Se ci fosse lo “scudetto degli stranieri”, lo vincerebbe l’Udinese: il club friulano stacca tutti in questa speciale classifica che piace poco alla Figc, preoccupata per le sue Nazionali e i vivai, e al sindacato calciatori. Una battaglia persa, l’invasione straniera aumenta sempre più. L’Udinese in campionato ha l’86,92 % di presenze degli stranieri ( e l’84,79 % di minutaggio). Di italiani se ne vedono raramente in campo, soprattutto in alcuni ruoli chiave. Seguono ad un passo Milan e Bologna, poi Torino, Genoa, Salernitana, Atalanta, Lecce, Napoli, eccetera. Su venti club in serie A soltanto quattro scendono sotto quota 50 % (presenze e minutaggio) di calciatori stranieri, cioè in campo hanno più italiani: si tratta di Frosinone, Empoli, Cagliari e Monza. Curioso, il Monza ha solo il 23,64% di minutaggio di stranieri.
L’ad e senatore di Forza Italia, Adriano Galliani, preferisce affidarsi agli italiani, magari giovani: eppure quando era il Milan, e vinceva tutto, aveva fior di campioni che venivano dall’estero, basta ricordare Gullit e Van Basten. Ma adesso, in realtà si vedono tanti, troppi stranieri, che non solo valgono pochino ma tolgono spazio ai giovani italiani.
I dati dell’Aic, sindacato calciatori, sono allarmanti: di calciatori selezionabili per le Nazionali se ne vedono sempre meno in campo. I club italiani, spiega l’Aic, hanno impiegato (dall’inizio della stagione al 30-11- 2023) i calciatori italiani “selezionabili” solo per il 36 % dei minuti in campionato e per il 32% nelle Coppe europee. Altro dato che preoccupa in prospettiva futura: in campionato, in un range di età under 21, i calciatori italiani hanno disputato un numero di minuti inferiori ai pari età stranieri. Basta pensare che la scorsa stagione il Lecce ha vinto il campionato Primavera e aveva in campo solo stranieri. Molti club pensano soltanto a far mercato: una volta “pescavano” i giovani italiani in serie B e C e li facevano crescere, ora comprano all’estero e rivendono.
Solo in un range over 35 sono stati impiegati in campionato quest’anno più italiani che stranieri. Il motivo? Forse una questione di puro mercato per giocatori ormai verso fine carriera . Nessuna intenzione di cambiare rotta da parte delle società, anzi. Nelle Coppe Europee nessuno dei sette club italiani in campo questa stagione ha impiegato calciatori italiani almeno per la metà dei minuti disponibili. Il Milan ha fatto registrare il 90 % dei minuti disputati da stranieri. Solo la Fiorentina ha impiegato il 43,5 % dei calciatori italiani (minuti giocati, dati aggiornati a dicembre ’23). La Lazio un numero leggermente inferiore (42,45%). Ben vengano gli stranieri se sono bravi e fanno crescere il nostro calcio. Ma volte arrivano anche calciatori improponibili che poi finiscono in fretta nel dimenticatoio. L’alibi di molti manager è che gli italiani costano di più.
Ma adesso per volere di Salvini è stato bloccato il Decreto Crescita che consente ai club di risparmiare sul fisco per i giocatori che vengono dall’estero. In questo mercato di riparazione non è stato utilizzato: ma i club non si arrendono, e su questo fronte sono tutti compatti, anche quelli medio-piccoli che ne avrebbero un minimo vantaggio. Si vedrà se per il mercato estivo arriverà un emendamento: se ne sta occupando soprattutto il senatore Claudio Lotito, ormai paladino degli altri club di serie A (e pensare che alcuni prima gli facevano la guerra…). In consiglio federale non mancano i battibecchi fra il patron della Lazio e Umberto Calcagno, presidente Aic e vicario di Gravina, preoccupato per la (brutta) fine che rischiano di fare i vivai italiani.