La trasmissibilità della variante Omicron è più elevata, ma i casi registrati al momento sono per lo più di lieve entità. E, nonostante lo studio della nuova mutazione del Covid richieda ancora alcune settimane, tutto lascia pensare che i vaccini attualmente in uso possano arginarla, specie con un’alta percentuale di richiami. Così Anna Teresa Palamara, capo del dipartimento malattie infettive dell’Iss, parla della nuova variante Omicron. «Al momento i casi che si sono registrati sembrano per lo più caratterizzati da sintomi lievi, ma per ora non disponiamo di elementi tali da fare previsioni sulla sua patogenicità. Tutti i virus tendono ad adattarsi al loro ospite, ma non possiamo sapere quando questo avverrà, serve tempo e studio per capire», ha detto in una intervista a La Stampa.
«Nei nostri laboratori stiamo attivamente cercando di studiare la variante. Per saperne di più occorreranno ancora settimane. I dati sudafricani che abbiamo potuto esaminare ci dicono che la sua trasmissibilità è oggettivamente più alta», dice Palamara. «Questo probabilmente è in relazione al fatto che le mutazioni si concentrano in modo particolare sul sito della proteina spike che si lega al recettore presente sulla membrana della cellula rendendo più efficiente l’infezione». Questo però, aggiunge, «significa solo che il virus è più trasmissibile, non ci dice nulla sulla sua aggressività. I dati definitivi non sono ancora disponibili ma quello che sappiamo ci fa ben sperare. Anche le informazioni che ci arrivano dal Sudafrica convergono nel dire che i contagiati da Omicron sono per lo più asintomatici o con forme non gravi di malattia».
Parlando dei vaccini, Palamara chiarisce che «si sono dimostrati efficaci contro tutte le varianti e per ora nulla fa pensare che non sia così anche per Omicron. Sappiamo che dopo un certo arco di tempo la loro efficacia rispetto al rischio di contagio tende a diminuire. Ma ci proteggono ancora in percentuali alte dal pericolo di andare incontro a forme gravi di malattia. Questo deve darci tranquillità, spingerci a vaccinarci e fare il booster». «Mantenendo elevata la risposta immunitaria con i richiami», conclude il capo del dipartimento malattie infettive dell’Iss, «credo che possano conservare la loro efficacia anche contro questa variante».
Leggi anche:
Source link
Scritto da Redazione perwww.open.online il 2021-12-01 06:02:31 ,