Dopo essere stato avvistato in un McDonald’s di Altoona, Pennsylvania, il 9 dicembre è stato arrestato Luigi Mangione, sospettato di essere l’autore dell’omicidio a sangue freddo di Brian Thompson, il ceo della compagnia assicurativa United Healthcare, avvenuto lo scorso 4 dicembre a New York. Fin dai primi momenti dopo l’assassinio, sul web si erano scatenate reazioni contrastanti, con molti utenti che in qualche modo ironizzavano o celebravano quello che era considerato un atto di protesta e resistenza contro il sistema delle assicurazioni sanitarie americane, e in particolare di United Healthcare, spesso accusate di badare solo al profitto a scapito del risarcimento legale dei malati. È dovuto pure intervenire il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, ribadendo la contrarietà a questo tipo di celebrazione eroica: “Non si uccidono le persone a sangue freddo per risolvere problemi di politica”, ha affermato: “In qualche angolo oscuro l’assassino è celebrato come un eroe. Ascoltatemi: non è un eroe. Il vero eroe è la persona che ha chiamato la polizia”.
L’ira social contro McDonald’s e gli hashtag
Proprio la pagina Google del McDonald’s di Altoona, tuttavia, è stata presa di mira da recensioni negative, che esaltavano la figura di Mangione e se la prendevano invece con il garzone che ha avvertito le autorità (qualcuno scomodava addirittura la definizione di “traditore della classe”). Lo stesso motore di inchiesta ha dovuto bloccare questo tipo di recensioni d’esaltazione. In generale Luigi Mangione stesso sta assurgendo online come un simbolo della resistenza proletaria contro lo strapotere degli interessi finanziari: il suo profilo su Instagram, @luigi.from.fiji, aveva raggiunto 21,5mila follower nelle ore dopo il suo arresto, prima di risultare al momento introvabile.
Stesso successo per il suo profilo su X/Twitter @PepMangione (attualmente a oltre 279mila utenti) e sullo stesso social si sta diffondendo anche l’hashtag #FreeLuigi, popolato di commenti che lo definiscono come “one of the brightest minds of our generation” (una delle menti più brillanti della nostra generazione, citando il poeta beat Allen Ginsberg) e che addirittura lo paragonano a Nelson Mandela, in quanto figura ingiustamente incarcerata. Stanno spuntando anche delle petizioni e delle raccolte fondi online per pagargli le spese legali (la popolare piattaforma GoFundMe pare aver bloccato iniziative di questo tipo, che invece sono presenti su alternative come GiveSendGo, raccogliendo già oltre 5mila dollari).
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di Paolo Armelli www.wired.it 2024-12-10 09:37:00 ,