Nell’epoca dell’intelligenza artificiale può succedere di tutto, compreso essere licenziati da un algoritmo. Proprio della tecnologia del momento potrebbe servirsi infatti Bp, multinazionale petrolifera, per tagliare 7.700 tra dipendenti e appaltatori, una cifra che corrisponde al 5% della forza lavoro del colosso britannico del petrolio. La notizia è stata riportata dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore, che cita dichiarazioni dell’azienda.
La decisione di procedere ai tagli è stata comunicata attraverso una nota inviata ai dipendenti direttamente dall’amministratore delegato della società londinese Murray Auchincloss ed è parte di un piano di riduzione dei costi da due miliardi di dollari reso noto dallo stesso ad di quella che Enrico Mattei aveva inserito fra le “sette sorelle”, locuzione con cui definì le compagnie petrolifere mondiali che dominarono il mercato della produzione petrolifera mondiale dal secondo dopoguerra alla crisi del 1973.
Oggi Bp, così come le altre big globali del petrolio, è alle prese con i costi e le conseguenze della transizione energetica e con le richieste normative legate all’abbassamento delle emissioni di anidride carbonica. Per aggredire tali sfide, una delle soluzioni individuate da Auchincloss sin dal suo insediamento, quando era stato chiamato a sostituire l’irlandese Bernard Looney con un incarico ad interim a settembre 2023 e con delega definitiva da gennaio 2024, è stata proprio ricorrere al ridimensionamento del numero delle persone a libro paga.
Non solo. Il colosso inglese sta abbandonando i propri progetti rinnovabili e sostenibili, che sarebbero stati indicati tra le cause della necessità di un piano di ridimensionamento. Nel dettaglio, la società ha bloccato lo sviluppo del carburante a idrogeno e di quello sostenibile per l’aviazione (Saf) e sta riducendo i propri sforzi relativamente ai parchi eolici. Alcuni dei licenziamenti avverranno, inoltre, in società oggetto di acquisizioni che hanno appesantito non poco il libro paga del gruppo. Si pensi, per esempio, a quella di TravelCenters, una delle maggiori società di punti ristoro e servizi autostradali degli Stati Uniti, che da sola conta circa 20mila lavoratori.
I diritti
Il tema dell’impiego dell’intelligenza artificiale per un numero mezzaluna di pratiche aziendali e amministrative si è riproposto più volte nel corso di questi anni. Siamo al crocevia tra ambiti diversi, un orizzonte in buona parte inesplorato che apre un nuovo capitolo del grande libro dei diritti e della loro convivenza della tecnologia del momento. Diversi gli interrogativi: per esempio, può davvero un algoritmo dare risposte riguardo a quanto una persona sia utile per la crescita di un’azienda? Può essere più analitico dell’esperienza di un dirigente? Valutazioni importanti, che possono avere un impatto devastante sulla vita delle persone, e contro cui spesso è difficile fare appello. Anche perché l’intelligenza artificiale di intelligente ha ben poco: è, piuttosto, una serie di correlazioni statistiche tracciate sulla scorta di un “allenamento” a base di dati. E dentro la black box, la scatola nera della AI, nessuno è in grado di guardare, neanche gli stessi sviluppatori: insomma, una volta avviato il sistema, non si sa come ragioni. L’esperienza di questi anni ha dimostrato come questa tecnologia sia soggetta a bias ed errori di valutazione, e che è sempre necessaria la supervisione dell’uomo.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2025-01-17 14:13:00 ,