: avrà un obiettivo e saprà raggiungerlo in collaborazione con gli altri”.
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di Michele Chicco www.wired.it 2023-04-18 04:40:00 ,