Un tweet che in poche ore ha fatto il giro del mondo. «Secondo le informazioni preliminari, soggette a ulteriori conferme, Lukashenko è stato trasportato d’urgenza al Moscow’s Central Clinical Hospital dopo il suo incontro a porte chiuse con Putin». A scriverlo Valery Tsepkalo, diplomatico bielorusso e oppositore del presidente Alexander Lukashenko. Ma chi è Tsepkalo? E perché la sua indiscrezione, che al momento resta non confermata, ha aperto il giallo sul possibile avvelenamento?
Nel frattempo, dopo le voci sul suo stato di salute, Lukashenko è riapparso con un messaggio, pubblicato dal suo servizio stampa e diffuso dalla Tass, in cui fa gli auguri al leader dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e a tutti gli azeri in occasione della festa nazionale del Paese, il Giorno dell’Indipendenza. «Sono profondamente convinto che il partenariato strategico tra Minsk e Baku, che si basa sull’interesse reciproco e su legami tradizionalmente amichevoli e di fiducia, continuerà a rafforzarsi, acquisendo nuove forme e direzioni», scrive.
Chi è Tsepkalo, l’oppositore di Lukashenko
Tsepkalo, 58 anni, è un politico bielorusso. Dopo essersi diplomato all’Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca e aver prestato servizio presso l’Ambasciata dell’Unione Sovietica in Finlandia, è entrato a far parte dello staff del ministero degli Affari Esteri del paese. Successivamente è diventato consigliere per le relazioni politiche ed economiche estere del presidente del parlamento Stanislav Shushkevich e poi consigliere senior del segretario generale della Comunità degli Stati indipendenti. A 29 anni, nel 1994 guidò la campagna presidenziale di Alexander Lukashenko e in seguito assunse la carica di primo vice ministro degli Affari Esteri. Dal 1997 al 2002 è stato ambasciatore della Bielorussia negli Stati Uniti e in Messico. Nel 2005-2006 è stato inviato plenipotenziario presidenziale al Parlamento. Valery Tsepkalo è considerato uno degli artefici dell’unico successo economico significativo del Paese: nel 2005 ha fondato il Belarus High Technologies Park (HTP) e lo ha guidato fino al 2017 creando il più grande cluster IT dell’Europa centrale e orientale.
Nel maggio 2020, ha puntato dritto alla presidenza candidandosi alle elezioni: divenne così uno dei principali sfidanti del presidente bielorusso Alexander Lukashenko. Il 24 luglio 2020, Valery Tsepkalo è fuggito in Russia con i suoi figli dopo aver ricevuto una soffiata secondo cui il suo arresto era imminente e le autorità erano pronte a privarlo dei diritti dei genitori.
La condanna
Il 7 aprile 2023, Valery Tsepkalo è stato condannato a 17 anni in una colonia penale di massima sicurezza. Un tribunale di Minsk lo ha processato in contumacia. Le accuse contro di lui includevano nove diversi tipi di reato, tra cui la volonta di provocare un colpo di stato e la creazione e il finanziamento di un’organizzazione estremista e diffamatoria dell’attuale presidente. Tsepkalo aveva programmato di candidarsi alla presidenza della Bielorussia nel 2020. Quando l’autorità elettorale ha rifiutato di registrarlo come candidato, ha lasciato il Paese, temendo l’arresto. La moglie di Tsepkalo, Veronika Tsepkalo, ha quindi formato un “triumvirato di donne” insieme alle politiche Sviatlana Tsikhanouskaya e Maria Kalesnikava. Dopo il fallimento delle elezioni, Tsikhanouskaya è stata costretta a lasciare il paese e Kalesnikava è stata arrestata e successivamente incarcerata. All’inizio di quest’anno, un tribunale bielorusso ha condannato Tsikhanouskaya a 15 anni, sempre in contumacia.
Cosa ha detto Tsepkalo
«Secondo le informazioni preliminari, soggette a ulteriori conferme, Lukashenko è stato trasportato d’urgenza al Moscow’s Central Clinical Hospital dopo il suo incontro a porte chiuse con Putin. I principali specialisti sono stati mobilitati per affrontare le sue condizioni critiche» spiega Tsepkalo. Fedele alleato del presidente russo Vladimir Putin, Lukashenko, 68 anni, era riapparso in pubblico il 15 maggio dopo un’assenza di quasi una settimana e dopo aver disertato la cerimonia del giorno della bandiera per la prima volta da quando ha assunto la più alta carica dello Stato dell’ex repubblica sovietica, 29 anni fa. La sua apparizione, con una vistosa fascia al braccio, non aveva smorzato i dubbi di chi credeva fosse gravemente malato o, addirittura, che fosse stato avvelenato. Alcuni pensavano che fosse stato proprio il Cremlino a tentare di uccidere il satrapo di Putin. Ipotesi che si ritrovano nelle parole di Tsepkalo, che su Twitter scrive che nell’ospedale dov’è ricoverato «sono state condotte procedure di purificazione del sangue» e che «gli sforzi orchestrati per salvare il dittatore bielorusso mirano a dissipare le speculazioni sul presunto coinvolgimento del Cremlino nel suo avvelenamento». In ogni caso, le condizioni di Lukashenko sarebbero state ritenute «talmente gravi da sconsigliare il trasferimento» e l’opposizione bielorussa vuole tenersi pronta nel caso il dittatore dovesse venire a mancare. Per questo Tsekpalo, in qualità di rappresentante del Forum democratico della Repubblica di Bielorussia, esorta «vivamente i leader occidentali a convocare nei prossimi giorni una sessione strategica per discutere dell’iniziativa ‘Elezioni’ e di altre misure da intraprendere per garantire il periodo di transizione» perché «lo svolgimento delle elezioni in un momento così critico non solo aiuterà a ripristinare la legge e l’ordine nella futura Bielorussia, ma getterà anche le basi per stabilizzare la situazione ai confini dell’Unione Europea e del mondo».
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www.ilmessaggero.it
2023-05-28 08:44:16 ,