un effetto collaterale del Rosatellum che pu far saltare candidati che si credevano eletti e farne subentrare altri, anche da altre regioni, scatenando reazioni a catena. Cos aumenta l’imprevedibilit per chi corre
Tutto meno che un gioco, anzi, il flipper l’incubo di ogni candidato che, in queste elezioni, non corra in un collegio blindato. un effetto che si nasconde tra le pieghe del Rosatellum, che pu scatenare effetti a catena: un minimo scarto in Piemonte pu far saltare un candidato in Calabria o premiarne uno nel Lazio. Come, appunto, una pallina dalla direzione imprevedibile che corre tra i collegi del Paese e sbatte sui listini dei candidati: tu dentro, tu fuori. Rendendo decisamente incerta la sorte dei candidati. Ma come possibile?
Riguarda solo il proporzionale
Per capirlo bisogna soffermarsi un attimo sulla legge elettorale. Il Rosatellum prevede che una parte degli eletti, circa un terzo, sia scelta in collegi uninominali: qui facile, chi prende pi voti, anche uno pi degli altri, vince ed eletto. Il resto scelto su base proporzionale: alla Camera sono 252 i deputati eletti con questo metodo su un totale di 400. Concentriamoci qui, perch solo nella parte proporzionale e soprattutto alla Camera che agisce il flipper. Il Paese diviso in circoscrizioni (28, estero escluso) a loro volta suddivise in collegi plurinominali (49) che eleggono da uno a otto deputati: qui che i partiti presentano i loro candidati, in listini bloccati da quattro nomi ciascuno. Ad esempio, la Campania divisa in due circoscrizioni, a loro volta suddivise in due collegi plurinominali ciascuno.
Dal dato nazionale a quello locale
La ripartizione dei seggi — per le liste che abbiano superato il 3%, soglia di sbarramento — avviene su base nazionale. qui ancora semplice: alla lista che in tutta Italia ottiene il 20% dei voti va circa il 20% dei seggi (circa, perch il meccanismo, in realt, con il calcolo dei quozienti e dei resti, un po’ pi complesso: spiegato in fondo, per chi vuole approfondire). Il problema si ha quando a questi seggi, conquistati dalle liste a livello nazionale, bisogna assegnare un nome. Perch le liste dei candidati sono a livello locale, si visto, nei collegi plurinominali. E quindi i voti nazionali sono proiettati a livello di circoscrizione e, poi, ancora pi nel dettaglio, a livello di collegio, dove si vede chi ce l’ha fatta e chi no nelle liste. Il problema che dal dato nazionale a quello locale le cose possono non coincidere. Cosa succede se a livello di circoscrizione (locale, quindi) il risultato non coincide con il numero di seggi che spetterebbero a quel partito su base nazionale? Succede che si toglie un seggio a quel partito che ne ha uno di troppo e si d a quell’altro che ne ha uno di meno rispetto al dato nazionale. Dove? Nella circoscrizione dove quel partito ha conquistato un seggio con il numero minore dei voti (tecnicamente, con la frazione di quoziente pi bassa) e dove l’altro partito ci andato pi vicino e non ha spuntato un seggio con il numero pi alto dei voti (il resto pi alto). Se questo scambio non possibile nella stessa circoscrizione, si pu andare a cercare in altre regioni (dove il risultato locale, ovviamente, sar per forza alterato). E siccome di questi aggiustamenti possono essercene di diversi, in diverse regioni, il risultato che inizia il balletto da un territorio a un altro. E si ha un alto livello di imprevedibilit: molto difficile per chi corre capire subito se l’avr spuntata o meno.
Un esempio
Lo spiega bene Emanuele Bracco, professore di Economia politica: Guardiamo alle elezioni del 2018 utilizzando i nuovi collegi elettorali, e proviamo a capire cosa succederebbe se, gli elettori milanesi della Lega iniziassero a virare verso Fratelli d’Italia – la sua analisi su La Voce –. Sarebbe ragionevole aspettarsi che Fratelli d’Italia veda aumentare i propri eletti a Milano a discapito della Lega. E invece no, proprio perch parte il flipper: Se 15.000 leghisti milanesi cambiassero idea e votassero Fratelli d’Italia, Fratelli d’Italia otterrebbe un seggio in pi a Cagliari togliendolo a Forza Italia (i cui voti sono rimasti invariati). Forza Italia guadagnerebbe per un seggio in Basilicata, togliendolo alla Lega. Insomma, un flusso elettorale tutto lombardo arriverebbe a travolgere seggi tra Cagliari e Potenza colpendo per sbaglio anche un povero forzista sardo, che ha dovuto lasciare il suo posto a un collega lucano senza che i voti del suo partito siano cambiati n in Sardegna, n in Basilicata.
