«Avevo un brutto presentimento di come sarebbe andata dopo il lockdown. La gente diceva “Andrà tutto bene”, e io invece ero estremamente pessimista. Ho sofferto molto come tutti e ho avuto la sensazione fortissima di una cosa che conoscevo e che non portava a niente di bello, contro un nemico invisibile questa volta». È con note di lucido rammarico che la senatrice a vita Liliana Segre affronta il problema del negazionismo del Coronavirus, in occasione della presentazione del libro della giornalista Myrta Merlino, Donne che sfidano la tempesta. «Io sono così vecchia adesso, ma negli anni non ho mai avuto la sensazione di avere sbagliato a stare zitta tanto tempo perché le orecchie non erano aperte per certi discorsi e non si sono aperte mai, altrimenti – domanda la senatrice a vita – come vi spieghereste che tuttora ci sono i negazionisti della Shoah, malgrado ci siano i campi da visitare, le testimonianze e gli storici?». La senatrice a vita, pur non volendo far paragoni, riscontra dei punti in comune tra i negazionisti della Shoah e quelli del virus, che «è un nemico invisibile», perché pur essendoci prove tangibili delle cose, «chi non vuole ascoltare, non ascolta».
E di punti in comune ce ne sono già parecchi. Ci sono i manifestanti di Novara contrari al vaccino e alla certificazione verde che hanno sfilato per le vie della città indossando delle pettorine a strisce verticali bianche e grigie, come i deportati nei lager nazisti. E ci sono le parole di Gianmarco Capitani che durante le protesta No Green pass a Bologna, prima definì la senatrice Segre «una donna vergognosa che ricopre un seggio che non dovrebbe avere, perché porta vergogna alla sua storia e dovrebbe sparire da dove è», dopodiché tentò di scusarsi.
Foto in copertina: ANSA/MATTEO CORNER
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Scritto da Maria Pia Mazza perwww.open.online il 2021-11-19 00:06:06 ,