L’ultima innocenza di Emiliano Morreale

L’ultima innocenza di Emiliano Morreale

L’ultima innocenza di Emiliano Morreale

Sulla copertina di L’ultima innocenza di Emiliano Morreale (Premio Campiello Opera Prima 2023), l’editore Sellerio ha scelto di inserire un’immagine iconica: si tratta di un fotogramma tratto da Magnifica ossessione, film drammatico del 1954 per la regia di Douglas Sirk. 

Quella di Morreale è una magnifica ossessione a tutti gli effetti e l’io narrante del libro spesse volte ricalca l’io reale dell’autore. Uno che negli anni si è contraddistinto per il suo lavoro come docente universitario e critico cinematografico per le principali testate nazionali. Un vero e proprio «mangiatore di film», per dirla con Enzo Ungari. 

La mia magnifica ossessione fu anche un programma storico andato in onda negli anni ’80 su Rai 3. Vere e proprie maratone cinematografiche curate da un altro genio della critica di settore, Enrico Ghezzi (assieme a Irene Bignardi e Marco Melani).

E se nella maratona ideata da Ghezzi si alternavano per tutta la notte pellicole di Rossellini, Ioseliani, Wenders, Dreyer o Bergman, l’Olimpo di Morreale ha una caratura più terrena. E là dove l’onirico si trasforma in grottesco, L’ultima innocenza diventa un diario in cui emergono personaggi talmente assurdi da essere tremendamente reali. 

Come il figlio del boss di Cosa Nostra che, mentre il padre macchiava di sangue le strade di Palermo, si ostinava a girare film memorabili soltanto per la loro bruttezza. 

O come quell’ebreo omosessuale arrivato in Italia nel secondo Dopoguerra che, grazie alle sue doti affabulatorie, riesce a fingendosi principe in esilio e a costruirsi una vita da star nella Cinecittà dei grandi peplum.

Non è un caso allora che il primo racconto del libro parta dalle periferie di Palermo e da quel cinema Lubitsch fondato da Paolo Greco assieme a Franco Maresco e Daniele Ciprì. I personaggi riscoperti da Morreale sembrano un po’ quelli di Hollywood sul Tevere di Giuseppe Sansonna (libro uscito qualche anno fa per Minimum Fax), un po’ i personaggi di Ciprì-Maresco quando si divertivano con la loro Cinico Tv. 

Perché il cinema, si sa, è un’illusione. Ma è la voglia di continuare a credergli ad ogni occasione che ci spinge a preservare in noi quella necessaria ultima innocenza. Pure quando ci racconta personaggi troppo reali per essere veri.    

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di Gianluca Vignola
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2023-11-01 16:37:57 ,

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