Vassallo: Complesso, ma inevitabile
Pu sembrare un paradosso — il commento di Salvatore Vassallo, professore di Scienza politica che dirige l’Istituo Cattaneo —. Ma un tentativo, per quanto arzigogolato, di combinare due esigenze: quella di un proporzionale su base nazionale; e l’altra, quella del numero di seggi spettanti a ciascun territorio in rapporto alla cittadinanza. Questi due principi prima o poi entrano in collisione: Bisogna decidere quale dei due prevale. E hanno scelto il principio della proporzionalit a livello nazionale. Certo, con buona pace di un candidato che si trova il seggio sottratto a vantaggio di un altra lista che, in quel collegio, ha fatto peggio: Sarebbe preferibile, per rendere tutto pi chiaro, che i seggi fossero assegnati circoscrizione per circoscrizione, a livello di collegio – continua Vassallo —. Ma a quel punto non avremmo un sistema proporzionale, si creerebbero delle soglie di fatto, cos come si verifica al Senato, dove l’elezione su base regionale. E come si verifica in Spagna, dove si vota in collegi plurinominali. Siccome il sistema ha gi una componente maggioritaria, chi l’ha pensata ha ritenuto che una componente maggioritaria dovesse essere al massimo rispettosa delle preferenze espresse a livello nazionale col proporzionale. Ma, conclude il direttore del Cattaneo, sui sistemi elettorali si scaricano aspettative non soddisfatte o degli attori politici o degli elettori. Gli stessi leader politici accusavano nel 2018 il Rosatellum di essere troppo proporzionale, quando non ne risultata alcuna coalizione vincente, oggi pare troppo maggioritaria: ne sia prova il dibattito sulla necessit di alleanze per non lasciare tutti i collegi al centrodestra.
Quoziente e resti (ATTENZIONE: solo per maniaci del tema)
Tutto questo avviene attraverso un meccanismo chiamato dei quozienti e dei resti. Che significa? il meccanismo con cui si traducono i voti in seggi. Funziona cos. Immaginiamo un collegio con 100 elettori, tre liste (Rossa, Bianca e Blu) e 5 seggi disponibili. Qui i Rossi ottengono 52 voti, i Bianchi 28, i Blu 20. Il quoziente elettorale prevede che un seggio scatti ogni 20 voti (la formula : 100 elettori/5 seggi). A questo punto si dividono i voti di ciascuna lista per il quoziente: i Rossi avranno 2 seggi, i Bianchi 1, i Blu 1. Sono stati assegnati 4 seggi, ne manca uno. A chi va? A chi ha il resto pi alto, cio ai Rossi (ai quali avanzano 12 voti non utilizzati, contro gli 8 dei Bianchi e zero dei Blu). Questo meccanismo serve a calcolare, una prima volta, la ripartizione dei seggi tra i partiti a livello nazionale. Poi si ripete a livello locale. il sistema dei resti che alimenta il flipper, quando non coincidono i seggi locali al calcolo nazionale. Quando si trovano seggi eccedenti — cio quando una lista a livello locale ha pi seggi di quelli che le spetterebbero a livello locale — si tolgono l dove sono stati eletti con il resto pi basso e si danno l dove la lista deficitaria ha invece il resto pi alto che non stato utilizzato per ottenere uno scranno. Nel caso in cui non sia possibile fare riferimento alla medesima circoscrizione, precisa la legge, si va a cercare altrove. E il flipper servito.
25 agosto 2022 (modifica il 26 agosto 2022 | 07:50)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi la notizia su: Corriere.it – Politica
LEGGI TUTTO
Renato Benedetto , 2022-08-26 06:00:42 ,