Per dieci anni Eric Garcetti è stato il sindaco della città delle macchine e delle autostrade urbane. Los Angeles, con i suoi 13 milioni gli abitanti sparsi su 12mila chilometri quadrati, è una delle ultime che viene in mente quando si parla di metropoli a misura d’uomo. In realtà il paradosso è apparente in una certa misura. Los Angeles è un arcipelago di centri urbani collegati fra loro e alcuni di questi hanno già una loro dimensione diversa rispetto all’insieme, nel quale vivere senza un veicolo sembra impossibile. Lo stesso centro, Downtown, è passato dall’essere un’area poco ambita e decisamente pericolosa di sera, al nuovo fiore all’occhiello del municipio. Strano miscuglio tra i grattacieli pieni di uffici e la vecchia Broadway, la strada dei teatri che dai fasti degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta era pian piano caduta nel degrado. Oggi scintilla di nuovo, anche se parzialmente, e Downtown è tornata ad essere luogo ambito. Sono stati costruiti nuovi edifici abitativi, aperti negozi, locali, ristoranti, cinema. Le tracce del passato ci sono ancora tutte, ci sono però anche quelle di un presente diverso e del futuro immaginato da Garcetti. Nato nel 1971, lontane origini italiane da un lato, ebree centro europee dall’alto, salito in carica nel 2013 quando aveva 40 anni, è stato definito come un “progressista pragmatico”. Lascia però a Karen Ruth Bass, democratica anche lei e che da questo mese gli succede come prima cittadina oltre che prima donna sindaco di Los Angeles, un piano che più che pragmatico ha dei tratti visionari.
Ha cercato davvero di trasformare Los Angeles in una città da 15 minuti?
“Mi accontenterei di una città da 20 minuti ad esser sincero”, scherza Garcetti. “Eppure già oggi in tante parti di Los Angeles ci sono molti se non tutti i servizi necessari così che non si debba per forza salire in auto”.
Molte aree ma non tutte. Ed è una metropoli immensa, dieci volte Roma.
“Certo, serviranno anni prima di avere tutto a portata di mano ovunque. Los Angeles un tempo aveva il miglior sistema di trasporto pubblico degli Stati Uniti, prima di trasformarsi nell’icona della città fatta per le auto. Il Comune ha intenzione di fare marcia indietro con la costruzione di quindici linee della metropolitana sfruttando gli investimenti per le olimpiadi 2028. Non c’è città americana che abbia un piano così vasto e imponente. E vorrei che diventasse una rete gratuita e accessibile a chiunque”.
Trasporto pubblico capillare a Los Angeles e per di più gratuito?
“Spero che verrà portato avanti come progetto dal prossimo sindaco. Ma è solo un tassello. Nei decenni passati uffici, abitazioni, industria, intrattenimento, sono stati separati e messi in zone differenti. Noi invece abbiamo lavorato per tornare ad una città organica, fra l’altro dando un forte impulso all’edilizia popolare”.
Parlava di tasselli e ne ha nominati due, il trasporto e la maggiore integrazione fra i vari servizi nelle aree della città, quali sono gli altri?
“Uno è la tecnologia. Los Angeles si candida ad essere la capitale mondiale dell’innovazione nel campo dei trasporti. Per la verità non è una vocazione nuova. Per le Olimpiadi del 1984 venne costruito l’Automated Traffic Surveillance and Control (Atsac). Sincronizza fra loro i 4400 semafori della città per rendere più scorrevole il traffico. Sistema poi ampliato da 20mila diversi sensori, 500 videocamere e la raccolta dei dati sulla viabilità in forma aperta e accessibile a tutti gli organi comunali. Oltre alla guida autonoma e ai taxi volanti, abbiamo aperto le porte alla sperimentazione del trasporto merci attraverso i droni. Non sappiamo quale tecnologia funzionerà davvero in futuro. Forse l’idrogeno, forse le batterie, vedremo. Sappiamo però che se non si dà modo di sperimentare è difficile trovare delle soluzioni. Per questo abbiamo creato lo Urban mobility lab. Alle startup offriamo uffici dove lavorare, una zona dell’aeroporto per testare le soluzioni in ambiente protetto, oltre alle risorse che vengono dalle nostre università. E se vuoi provare un veicolo o una soluzione all’avanguardia, garantiamo lo spazio per farlo in una vera città. Perfino i tunnel sotterranei costruiti da Elon Musk li abbiamo accettati senza battere ciglio”.
Los Angeles è una città con forti diseguaglianze, zone di estrema povertà e altre di incredibile ricchezza. Anche questo ha a che fare con l’ambiente e le emissioni.
“È un grosso problema che purtroppo vale per parecchie città statunitensi. E più costruiamo autostrade, più le persone meno solide economicamente vengono spinte verso i margini, verso la periferia dei centri urbani e dovranno fare sempre più strada per andare a lavoro, sprecando tempo e inquinando. Recuperiamo una zona come Downtown e ovviamente diventa più appetibile e quindi più cara, di conseguenza il rischio è che chi abitava lì prima, sia a quel punto costretto a trasferirsi. Il trasporto pubblico di certo aiuta, specie se gratuito, ad abbattere le emissioni e a ridurre le spese di chi ha meno. Ma serve anche progettare una politica di alloggi popolari e non più costruiti in ghetti ma diffusi nella città. In fondo, l’integrazione di servizi dei quali parlavamo prima e l’evitare che ci siano aree con una sola forte specializzazione, è alla base del concetto della città da 15 minuti. Serve la medesima filosofia da applicare nel campo dell’edilizia. Bisogna evitare concentrazioni in un senso o nell’altro. Se si vuole davvero realizzare una società più equa e sostenibile”.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-09 12:14:39 ,
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Il post dal titolo: Los Angeles, la megalopoli cambiata in 10 anni scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-12-09 12:14:39 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue